7. Shannon

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Sono tre notti che non chiudo occhio.

Nemmeno la doppia dose di Xanax che ho ingurgitato ieri sera sembra aver sortito l'effetto desiderato. Direi che è stata piuttosto l'equivalente di un bicchiere d'acqua fresca.

Da settimane ormai, appena mi addormento, faccio sempre quel dannato incubo che mi terrorizza: comincia con me che arrivo in agenzia e tutti sono già all'opera e produttivi. Così, mi siedo alla mia scrivania pronta per iniziare la giornata, ma la mia assistente, Jolene, entra e mi comunica che tutti i nostri clienti sono morti. Morti! E non c'è più nessun evento da organizzare. Se non i loro funerali, certo. Poi, improvvisamente il mio vestito diventa nero e anche quello di Jolene. E il sogno finisce.

Ho provato di tutto: meditazione, corsa, ho sostituito il ginseng con il caffè decaffeinato, ma nulla. Per questo, all'ennesima mattina in cui mi sono presentata in agenzia come uno zombie, ho dovuto licenziare Jolene. Sono arrivata a pensare che fosse sua la colpa. Come biasimarmi? Non mi restava altro da credere! Era lei che nel mio incubo mi dava la cattiva notizia.

Pensavo di aver risolto tutti i miei problemi licenziando Jolene ma, quando quella stessa notte il sogno si è ripetuto, ho capito di aver fatto un errore madornale. Ho provato a convincere la mia assistente a riprendersi il posto, però niente. Si è talmente offesa che ha cambiato addirittura settore e adesso vende pentole e stoviglie in un grande magazzino. Ha detto che comunque questo lavoro la stressava troppo e che mi ringraziava per averle evitato il disturbo di licenziarsi. Dopo qualche istante di momentaneo sbigottimento, avrei voluto urlarle: "Benvenuta a Londra, ragazza! Questo è il prezzo di una vita agiata: stress e duro lavoro!".

E comunque, felice di averle facilitato il compito.

Sono Shannon Turner, accidenti! Regina dell'organizzazione di eventi. Londra è praticamente mia. Una nuova assistente la trovo dove voglio.

E infatti l'ho trovata. Si chiama Lydia e oggi è il suo terzo giorno di lavoro. Corre voce che sia già terrorizzata da me. Come lo so? Semplice, perché io so sempre tutto. Ho occhi e orecchie in tutta l'agenzia.

Quando entro vado diretta alla sua postazione e, senza troppi preamboli, le dico: «Lydia, che appuntamenti ho oggi?»

Lei mi guarda come se le avessi appena detto che un asteroide si sta schiantando sulla terra e punta dritto sulla sua testa.

«Lydia!», la richiamo all'attenti per darle uno scossone. «Gli appuntamenti! Non ho tutta la giornata», picchietto sul mio orologio, già stressata di prima mattina.

Con un vago ché di nevrotico clicca sul mouse e fa scattare gli occhi sul pc in tutte le direzioni. Io sbuffo, appoggiandomi con una mano alla sua scrivania, giusto per metterle un po' di fretta.

«Allora?», insisto. Sì, lo so, sono cattiva. Ma se così non fosse, nessuno mi rispetterebbe. Essere il capo non è una passeggiata. Soprattutto se sei una donna.

«Solo... solo un momento».

Mi spazientisco e le faccio cenno di lasciar perdere quando lei attacca a parlare a macchinetta. «Alle 11.00 ha un incontro con Christopher Lee per il party aziendale della G.S. Global communications, alle 13.00 ha il pranzo con Sarah Stewert per discutere della festa che si terrà nella sua tenuta nello Yorkshire e alle 16.00 ha appuntamento con Emily Henderson per il gala di beneficenza».

«Cristo, il gala degli Henderson. Questo appuntamento sì che è importante. È tra tre giorni e dobbiamo ultimare alcune cose».

Proprio in quel momento il telefono dell'agenzia comincia a squillare e Lydia mi guarda terrorizzata.

Straluno gli occhi e le sbraito dietro di rispondere e di passarmi la chiamata mentre entro nel mio ufficio sbattendomi la porta alle spalle.

Dovrò licenziarla.

Mi lascio cadere di tutto peso sulla mia sedia girevole in pelle e accetto subito la chiamata che mi viene passata, infilandomi l'auricolare. «Shannon Turner».

«Emily Henderson. Ciao, Shannon».

«Emily! Stavo giusto parlando di te poco fa. Oggi abbiamo l'appuntamento per il gala. Stavo pensando di anticiparlo giusto un po', abbiamo diverse cose di cui discutere. Che ne dici se vengo da te per le 15.00?»

Aspetto una sua risposta, ma non arriva.

«Emily? Sei ancora lì?»

«Certo, sì, sono ancora qui. In realtà ti chiamavo per dirti che l'appuntamento di oggi è cancellato».

Mi tiro su di scatto dalla sedia e corrugo perplessa le sopracciglia. «Il gala è tra tre giorni, non puoi annullare il nostro appuntamento. Se hai altri impegni, perlomeno discutiamone al telefono», propongo, nonostante la cosa non mi vada a genio.

«Shannon, ti chiamo per dirti che...», la sua voce è esitante, poco convinta. Poi, con più decisione, sgancia la bomba. «Il gala è annullato».

«Cosa??», sputo fuori io, incredula. «Cosa intendi con annullato? È già tutto definito. Non puoi annullare il gala così, di punto in bianco». Dio, mi sembra un incubo. E se quell'incubo che tormenta le mie notti si stesse avverando? Se questo fosse solo il preludio della mia fine? No! Devo fare subito qualcosa. Correre ai ripari.

«Ormai è deciso», insiste Emily.

«Chi lo ha deciso? Non tu, immagino. È stato Harry? Dì a tuo marito che è già tutto organizzato e che avrebbe dovuto avvertirmi prima. Non posso più annullare il gala, Emily. Ho preso degli accordi, capisci? Le caparre sono già state versate. Sarebbe un dispendio in termini di denaro enorme, per non parlare del danno alla società, alla famiglia, alla stampa e... al mio nome!»

«La supererai, Shannon. Devo salutarti». Non mi lascia il minimo spazio di replica e attacca. Il mio auricolare non emette più suoni. Passo diversi secondi pietrificata sul posto e poi me lo tolgo con estrema rabbia e lo scaglio contro una direzione a caso.

Non può essere. Emily Henderson vive per il gala annuale. Lei non lo annullerebbe mai. Ma allora cosa può essere successo? E perché non mi ha dato alcuna spiegazione?

È chiaro che qui c'è qualcosa che non va e se pensa che prenderò questa sua blanda giustificazione per buona non ha capito con chi ha a che fare.

Agguanto veloce la borsa, prendo la porta e uscendo dico a Lydia di annullare tutti gli appuntamenti della giornata. Questa situazione prende la precedenza su tutto. Io non vengo messa all'angolo così, come nulla fosse. Sono anni che verso sangue per il gala della famiglia Henderson e nessuno può scaricare, con una chiamata neanche troppo lunga, la sottoscritta.

È per questo che esco dall'agenzia e mi infilo in macchina diretta alla villa.

Natale sotto sequestroWhere stories live. Discover now