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Le giornate all'università passano tranquille tra studio e qualche vista da Mackenzie.
Le vacanze per il ringraziamento sono vicine e l'idea di andare da mamma a San Francisco per qualche giorno non è entusiasmante.
Per quanto io sia contenta che stia con Eric, vederli mentre si strusciano l'un l'altro mi fa venire i brividi.
Mackenzie mi ha invitato più volte ma non mi sembra rispettoso intrufolarsi alla cena della famiglia Roberts.
«Ah vieni qui il giorno prima?» chiede mia mamma al telefono.
«Si, te l'ho detto devo finire delle cose» ribatto mentendo.
«D'accordo, naturalmente saremo noi tre e i figli del primo matrimonio di Eric. La madre va ai Caraibi con il fidanzato» dice sprezzante, come se non si fosse mai comportata così.
I figli di Eric li ho visti di sfuggita al matrimonio. Erano subito ripartiti per gli incontri per il college a New York, anche se Thomas aveva solo quattordici anni.
«Okay, ci vediamo tra qualche giorno mamma» riattacco pensando a che vestiti mettere in valigia.
Inevitabilmente Rebecca avrebbe avuto un costosissimo abito e sarebbe stata fastidiosa tutta la sera.
Parlarci venti minuti al matrimonio erano bastati per percepire l'odio che provava nei miei confronti.
Riluttante afferro la borsa e mi dirigo in centro.
Appena entro nel negozio preferito di Mackenzie un ragazzo alto e sorridente mi accoglie
«Salve, come posso aiutarla?»
«Ehm...sto cercando un abito.»
Annuisce e mi fa segno di seguirlo.
«Qui abbiamo il riparto vestiti a sera. Se a bisogno i miei colleghi sono vicino alle scale.» salutando se ne va dietro una porta a specchio.
Ne vedo uno grigio di seta che arriva poco sopra il ginocchio.
È perfetto. Guardo l'etichetta e sbuffo; 420 dollari.
Vado comunque in camerino e una volta provato sto peggio di prima. Lo devo comprare.
Facendo un altro respiro mi dirigo alla cassa e in pochi secondi ho in mano un sacchetto e lo scontrino.

«Kelly, lo so che tu non vuoi stare da me al ringraziamento ma puoi venire almeno mercoledì?»
Chiede Mackenzie mentre scruta il mio vestito nuovo.
«Va bene. Mi puoi accompagnare in aeroporto dopo?»
«Assolutamente. Questo vestito è perfetto. Come mai hai deciso di fare spese folli solo per andare da tua madre?» chiede bevendo il tè.
«Eric ha dei figli e diciamo che con Rebecca non vado molto d'accordo.» spiego arrotolando i capelli sul dito.
«Quanti anni ha?»
«La nostra, ma si crede una sorta di regina...»
«Si, conosco il genere. Dovresti stare da me e basta»
«Ne abbiamo già parlato! Non voglio interferire nella tua famiglia. E poi mia madre vuole che vada lì»
Sbuffa frustata e raggiungere la cabina armadio.
«Tieni, queste scarpe sono stupende e staranno da dio con quel vestito. Rebecca sarà rossa d'invidia dato che appartengono alla stagione invernale e trovarle è quasi impossibile...» mi fa l'occhiolino e mi porge un paio di sandali grigi con il tacco a spillo.
«No, assolutamente non mi darai queste scarpe rare e tutto il resto. Non riuscirei nemmeno ad usarle!»
«Invece si, ora vai a casa studia per il test e poi mercoledì vieni da me» un bacio veloce e mi congeda.
Senza protestare esco e mi dirigo verso la fermata dell'autobus.
Arrivata nel mio appartamento mi stendo sul letto con il libro di diritto ed inizio studiare per l'ultimo test del semestre.
Quando finisco sono le nove, mi metto una felpa pensante e vado in cucina, scaldo gli spaghetti cinesi pre fatti e mi siedo sul divano a guardare la parete bianca.
Da quando sono qui non ho attaccato un quadro, niente.
Per mettere fine ai miei pensieri e alla serata penosa mi ributto sul letto e chiudo gli occhi e quando li riapro sono le sette e mezza.
Con il termos del caffè in mano scendo le scale del palazzo e esco in strada.
«Kelly!» mi giro verso Amanda, la coinquilina di Meredith.
Ha indosso un paio di stivali con il tacco e un piumino, i capelli scuri sono sulle spalle ed in testa ha un berretto di lana grigio.
«Ciao Amanda, che fai da queste parti?» chiedo stupita.
«Ehm...mi sono svegliata stranamente presto sta mattina. Così ho deciso di fare una passeggiata ma fa davvero freddo qui, non mi ci abituerò mai» sorride e si stringe nella giacca.
«Stavo per chiederti se ti va un caffè ma vedo che c'è l'hai» fa un cenno al termos.
«Uhm...già ma ti accompagno» dico «Sta sera parti per Las Vegas?»
«No, non torno a casa per il ringraziamento.» dice triste.
«Ahh. Io sono obbligata ad andare a San Francisco, fidati ti invidio un sacco»
«Ahahahaha, io e Mer staremo qui tranquille. È lunedì perché non sei già lì?»
«Ultimo test, e poi parto mercoledì sera, meno sto meglio sto»
«Giusto, magari domani ci vediamo per un aperitivo?» chiede entrando nel bar.
«Si, anche Mackenzie è qui»
«Perfetto! Un caffè con la panna» dice alla ragazza giovane e con un berretto blu.
«Con Jacob? Secondo me innamorato di te, ma non credo serva dirtelo.»
«Uh si, c'è non ho ben capito il nostro rapporto ma lui mi piace» ribatto imbarazzata.
«Bene bene» usciamo nuovamente nell'inverno di Seattle.
«Amanda è stato un piacere ma devo correre al campus, ci vediamo domani» la saluto e inizio a correre verso l'università.
L'aula è semipiena di ragazzi che, con la testa china sui libri, ripassano all'ultimo minuto. Mi siedo a metà aspettando che entri Mackenzie.
Dopo cinque minuti scorgo la sua coda bionda.
Ha gli occhiali da lettura, un paio di jeans e una felpa calda.
«Giorno» dice ancora con il libro aperto in mano.
«Ehi, sei pronta?»
«Si, mi piace diritto ma questo è l'ultimo test e deve essere perfetto»
In quell'istante la professoressa Green entra in aula velocemente.
«Buongiorno ragazzi, pronti per andare in vacanza? Finiamo veloce qui e poi tutti a casa su» dice iniziando a consegnare i fogli.
Per tutta l'ora in classe si sente solo il leggero fruscio dei fogli e delle penne che corrono sulle pagine.
«Buon ringraziamento, i risultati saranno appesi fuori quando tornate» ci congeda e tutti si riversano fuori dall'aula.
«Ho visto Amanda sta mattina ha chiesto se ci vediamo»
«Va bene. Scusa sono ancora in modalità test.»
I due giorni passano velocemente uno fuori con le ragazze e mercoledì a casa di Mackenzie, quando in fine mi ritrovo a passare i controlli di sicurezza all'aeroporto.
L'assistente di volo inizia a parlare sulle norme di sicurezza e mi viene sonno.
Sono le nove e per le undici circa sarò a San Francisco.

Per sempre, scusa IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora