4. Andrea (parte II)

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«Voglio essere giovane come il mattino. Vecchio come il mare»
cantavano i Passengers e Ivar la sentiva anche un po' sua quella canzone che parlava solo della voglia di scoprire il mondo, che risvegliava in lui la parte selvaggia e avventuriera, assopita dall'immagine pacata che gli altri avevano di lui.
Ci pensava spesso. Lasciare tutto e andare via. E in effetti l'aveva fatto.
Alle 5.17 del pomeriggio del 23 febbraio 2014 era andato da Vincent e gli aveva chiesto di partire con lui, anche se sapeva che avrebbe rifiutato. In cuor suo però, Ivar era felice della risposta di Vincent- gliel'aveva chiesto perché erano abituati a fare tutto assieme ma Ivar aveva bisogno di cambiare e non avrebbe potuto mai farlo se si fosse portato dietro un fardello del suo passato. Non che vedesse Vincent come un peso- spesso a Praga ne accusò la mancanza- ma voleva stare completamente solo con se stesso.
C'è bisogno di intimità con i propri amanti.

Ormai da quando Ivar e Andrea si erano fidanzati erano passati quasi due mesi e le cose andavano esattamente come aveva progettato. Ovvero lei era completamente ai suoi piedi e si scusava per ogni cosa che non stesse bene ad Ivar, mentre lui continuava imperterrito a schiacciarla, a maltrattarla e ad amarla. Glielo ripeteva di continuo.
«Quanto ti amo» e sapeva di mentire perché Ivar l'amore vero lo conosceva bene, lo vedeva spesso; quando si osservava attento allo specchio e si scrutava in ogni singolo particolare; quando si pettinava con cura; quando si accarezzava da solo ogni tanto, mentre Andrea era accanto a lui e dormiva raggomitolata e girata al lato, perché anche se Andrea lo coccolava spesso il suo tocco non era mai come il suo.

Parcheggiò in modo preciso e veloce, calcolando a mente in una manciata di secondi di quanto avrebbe dovuto sterzare il volante affinché le ruote girassero e guidassero l'auto con angolazione perfetta al parcheggio che aveva trovato.
Quando entrò nel museo c'era Vincent che lo aspettava, tutto serio, come se dovesse parlargli di qualcosa di importante e non fossero belle notizie.
«È successo qualcosa?»
Vincent si morse le labbra sottili, circondate da una leggera peluria bionda che lui caparbiamente continuava a definire "baffi". Si toccò il collo con la mano sinistra, sudaticcia perché ogni volta che doveva dire qualcosa di importante andava un po' nel panico e gli si impastava la gola e gli mancava la saliva e si tingeva di rosso sulle gote.
«Ho pensato di fare questa cosa importante e...» rise nervoso «ed è più difficile del previsto dirlo, cazzo»

«mi sposo»
C'aveva messo più di otto minuti per ammetterlo e aveva iniziato a girare attorno all'argomento divagando inutilmente su come avrebbero dovuto allestire la nuova mostra di Schiele.
«Con Eva?»
Vincent ed Eva si erano conosciuti alla festa dove si conobbero Andrea ed Ivar.
Vincent gironzolava qua e là cercando qualcuno con cui stare solo per quella notte, come al solito. Era sempre stato per il rapporto occasionale Vincent, dopo che Noora per circa tre mesi lo tradì con Gustav, mentre lui era convinto che stesse a casa, o con le amiche, e che lei l'amasse quanto lui amava lei.

Eva aveva i capelli del colore delle foglie d'autunno quando cadono a terra e ricoprono i prati. Aveva un'antica innocenza negli occhi vispi, verdi esattamente come quelli di Vincent; le labbra rosee così come il leggero strato di blush che aveva sulle guance paffute e ridenti.
Stavano ballando l'uno accanto all'altro e Eva l'aveva già visto da un po' quel tizio con un taglio strano e la maglietta nera che le stava dietro; anche se ci aveva messo un bel po' per farsi avanti.
Se non ci fossero state le sue compagne a spingerla e a farla sbattere contro di lui forse non si sarebbero nemmeno parlati, e invece lei l'aveva urtato, ridendo e scusandosi immediatamente, mentre Vincent era rimasto a fissarla in silenzio per qualche secondo, come se avesse visto qualche quadro nuovo appena giunto al museo.

Non fu amore a prima vista in realtà, quella serata non fu soddisfacente né per le aspettative di Eva né per la libidine di Vincent eppure decisero di uscire nuovamente, forse per curiosità, o per paura di restare da soli.

Ora Vincent si era deciso a fare questo grande passo, nonostante Eva fosse di due anni più grande di lui, nonostante non le piacesse la cioccolata a differenza sua e non ascoltasse le sue stesse band.
Ma l'amava comunque, ed era pronto a prenderla con tutti i suoi difetti perché aveva capito che voleva invecchiare con lei.
E quando Eva aveva detto si, con la voce tremante, non aveva perso un attimo e si era fiondato sulle sue labbra morbide, tenendola stretta tra le sue braccia.

«Quindi mi faresti da testimone?» chiese Vincent.
«Certo»
«E Andrea?»
«E Andrea cosa?»
«Mi farà anche lei da testimone? Insomma è la tua ragazza, chiediglielo»
«in realtà» Vincent non lo lasciò finire che lo tirò per il vestito violentemente «non dirmi che stai per lasciarla. Non puoi farlo Ivar. Amico, devi smetterla seriamente. Tu le uccidi le donne così»
«Tu le usavi prima di Eva le donne Vincent, non vedo dove sia la differenza»
«La differenza è che così facendo non resterà una sola donna sul pianeta per te poi. Le ucciderai tutte. Loro muoiono per te.»
«Che muoiano allora. E che vinca la migliore. Perché solo la migliore può avere me.»
Vincent scosse il capo, Ivar era sempre stato caparbio e pieno di sé, non tornava mai sui suoi passi e spesso questa cosa lo faceva imbestialire. Vincent apparteneva a quella categoria di persone che chiede scusa, che odia litigare e che pur di farlo si addossa la colpa di qualsiasi cosa, che perdona tutto e tutti.
Forse era questo che rendeva lui ed Ivar inseparabili ed indistruttibili, l'ego di Ivar aveva bisogno degli elogi di Vincent ma Vincent aveva bisogno di Ivar per mettersi in mostra, per sentirsi parte di qualcosa.

Tornato a casa Ivar trovò Andrea intenta a preparare le lezione del giorno successivo.
«Che devi spiegare?» le chiese con calma, afferrando la cioccolata che lei aveva in mano.
«Ma era mia!»
«Non vorrai che finisca sui tuoi fianchi Andre» Ivar sorrise sornione e notò che andrea di nascosto si stava sfiorando i fianchi per controllare se fossero grassi o meno. Non lo erano, ed Ivar lo sapeva, ma era anche consapevole di quanto Andrea fosse insicura sul suo corpo.
«Comunque devo spiegare l'arte greca»
«Continueranno sempre ad apprezzare di più le mie spiegazioni al museo»
I denti perfetti di Ivar spezzarono la barretta di cioccolata fondente che aveva in mano così come le sue parole avevano appena maciullato il cuore di Andrea.
Lei si era sempre odiata per la sua eccessiva sensibilità e se avesse potuto se lo sarebbe strappato dal petto quel cuore tanto odiato. L'avrebbe dato in pasto agli uccelli, non le era mai servito a niente tanto. 
Si alzò e prese le sigarette, le mise in tasca, e afferrò il suo trench beige indossandolo velocemente mentre si aggiustava i capelli spazzolandoli con le mani.
Ivar, prima che lei potesse uscire, la fermò per il polso e la tenne stretta a sé per un istante, poggiando la sua fronte su quella di Andrea che per quanto tentasse di evitare gli occhi di Ivar non ci riuscì. Le sue iridi verdi si persero in quelle blu di Ivar, che le accarezzò una guancia e le baciò le labbra.
«Non fare tardi»
«tornerò tra poco»
Ivar le sorrise. Sapeva esattamente che sarebbe tornata dopo poco più di dieci minuti perché Andrea quando faceva così andava nel parco dietro casa, sulla panchina accanto al salice e piangeva in silenzio perché non ne poteva più.

Non ne poteva più di Ivar, e di come lui la trattasse male, e di come riuscisse sempre a farla stare bene. Perché forse Ivar non gliele diceva con cattive intenzioni tutte quelle cose, forse era solo più sincero degli altri e le sbatteva in faccia la verità, cioè che faceva schifo in confronto a lui- ed era vero.
Spesso voleva lasciarlo, però poi pensava che dormivano abbracciati la notte e che ogni tanto Ivar le portava la colazione a letto e non avrebbe mai potuto trovare un altro come lui, o meglio di lui.
Perché Ivar era il migliore.
E Andrea, senza Ivar, non era niente.

AYEEE.
E niente. Ivar che fuma è tutto, volevo dire solo questo

Sono davvero contentissima che la storia stia piacendo, grazie a tutte per il supporto

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Sono davvero contentissima che la storia stia piacendo, grazie a tutte per il supporto. Vi amo. Non avete idea di quanto significhi per me.💙

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