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Dopo aver parcheggiato l'auto lontano dalla festa per evitare di rimanere incastrate nel traffico ci dirigiamo verso la confraternita.
«I ragazzi che stanno qui devono fare tutti i giorni tanta strada» dico lamentandomi.
«Ahahah nono questa è la doppia sede per le feste, eccetera. La casa principale è in centro»
Mackenzie cammina disinvolta ma vedo dalla sua espressione che sta pensando.
«Tu e Josh...» ecco, mi guarda preoccupata «Cosa è successo Kelly non ho ancora capito»
«Si, ci conosciamo da anni, lui è sempre stato il ragazzo figo della compagnia, quello che andava alle feste e torna a casa con più ragazze. Sin dalla seconda liceo era così, io gli ultimi anni li ho passati qui ma evidentemente oltre alle ragazze si è dato alle droghe...» faccio una smorfia ripensando alla scena patetica di prima.
«Eravamo amici da piccoli, poi dopo l'estate in qui si è avvicinato ai ragazzi più grandi e fighi del liceo è cambiato; è diventato il ragazzo perfetto per tutte quelle troie, ma non per me.» cerco di ricacciare dentro le lacrime a quel ricordo doloroso «Sono diventata inesistente per un periodo poi ha iniziato a torturarmi, sai essendo il mio vicino di casa...» il mio discorso è accompagnato in sottofondo dal ticchettio dei tacchi a spillo
«Sei scappata da? Sei del sud se non erro dall'accento»
«Si San Diego...i due anni qui hanno leggermente nascosto la pronuncia» sorrido.
«Beh voglio che sta sera tu ti diverta però sappi che farò in modo che tu non finisca tra le bracci di qualche universitario arrapato»
«Si, basta andare a lezione domani» sorridendo le stringo la mano.
Ci avviciniamo alla confraternita rumorosa e Mackanzie come sempre si comporta con sicurezza, neanche accennando un movimento per tirarsi un po' giù il vestito, che le arriva giusto a metà coscia.
Appena entriamo l'odore acre dell'alcol mi pervade le narici e arriccio in naso.
«Mackanzie! Che bello vederti!» un ragazzo alto un metro e ottanta, muscoloso e decisamente troppo sorridente si avvicina a noi a braccia aperte con un drink tra le mani.
Mackenzie non sembra agitata solo un po' infastidita.
«Ciao Jacob» lui ancora sorridente sposta lo sguardo su di me e senza ritegno mi squadra.
«Jacob Edwards» dice con un cenno
«Kelly Anderson» si fa improvvisamente più calmo ed attento.
I suoi occhi scuri non smettono di fissarmi mentre si sposta in capelli biondi
«Che corso segui?» chiede
«Giurisprudenza, tu?»
«Medicina» beve un sorso del suo drink
«Si, sembra un totale idiota ma è un fottuto genio a scuola» dice Mackanzie ammiccando
Lui sorride mettendo in mostra i sui denti perfetti e le fossette.
Cazzo questo tipo è un Dio.
«Volete qualcosa da bere?»
«Volentieri» risponde la mia amica per entrambe.
«Io prendo un Gin Tonic, tu Kelly?»
«Un Long Island andrà bene, grazie»
Poco dopo Jacob ci porge i nostri bicchieri e il suo sguardo indagatore torna su di me.
«Di dove sei?» chiede, di solito quasi nessuno si accorge del mio accento o per lo meno non dopo aver detto due parole.
«Californiana, San Diego» i suoi occhi si illuminano come se avesse fatto centro.
«Anche io Kelly, eravamo a scuola insieme al liceo.»
Sgrano gli occhi, non mi era mai capitato in questi due anni di ritrovare gente di San Diego.
«Oddio, scusa non ti ho riconosciuto, c'è non ti conosco e non ho presente chi sei...» dico imbarazzata giocando con una ciocca di capelli.
