14. Amber

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«Allora, Albert Einstein, ce l'hai fatta a calcolare questo codice?»

Il mio «Quasi» è più che altro un sussurro.

«Ricordati che se mi prendi in giro per te è finita». Dick mi tiene sott'occhio sempre con quell'espressione demoniaca. Cielo, ma perché ho parlato?

«Ho detto che ci sono quasi, mi servono solo alcuni... minuti».

Lui torna a stravaccarsi sulla sedia e io riprendo con i miei conti. Per l'esattezza mi sono inventata su due piedi un espressione matematica con parentesi tonde, quadre e graffe che mi sto divertendo a risolvere. Mi sono sempre piaciuti i numeri.

Chissà come se la staranno cavando gli altri in salotto, magari stanno peggio di me e io sono qui a lamentarmi per nulla. Magari Dick non è neanche il più cattivo. Magari...

Io e Dick alziamo lo sguardo di colpo e ci guardiamo dritti negli occhi al sentire il telefono dello studio di mio padre squillare a tutto suono.

Deglutisco, reprimendo fortemente la voglia di alzare la cornetta a gridare "aiutoooo!"

Dick deve avere capito le mie intenzioni dalla mia faccia e infatti mi precede. «Non ti azzardare», mi intima. Al che io retrocedo e mi faccio piccola sulla sedia.

Nel frattempo il telefono continua a suonare.

«D'accordo», fa' Dick alzandosi in piedi. «Devi rispondere o desteremo troppi sospetti. Parla il meno possibile e chiudi la chiamata in fretta, chiunque sia. Per assicurarmi che tu faccia il tuo dovere spero non ti dispiaccia se ti punto questa contro». Mi avvicina la pistola alla testa e mi passa la cornetta attivando il vivavoce.

«Pr-pronto?», balbetto con voce tremolante.

«Amber, sei tu?»

«Peter!», esclamo felice di sentirlo e ricevendo un'occhiata fulminante da Dick.

«Tesoro, chiamo qui perché non riesco a contattare nessuno di voi al cellulare. Avete problemi di linea mobile?»

«Mhm, potrebbe essere, sai... la neve».

«La neve?», mi fa eco confuso, «Be', era solo per avvisare che non arriverò prima di domani nel tardo pomeriggio. La nuova segretaria ha perso dei documenti e devo trattenermi finché non saltano fuori e mi hanno anticipato una riunione a domani. Davvero un casino. Credi che i tuoi se la prenderanno tanto se non ci sarò per la cena di stasera?»

«Niente affatto», cerco di ostentare un tono positivo e per niente preoccupato, ma la cosa si rivela più ardua del previsto.

«Oh, bene, che sollievo. Chiedi scusa a Emily e Harry da parte mia».

«Ah ah».

«Stai bene, Amber? Mi sembri strana. Rispondi a monosillabi...»

Il freddo della pistola fa pressione sulla mia tempia facendomi rabbrividire. «Sto benissimo, non ti preoccupare. Sono solo scocciata perché il calendario dell'avvento di Kylie Jenner che ho ordinato non è ancora arrivato e dovevano consegnarlo stamattina».

«Vedrai che arriverà, altrimenti facciamo un reclamo, okay?»

«Certo, grazie Pet».

«Allora vado, ho un sacco di scartoffie da guardare»

«Oh, Peter!», lo fermo prima che attacchi. «A proposito del pranzo, ci ho pensato parecchio ed è meglio se a Natale evitiamo di mangiare pesce, sai che non mi piace molto».

Peter, dall'altra parte, tentenna qualche secondo di troppo e poi risponde: «Bene. Niente pesce, allora. A presto».

Lascio andare un sospiro e metto giù la cornetta. Poi, con mio orrore, guardo Dick mentre taglia il filo del telefono. Prendo uno spavento quando si avvicina e sposta in malo modo la sedia su cui sono seduta e quasi non cado. «Adesso basta, biondina. Dammi questo dannato codice», cerca di prendere i fogli ma io glielo impedisco tuffandomici sopra.

«Non è ancora pronto!»

«Sono ore che ci stai lavorando, qualcosa sarà pure saltato fuori. Avanti, proviamo». Si posiziona davanti alla cassaforte, le dita pronte a digitare, in attesa che io gli detti i numeri che la apriranno.

«Uno...», comincio poco convinta.

«Svelta!»

«Due».

Dick mi guarda storto, ma continua a pigiare.

«Tre».

«Sì, quattro e cinque. Mi hai preso per scemo? Ricordati che non ho problemi a far saltare teste e magari la prima potrebbe essere quella della bella ragazza mora. È tua sorella, giusto?»

«No! Okay, allora, ehm...». Cosa ho fatto? Perché ho parlato? Le cose non dovevano andare così! Volevo solo salvarli, non metterli in pericolo più di quanto già non siano. Oddio, se non do il codice a questo pazzo, finiremo per morire tutti quanti. Ma non so quello stupido codice!

«Dick!» Steve entra nello studio spalancando la porta. «Devi venire. Abbiamo un problema».

Natale sotto sequestroWhere stories live. Discover now