capitolo 24

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Un addio difficile da pronunciare

Ma un nuovo incontro

Mi stavo iniziando a preoccupare, mia mamma era sempre puntuale. Quando dico sempre è sempre, invece questa volta era in ritardo di due ore.

Antonio: buongiorno amore, perché non ti ho trovato a letto con me?

Chiese il mio amore stropicciandosi gli occhi, era così tenero la mattina. I capelli erano scompigliati, con un po' di occhiaie per la sera prima ma era come sempre perfetto.

Io: amo ha due ore di ritardo non è da lei. Ora chiamo papà.

Prendo il cellulare nuovo che mi hanno regalato e digito il suo numero. Inizialmente non risponde ma la seconda volta si peccato che non è lui ma Matt.

Matt: piccola tutto ok?

Io: si ma la mamma dov'è non mi è venuta a prendere.

Matt: ah ... non lo sai.

Io: cosa? Matt parla.

Matt: è difficile da dire ma prometti di stare calma.

Io: Matt mi stai spaventando muoviti.

Matt: Nicole tua madre è morta ...

A quel punto non ci vidi più, feci cadere il telefono dalle mani e piangendo in silenzio scivolai dal muro a cui mi ero appoggiata. Mi feci piccola, molto piccola, non potevo crederci. Iniziai a singhiozzare molto forte e Antonio preoccupato corse da me a chiedermi che cosa era successo.

Io: mamma è morta, mia mamma è morta, oddio.

Lui rimase scioccato non sapeva cosa dire, dopo pochi secondi ragionai arrivando alla conclusione che era solo colpa mia se ce ne fossimo andati quando diceva lei tutto questo non sarebbe successo. Così iniziai a dirlo infinite volte.

Io; è colpa mia, è colpa mia, è colpa mia.

Antonio dopo aver parlato con Matt e aversi fatto spiegare la vicenda cercò di farmi capire che io non centravo niente ma ora ero partita, mi ripetevo solo quello "è colpa mia". Mi prese in braccio a mo' di sposa perché io ero rimasta immobile a guardare il vuoto. Mi portò in macchina, mi allacciò la cintura e andammo in ospedale.

Antonio: amore scendi andiamo dagli altri.

Tentò di farmi muovere ma io niente ripetevo solo quelle tre parole. Non ce la facevo, non sentivo più niente. Penso che si chiami stato di shock e di esserci entrata in pieno. Antonio mi riprese in braccio e dopo aver chiesto all'infermiera dove si trovava mia mamma ci dirigiamo nella stanza 234. Fuori ci sono: Isabel, Drew, Matt, Alessandro e Marta. Dopo aver visto chi c'era mi stringo al petto di Antonio e per non piangere stringo il colletto della sua maglietta con entrambe le mani e ricomincio con quelle tre parole.

Io: è colpa mia, è colpa mia,è colpa mia.

Le ripeto all'infinito.

Drew: che succede?

Chiese mio padre con voce preoccupata.

Antonio: è caduta sotto stato di shock, dice solo questo da quando l'ha saputo. Non si muove più di tanto.

Alessandro fa cenno ad Antonio di appoggiarmi sulla sedia ma quando lo sta per fare mi stringo di più a lui per far capire che non voglio scendere, così si siede lui. Intanto arriva un dottore con una faccia per niente bella.

Dottore: mi spiace, ma il colpo alla testa è stato fatale. Non siamo riusciti a salvarla. Vorremmo avere il consenso per staccare tutto e dichiarare il decesso.

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