«Cazzo, come si fa a non conoscerti Anderson!» non mi piace quando mi chiamano per cognome, mi ricorda la scuola.
E comunque non ero nel giro dei più popolari, nessuno si accorgeva mai di me e mi andava bene così.
Jacob si accorge della mia espressione perplessa.
«Dopo che te ne sei andata hai fatto impazzire quel coglione di Josh Benson» mi irrigidisco.
Cazzo ha combinato quando sono partita.
«Dio là tutti sanno chi sei, a proposito lo hai più visto? Mi ricordo che aveva giurato che ti avrebbe ritrovato e fatta sua, per vendetta» la sua voce è sprezzante come se non fosse d'accordo.
«Si, Josh è qui» dico con voce smorzata.
«Cazzo! Kelly ti ha fatto male? Prima che io partissi per l'università era completamente impazzito! C'è si faceva di continuo ed è finito dietro le sbarre, cazzo» scuote la testa.
Senza dire niente mi dirigo velocemente fuori dalla casa affollata.
«Kelly tutto bene?» Mackanzie mi è corsa dietro.
«Si, faccio una telefonata»
Annuisce e torna dentro mentre io digito il numero, che ormai so a memoria,  Brooke.
Guardo l'orologio, solo le undici e un quarto quindi li saranno le sette del mattino.
Il telefono squilla, ti prego rispondi.
Al sesto squillo risponde la segreteria, cazzo.
Riprovo, squilla.
«Si?» faccio un sospiro non accorgendomi di aver trattenuto il fiato.
«Brooke, sono io»
«So che sei tu, vedo il prefisso» dice seccata «Ti avevo detto di non chiamarmi più»
«Lo so, scusa avevi ragione tu, come sempre»
«Cosa ha fatto quel coglione! Giuro gli spacco da testa anche se sono dalla parte opposta del globo!»
È bello sentire la sua voce.
«Cocaina» dico mandando giù il groppo in gola «Si fa di cocaina»
Dalla parte opposta non si sente niente e controllo più volte che non sia caduta la linea.
Dopo due minuti buoni parla;
«Stai scherzando?» sussurra «Oddio Kelly» la sento alzarsi dal letto e trafficare con qualcosa
«Che stai facendo?» niente, poi dice
«Arrivo domani, ci vogliono dieci ore di volo...» la sento digitare sul computer «Okay, Kelly il primo aereo parte alle nove, arrivo alle diciotto» dice.
«Brooke aspetta! Aspetta cosa? Sei impazzita? Oddio ti costerà mille dollari! Se non di più!» urlo come una matta e ci sono alcuni ragazzi che mi fissano.
«Kelly, davvero! I soldi sono il problema? Quando sono partita ti ho detto che sarei tornata subito in caso di emergenza, beh questa lo è, ti voglio bene Kelly. Ci vediamo domani devo fare la valigia» chiude la conversazione.
I genitori di Brooke sono uno dei pilastri della società a San Diego.
Sono delle persone gentilissime, educate ed i soldi non mancano ma  non posso credere che Brooke spenda così tanto. Soprattutto perché io non potrei mai fare lo stesso, non ho soldi per andare a Londra così e deciderlo due ore prima.
Mi dirigo verso la confraternita e trovo Mackanzie che chiacchiera disinteressata con un tipo che indossa la felpa della squadra di football. Appena mi vede sorride e molla il ragazzo venendo ad abbracciarmi.
Mentre camminiamo verso la sua auto le spiego che sarebbe arrivata Brooke e lei ascolta tranquilla.
«Okay, beh quando lei va via se non te la senti vieni a stare con me, sai casa tua con il tipo non è sicura.» mi sorride.
«Grazie mille» arrivate in camera sua siamo distrutte e ci addormentiamo vestite sui letti, io ancora emozionata all'idea di vedere Brooke.

<<mine story>>

Per sempre, scusa IIWhere stories live. Discover now