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+VI INFORMO CHE SIAMO GIUNTI ALLA FINE DELLA STORIA. QUESTO È IL PENULTIMO CAPITOLO, SPERO DAVVERO CHE VI PIACCIA .

Mon aveva passato tutta la notte raccontando al capitano del F.B.I. ogni particolare della relazione con Max.

Ora le sembrava tutto ovvio.

Si erano incontrati per caso in un bar, però non era un caso. Lui l'aveva fatta pedinare. Conosceva ogni sua abitudine, per questo provarci con lei sarebbe stato facile.

E così fu. In meno di un mese lui divenne il suo ragazzo e allo scoccare della mezzanotte, del trentesimo giorno insieme, lei aveva un anello al dito.

Però ascoltando i racconti di Rush e del capitano, si rese conto di quanto meschino fosse Max.

Dietro a quel completo perfetto, c'era un uomo che utilizzava il nome della ragazza come scudo.

Quello che però doveva fare ora, era incastrare quello stronzo di Max.

La mattina seguente si presentò a casa sua. Era perfetta, almeno così gli aveva detto Rush prima che uscisse di casa.

Avevano dormito tutti e tre insieme. La loro piccola Ellen aveva dormito abbracciata a suo padre, mentre Mon si era accoccolata dall'altra parte. Rush era il loro sostegno e in quel momento lei si rese conto di quanti sbagli avesse commesso.

Lui gli aveva messo un microfono tra il reggiseno. Aveva digrignato i denti pur di non toccarla, ma alla fine aveva sfiorato le coppe del reggiseno e lei aveva ansimato al quel tocco. Poi l'aveva baciata, cercando di trasmetterle ogni sentimento nascondo nel suo cuore.

-Dopo.- aveva in seguito sussurrato, per non sbatterla subito sul letto e continuare quello che stavano facendo, prima di lasciarsi, sei anni prima.

Mon sopirò e bussò. La porta si spalancò e apparve Max.

Lui sorrise, facendo apparire quella fossetta che lei credeva di adorare ma ora la faceva solo infastidire.

-Oh, chi abbiamo qui.- disse lui.

-Fammi entrare.- continuò Mon, usando quel tono deciso, che un tempo utilizzava quando giocava a poker con 'gli amici' del padre.

Lui si scostò e lei proseguì verso la cucina.

Si sedette a una sedia del tavolo e lui fece lo stesso.

Gli occhi della ragazza erano inespressivi, mentre quelli di lui pieni di terrore.

-Come sai, visto che conosci tutto della mia vita, ho un passato. Non è tanto bello Max, ma tanto tu hai vissuto lo stesso.- disse lei guardandolo dritto negli occhi, mentre lui sussultava.

-Per questo ti do tre opzioni, sono semplici Max e ti assicuro che non le ripeterò.-

Lui ora sudava e si torturava le mani. Non aveva mai sentito parlare Mon così. Pensava fosse ingenua, ma si sbagliava.

-Quali sarebbero?- disse lui allargandosi la gravata.

Lei sorrise.

-Sai ripensandoci non sono opzioni, sono cose che dovrai fare. Prima cosa, dirai a tutti quegli stronzi del traffico di droga, che io non centro un cazzo con te. Hai capito o devo ripetermi?- disse lei.

Lui annuì abbassando lo sguardo.

-Secondo, lascerai stare la mia vita e quella di mia figlia. Terzo, ti consegnerai al F.B.I. e collaborerai con loro. Semplice no?-

Lui alzò lo sguardo e rise. Le sembrava la cosa più buffa che lei potesse dire. 'Collaborare'.

-Mon, Mon. Io non collaboro con nessuno e non mi faccio sbattere in galera per una come te.- disse lui in tono aspro.

Lei si alzò dalla sedia stirando poi le pieghe della gonna.

-Sai, queste erano le tre mie condizioni. Mi rendi le cose difficili, per questo devo farlo Max.-

Lui assunse uno sguardo perplesso, poi vide comparire Adam Scott dalla porta.

Sbiancò all'improvviso.

-Max hai due minuti per fare quello che mia figlia ti ha detto, oppure entro in scena io in modo pesante e la tua famiglia perde tutto in meno di un giorno.- la voce di Adam era risoluta e non c'era la possibilità di contraddire.

Max si alzò e fece quello che gli era stato chiesto.

Suo padre l'avrebbe ucciso se non avesse collaborato.

Adam Scott, anche se si era ritirato dalle 'scene', aveva ancora influenza nel campo mafioso e tutti lo sapevo.

In meno di due giorni F.B.I. aveva arrestato ogni spacciatore della zona e Max aveva avuto la condizionale.

Ora ogni cos aveva il suo posto.

Rush tornò a casa di Mon, era stanco. Non dormiva da quasi cinque giorni per colpa del caso e solo ora che si era concluso tutto, così poteva abbracciare la sua famiglia.

La piccola Ellen corse tra le sue braccia, ricoprendo la faccia del padre di baci, mentre Mon uscì della cucina con uno straccio in mano.

Anche lei corse da lui, ma i suoi baci si concentrarono sulle labbra di quell'uomo che amava tanto.

Era tutto fantastico e quello che sarebbe accaduto dopo, sarebbe stato al dir poco perfetto.

My next mistake-The Mafia TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora