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In un mese Mon era riuscita a trasportare tutta la sua roba nel nuovo appartamento, ad aggiustare la stanza, ad acquistare una nuova macchina e realizzare dei documenti con una nuova identità.

Non voleva di nuovo essere messa da parte per colpa del suo cognome, per questo con l'aiuto di Jack lei ora era Emily Smith.

Le riscaldava il cuore sapere che le persone l'avrebbero chiamata con il nome della madre. Voleva essere come lei e questo era il modo per andarci vicino.

Mise in macchina l'ultimo borsone, Jack l'avrebbe accompagnata a New York e un assistente di Adam avrebbe guidato dietro di loro per permettere a Jack di rientrare in tempo a Boston.

-Mi mancherai da morire piccola mia. - disse Adam stritolando Mon in un abbraccio.

-Anche tu papà. -disse Mon mentre delle lacrime leggere le ricoprivano il viso.

-Sono fiero di te- disse Adam e appoggiando le sue mani sulla spalla della sua piccola Mon aggiunse sottovoce.

-Anche Emily lo sarebbe stata.- abbracciò per l'ultima volta Mon e si girò per entrare in casa percorrendo il viale.

Mon cadde accanto alla macchina scossa dai singhiozzi.

'Anche emily lo sarebbe stata.'

Le mancava così tanto la presenza di sua madre. Ricordava ancora i suoi lunghi capelli marroni uguali ai suoi e i suoi occhi verdi.

Due braccia l'avvolsero e l'avvicinarono a se. Sapeva chi era anche se lui non parlava.

-Dovremmo andare- disse Jack.

Mon annuì e salì in macchina. Lui fece lo stesso e accese la macchina. Lei dal lato del passeggero guardava la sua casa e riusciva a intravedere la figura di suo padre della finestra.

'Mi mancherai.' Sillabò con le labbre mentre Jack si avviava verso l'autostrada per new York.

Mon lo guardò. Tra qualche mese avrebbe compiuto 29 anni, ma sembrava ieri quando era entrata nella sua stanza. Aveva preso la decisione giusta.

Sorrise ricordando tutti i momenti che avevano vissuto insieme. Jack si girò a guardarla. Sorrise anche lui ma il suo sorriso era spento.

Appoggiò una mano sulla coscia di Mon come un gesto possessivo e sapeva che sarebbe stato l'ultima volta.

Sapeva che Rush l'avrebbe allontanata da lui, ma in ogni caso lei l'avrebbe odiato perché sapeva che lui era lì.

Mon si accoccolò sulla spalla di Jack. Lui le baciò i capelli e guidò in silenzio fino a new York dove l'unico rumore in quella macchina era la musica diffusa dalla radio.

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-Piccola siamo arrivati. - disse Jack.

-Mumm-

-Dai piccola alzati su-

-Ancora dieci minuti Jack, papà dorme.- disse Mon

Jack sorrise. Era la frase che gli ripeteva ogni mattina quando lui doveva ritornare nella sua stanza.

-Piccola..- disse sottovoce spostandole una ciocca di capelli.

-Siamo arrivati.- aggiunse.

Mon aprì gli occhi e si guardò intorno per orientarsi. Era davanti al nuovo palazzo dove avrebbe abitato. Si, non era la sua villa, ma per lei questa era 'casa', la sua vera casa.

-Albert ha già portato le cose su.- disse Jack.

Mon scese dalla macchina, prese la borsa e si mise la giacca di pelle di Jack. Jack chiuse lo sportello e si appoggiò alla macchina incrociando le braccia al petto.

My next mistake-The Mafia TrilogyWhere stories live. Discover now