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Isabel

È stato carino ricevere i biscotti con il biglietto di scuse da Blanca. Quelle parole mi hanno ferita, ma infondo la capisco. Questo non è un luogo dove ci si diverte e si fa amicizia. In carcere non puoi trovare brave persone. Ma lei è diversa. Io e lei siamo l'opposto, ma alla fine abbiamo una cosa in comune. Questo posto non fa per noi. Rubare non è un crimine. Anche io da piccola ho rubato un chupa chups al supermercato.
Noi siamo delle brave persone e meritiamo di uscire.

Dopo aver mangiato i biscotti, scendo giù dal letto e mi siedo alla piccola scrivania. Voglio esercitarmi con gli origami.
<<Novità dall'avvocato?>> la voce di Blanca, mi spaventa.
<<Pensavo stessi dormendo, mi hai spaventata>>
<<Mi sono svegliata adesso...>>
<<La polizia ha rintracciato una ragazza con della droga in casa. L'avvocato mi ha mostrato la sua foto, ma non era lei>>
<<Mi dispiace>>
<<Temo che non la troveranno mai>> dico con le lacrime che minacciano di uscire, ma ingoio il nodo in gola e resisto.
<<La troveranno. Non può averla inghiottita la terra>> sorrido e continuo a piegare il foglio, creando l'uccellino che ho fatto la prima volta. Sembra essere venuto meglio. Lo metto affianco al primo e mi ritengo più che soddisfatta.
<<Quando uscirò da qui, ormai sarò diventata un'artista>> dico vantandomi.
<<Ci vuole molta più pratica per diventarlo. Mia nonna lo era. Nessuno realizzava origami più belli dei suoi>>
<<Torni mai in Giappone?>> chiedo contenta che stiamo intraprendendo un discorso. Temevo che dopo quel "litigio" non mi avrebbe più rivolto la parola.
<<L'ultima volta che ci sono stata è quando è morta mia nonna. Avevo 12 anni. Da lì non ci sono più tornata>>
<<Rivedere quei luoghi ti farebbe stare male, giusto?>>
<<Forse all'inizio, ma ora sono passati tanti anni. Mi piacerebbe ritornarci. Vorrei tanto poter vincere alla lotteria e partire all'istante per Tokyo e non tornare mai più>>
<<Posso chiederti una cosa?>> so di essere troppo invadente, ma sono troppo curiosa di sapere tutto di lei.
Lei annuisce, così vado avanti.
<<Perché la tua famiglia non ti accetta? È perché rubi?>>
Lei mi guarda aggrottando le sopracciglia.
<<No. Questo a loro non importa>>
<<E allora perché?>>
<<Davvero non l'hai capito?>>
Questa volta sono io ad aggrottare le sopracciglia.
<<Perché sono omosessuale>>
Oh. In realtà questo dubbio mi era sorto quando l'altra sera si era avvicinata troppo.
E quando me ne sono scappata in bagno lei è andata via ed è tornata fatta. Il mio rifiuto l'ha ferita. Quindi lei è attratta da me. Ma ieri mi ha detto che non possiamo essere niente, nemmeno amiche. Non capisco.
<<Ed è per questo che vado a rubare, così posso stare lontano dalla mia famiglia>>
<<Io ti piaccio?>> chiedo di getto.
Lei si irrigidisce e vedo le sue guance colorarsi di rosa.
<<Non volevo importunarti l'altra sera. Non so che mi è preso, davvero scusami. Non so nemmeno se sei fidanzata>>
<<Non sono mai stata fidanzata. Non ho mai provato attrazione per nessuno>> confesso sentendo quella strana sensazione allo stomaco.
<<Capisco. È normale...>>
<<No, non è normale non aver mai avuto una relazione a 26 anni>>
<<Io ne ho 27 e ho scoperto di essere omosessuale solo 3 anni fa>>
<<E come l'hai capito?>>
<<Avevo una migliore amica. La conoscevo dalle elementari, eravamo così legate, come se fossimo sorelle. Quando eravamo al liceo e lei si fidanzava con i ragazzi più carini della scuola, io ero gelosa. Ma a quei tempi non ci facevo caso. Non capivo perché ero gelosa. Poi all'ultimo anno di università ha conosciuto un uomo e quando mi ha detto che si sposava, sono impazzita. Avevo paura di perderla, così al suo addio al nubilato, ci siamo ubriacate e l'ho baciata. Lei si è infuriata. E quando le ho detto che l'amavo mi ha sbattuto fuori dalla sua vita. Ora è sposata ed è incinta e quando mi vede per strada si gira dall'altra parte.>>
Rimango scioccata dal suo racconto. Deve aver sofferto molto.
<<È terribile...>> dico non avendo parole.
<<Quindi capisco se ti ho turbata quella sera>>
<<Non è colpa tua. In realtà sono io che non ci sto capendo niente...>> sussurro avvicinandomi a lei.
<<Che vuoi dire?>>
<<Da quando sono qua dentro, mi sento strana. Ho come un buco allo stomaco e il cuore batte forte. E non è paura>> dico piano, prendendole la mano e appoggiandola sul mio petto.
<<Lo senti? Ho paura che possa uscire da un momento all'altro>>
<<E che cos'è?>> sussurra avvicinandosi.
<<È la tua presenza. Quando parlo con te, quando sei vicina a me, quando mi guardi, mi succede questo. Non mi era mai successo prima>>
<<E questo ti spaventa?>> il suo viso è sempre più vicino.
<<Un po'. Ma come ho detto, non ho paura>>
<<Ti fidi di me?>>
<<Sì...>> pronuncio in un sussurro smorzato, il mio respiro si interrompe e in quel momento le nostre labbra si incontrano. Il suo tocco è così leggero come se avesse paura di farmi male.
La attiro a me e approfondisco il bacio.
È qualcosa di veramente unico. Il suo sapore è così dolce e allo stesso tempo forte. Sa di vaniglia e di tabacco. O forse liquirizia.
Le sue mani mi accarezzano la schiena e io affondo le mani tra i suoi capelli.
Quel momento magico sembra durare un'infinità, finché non viene interrotto da un rumore assordante.
Ci stacchiamo e vediamo Felipe che sbatte il bastone di legno sulle sbarre della nostra cella.
<<Fatele a casa vostra queste cose. Qui sono proibite le effusioni>>
<<Ma questa è casa nostra, finché non ci liberano... Perciò se non ti piace, puoi girarti dall'altra parte>> dice Blanca e lui sbuffando fa come gli dice.
Scoppiamo a ridere.
<<Non ci credo che l'hai detto>>
<<Ormai siamo diventati amici>> dice facendomi l'occhiolino.
Ricominciamo a baciarci facendo meno rumore possibile. Qui nessuno può giudicarci.

You stole my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora