20. Amber

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Devo trovare i cellulari. Sono la mia unica via di scampo.

Tutti i telefoni fissi hanno i fili staccati e le finestre del piano terra sono state sigillate.

Sono bloccata qui dentro.

Ma se scopro dove hanno nascosto i nostri cellulari posso mandare un messaggio a Peter o chiamare direttamente la polizia.

Di Steve non c'è nemmeno l'ombra. Probabilmente a quest'ora sarà impegnato a cercarmi nella cantina. Questo mi dà il tempo di infilarmi in ogni stanza del primo piano per cercare i nostri telefoni. Scommetto che li hanno messi tutti insieme...

La ricerca si dimostra ben presto più impegnativa del previsto, e in giro non c'è traccia dei cellulari. Passo per le camere degli ospiti, quella di mia madre e mio padre, facendo attenzione passo anche al piano terra, nei ripostigli e nelle stanze del personale. Nulla.

Mi siedo nervosa sul letto di Vincent, il buio della notte che riempie la stanza. Lì, nel silenzio più assoluto, il mio stomaco fa dei strani rumori e in quell'istante mi ricordo di non aver toccato cibo da stamattina.

Uff...

Forse dovrei mettere in pausa la ricerca per mangiare qualcosa. Se mi nascondessi da Steve e il mio stomaco iniziasse a brontolare mi scoprirebbe subito. Una piccola pausa in fondo non ha mai fatto male a nessuno, quindi perché no?

Decido di togliermi le scarpe e, silenziosamente e a piedi nudi, mi faccio strada verso la cucina.

Solo che l'ultima cosa che mi immagino è di trovarci dentro Owen che canticchia, indaffarato a mescolare qualcosa in una pentola. Più o meno nello stesso momento in cui mi accorgo della presenza di Owen, mi salta agli occhi anche una scatola sul tavolo. I nostri telefoni!

Mi impongo severamente di mantenere il sangue freddo.

Il piano: entrare in cucina di soppiatto senza farmi vedere da Owen, prendere un cellulare, mandare un messaggio a Peter, rimettere giù il cellulare e rubare una banana dal cesto della frutta.

Semplice. Rapido. Efficace.

Respiro.

Mi accovaccio, e in punta di piedi zampetto dietro il bancone della cucina. Sbircio Owen ancora intento a mescolare e a dedicarsi con particolare enfasi a "Girl on Fire" di Alcia Keys. Lui non si accorge minimamente della mia presenza e questo mi dà l'occasione di allungare la mano fino alla scatola per agguantare il mio cellulare. Prendo un colpo quando lo vedo girarsi per afferrare un barattolo dal bancone. Ma faccio in tempo ad abbassarmi.

Accendo il telefono con il batticuore e un velo di sudore freddo alla fronte e sulle mani.

Non avevo mai fatto caso a quanto fosse lenta l'accensione di un cellulare fino a questo momento.

Sono dentro!

Le notifiche che arrivano una dopo l'altra influiscono sulla prestazione di velocità e l'app di messaggistica ci mette un po' ad aprirsi. Mentre aspetto che lo faccia, l'occhio mi cade su una mail: il mio calendario dell'avvento verrà consegnato oggi. Dannazione! Lo aspetto da oltre tre settimane e doveva arrivare proprio nel bel mezzo di una rapina?!

Visto che l'app di messaggi non ne vuole sapere di aprirsi, decido di virare sulla mail. Comincio a scrivere frenetica. Le mani mi tremano e il respiro è corto. Poi, un'ombra nera si allunga sopra di me e quando alzo gli occhi mi verrebbe da piangere.

Natale sotto sequestroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora