7. cocci di vetro

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1. La vita ci ricorda sempre cosa non abbiamo, ma cosa accadrebbe se ci concentrassimo su ciò che possediamo? Cosa ti rende speciale? Cosa hai da offrire al mondo attorno a te? Cosa ti piace del mondo? Impara a convivere con te stesso e con gli altri, dando, ricevendo e soprattutto condividendo.
2. Nascondere i nostri sentimenti agli estranei forse è... intelligente? Ma non nasconderli a te stesso. Riconosci ciò che ti fa soffrire. Parlane con qualcuno. Catalizza il dolore. Usa del tempo per capire la fonte del problema.
3. Avere qualche obiettivo da raggiungere è fondamentale. Non abbiamo più la struttura dell'infanzia, dove ad ogni passo della nostra crescita corrisponde un gradino della conoscenza. Stabilisci i tuoi obiettivi, grandi o piccoli. Raggiungili. Stabiliscine altri. Non accontentarti- mai.

Emma prese il depliant e lo strappò. Era da più di due ore che cercava qualcosa per aiutare Ivar tra tutte quelle inutili scartoffie ma non c'era nulla che potesse servirle. Nessun consiglio. Nessun suggerimento. Doveva farcela da sola. E in cuor suo sapeva che non ce l'avrebbe fatta.

Da quando Gustav si era suicidato, si sentiva completamente inutile. Non contava quanti uscissero dal suo studio contenti, nessuno dei suoi pazienti poteva ripagare la perdita di Gustav. E lei sapeva esattamente perché.

Fu un colpo di fulmine. Non che Emma c'avesse mai creduto, eppure accadde così. Con lui che entrò piano, in silenzio, quasi come avesse paura di disturbare, tutto raggomitolato nel suo cappotto nero, e con lei che non riusciva a dirgli «Buonasera» perché era ipnotizzata dal suo portamento e dai suoi occhi verdi.
Gustav era un caso diverso da Ivar, eppure aveva lo stesso paura di fallire.

Nell'ambito del disturbo di personalità narcisistico sono stati evidenziati due diverse tipologie di narcisismo: il narcisista "grandioso", detto anche overt, e quello "vulnerabile ed ipervigile" detto covert.
Distinguere tra queste due tipologie di narciso dalla sola osservazione del comportamento manifesto non è cosi immediato e facile. Entrambi questi due tipi di narcisista sembrano essere sicuri di se, presentare difficoltà nell'entrare in empatia con gli altri ed avere bisogno di essere adulati, elogiati e riconosciuti. Tuttavia presentano problemi diversi nel loro modi di relazionarsi.

Non ci aveva messo molto a capire che Ivar era un narcisista overt, ovvero quello caratterizzato da grandiosità vera e propria, che possiede un' elevata autostima e una bassa tolleranza alle critiche.Instaura relazioni sociali superficiali in cui assume una posizione dominante e rivela un' incapacità ad entrare in empatia e a coinvolgersi affettivamente, contrariamente a quanto succede al partner che si concede totalmente.

Gustav era un caso più complesso, e ne era totalmente affascinata.
Apparteneva all'altra categoria, quella del narcisista covert, ansioso e fragile; che si confronta costantemente con le altre persone alla ricerca disperata di ottenere conferme circa il proprio valore.
Fatica a gioire dei successi altrui poiché li vive come una minaccia al proprio ego. Ricerca attenzioni e riconoscimenti positivi.
Il covert ha bisogno di essere considerato dagli altri in modo positivo e quando non trova conferme circa il suo essere speciale si sente andare in "mille pezzi". Prova una forte angoscia quando non è oggetto di attenzioni ma ancor più quando viene disconfermato, ferito o ignorato.

Emma, ingenuamente, aveva creduto che se fosse riuscita a colmare ogni suo vuoto, a tamponare ogni sua insicurezza, sarebbe guarito.
Se avesse trovato l'amore, forse quegli occhi verdi sarebbero tornati a splendere e lei l'avrebbe salvato.
Non aveva considerato però che salvare qualcuno è sempre un'azione rischiosa e che c'è sempre il pericolo di farsi male; ed era andata esattamente così quando lui le aveva lasciato quella nota di suicidio sul comodino, sul quale vi era ancora posata la rosa bianca che le aveva comprato la sera prima.
«questo mondo non è abbastanza per me»
Solo questo. Nessuna parola per lei. Nessun grazie. Nessun addio.

Quando Emma stava con Gustav credeva nel felici e contenti, credeva che il loro amore sarebbe stato come quello dei film ma si sbagliava. Non esiste il felici e contenti, ma dopotutto non ha più tanta importanza adesso. Forse ciò che importa è godersi il momento, perché la vita è fatta di attimi e magari è proprio la presenza di quelli negativi che ci fa apprezzare ancora di più i bei momenti.

Da quando Gustav si suicidò Emma si era ripromessa di non uscire mai con uno dei suoi pazienti ma quando vide la situazione in cui si era cacciata, con lei seduta ad un tavolo di un ristorante, elegantemente vestita, e con Ivar dinanzi a lei che la sorrideva sornione come se sapesse di aver centrato già il bersaglio al primo tentavo, capì che qualcosa era andato storto.
«Non c'è bisogno che tu faccia la fredda. Me l'hai detto tu che imparare ad amare- la imitò facendo le virgolette con le mani- ci sto provando»
«Non dovevi provarci con me»
«E perché no?» sorrise di nuovo, beffardo. Emma respirò pesantemente, frustrata.
«Ma tu non ce l'hai qualcuno con cui uscire?»
«Vincent è troppo preso da Eva ora, e poi mi andava di uscire con te»
«Entrare nel mio studio dicendo di non volermi più come psicologa e poi invitarmi a bere non mi sembra un gran modo per iniziare le cose»
«Non conosco nessuna grande storia che sia iniziata davanti ad un piatto di insalata» la sfidò bevendo il suo bicchiere di vino rosso.
Emma continuava a passare le sue dita sull'orlo del calice, non aveva intenzione di bere.

Eppure, nonostante fosse perfettamente sobria, quando aprì gli occhi si trovò a casa sua, con la schiena schiacciata contro il petto nudo di Ivar, che respirava piano e che aveva ancora stampato sul viso quell'accenno di sorriso da vincitore.

Dopo quella sera uscirono altre volte. Molte volte.
Ivar sembrava aver abbandonato la sua tendenza a ferire la gente solo perché Emma sapeva far accrescere il suo ego senza lasciare che lui la sminuisse.


Ivar la portò in spiaggia circa 6 mesi dopo il loro primo incontro.
«Mi piace la spiaggia. Oltre a darmi un profondo senso di libertà mi da speranza.
Ad esempio, guarda questa pietra bianca. Era un pezzo di vetro una volta. Mi rende felice sapere che tutto può sempre diventare un qualcosa di bellissimo, se solo si lascia lavorare» disse «voglio credere che anche io ero così prima. Come un coccio di vetro intendo. E come l'acqua del mare tu sei riuscita a lavorarmi rendendomi meno pericoloso, meno tagliente»
Emma lo fissò negli occhi, mentre si tenevano per mano e prima che lei potesse aprire bocca lui la baciò mormorando un ti amo a fior di labbra.
Emma scoppiò a ridere fragorosamente.
«Ti stancherai di me, una volta trovata un'altra. E io sarò soltanto un'altra ragazza dei tuoi dipinti, appesa al muro, con un martello e un chiodo, come arte che aspetta di essere apprezzata da persone come te»
Ivar restò spiazzato.
«So come funziona con quelli come te. Sono passati sei mesi, ma non mi abbandonerò mai del tutto a te Ivar, sappilo. Potrebbe passare anche l'eternità e un giorno, ma non potrai mai cambiare quello che sei.
Il vetro ferisce sempre»
E forse anche Ivar in cuor suo sapeva che Emma aveva ragione e che anche se non sentiva più il bisogno irrefrenabile di vederla morire per lui, ogni volta che si specchiava continuava ad amare non solo lo specchio, ma anche sé stesso, più di chiunque altro.

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