𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 16

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Dopo essere tornati a casa, sono salita in camera mia per farmi un bagno caldo.
Mentre ero in doccia, mi sono lasciata trasportare dai pensieri e dai ricordi.

E il ricordo di lui, resta sempre doloroso come il primo giorno.

Il mio cuore è così pesante e rotto.

Lui è morto, non dovrei pensarlo neanche più.

Ma c'è ancora. Anche da morto, lui c'è sempre.

Me l'aveva detto che non l'avrei dimenticato mai.

Sta vincendo lui. È ancora dentro la mia testa.

Sono davanti lo specchio e guardo questi occhi che non riconosco più, un sorriso che non c'è più.

Chi è questa persona che è riflessa nella specchio?

Una lacrima vagante scivola nella mia guancia.

La rabbia mi invade e colpisco lo specchio di fronte a me.

Adesso mi vedo come sono dentro.

Tutta rotta.

Ho continuato a colpire il vetro fino a che gli occhi sono finiti nella mia mano tutta insanguinata.

Qualcuno bussa alla porta e sobbalzo dallo spavento.
<Iris è ora di cena.> mi dice Julian da dietro la porta.
Prendo un respiro, non voglio che senta che sto piangendo. <Sono stanca, non ho fame Julian.> gli dico.

<Va tutto bene?> mi chiede.
<Si, sono solo stanca.> gli dico e dopo alcuni secondi sento i suoi passi allontanarsi dalla mia porta.

Mi cominciano a tremare le gambe e inizio a respirare male e crollo nel pavimento.

<Respira Iris, va tutto bene sei al sicuro.> continuo a ripetermi.
<sono al sicuro.> ma il tremore non smette.

Resto nel pavimento tremante e rotta fin quando sento di nuovo bussare.
<Ho detto che sono stanca, andate via.> urlo.
Ma chiunque ci sia dietro la porta, se ne frega delle mie parole e sento aprire la porta.

Continuo a stare con lo sguardo rivolto al pavimento, cercando di calmare il mio respiro ma fallendo.

Sento avvicinare dei passi, fin quando qualcuno si accovaccia davanti a me. Alexander.

Cosa fa qui?

<cosa è successo?> mi chiede.

<Va via.> volevo urlarlo, ma mi esce come un sussurro.

<Cosa ti è successo piccolo demone? Parlami.> mentre mi parla mi prende le mani tra le sue.

Sta vagando con il suo sguardo dalla mia mano alla stanza. Sta cercando dove mi sono ferita.

È qui. Io non faccio altro che respingerlo e lui è qui.

Mi esce un singhiozzo e abbasso la testa, per non farmi vedere da lui.
<Dimmi solo una cosa.>

Alzo gli occhi e li punto nei suoi.
<Qualcuno ti ha fatto del male?> mi chiede e io gli rispondo scuotendo la testa.

<Lasciati aiutare ti prego.>

Dovrei fidarmi? Dovrei lasciarmi aiutare da lui?

"Si cazzo, fallo." mi urla la mia coscienza.
esito un attimo ma dopo mi lascio aiutare.

Mette la mano sotto le mie gambe e una dietro la mia schiena e mi solleva. Mi porta in bagno e mi poggia sopra il mobile.

<Dove sono le cose per medicarti?> mi chiede e gli indico il cassetto sotto il lavandino.
Trova tutto quello che gli serve e lo prende.

𝑹𝒆𝒔𝒊𝒍𝒊𝒆𝒏𝒕𝒆Where stories live. Discover now