6. Emma

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Camminava verso casa, giocando con un ciottolo che aveva trovato sul marciapiede.
3,5,7,11,13,17.
La pietra gli sfuggì da sotto i piedi, e la rincorse per un po', ricominciando di nuovo.
3,5,7,11,13,17.

Ivar aveva questa strana abitudine di iniziare a contare i numeri primi per calmarsi, lo faceva da sempre. Non sapeva esattamente come fosse cominciata questa mania, usava questo giochetto per non pensare ai suoi problemi che a quanto pare erano gravi. Così aveva detto Emma.

L'aveva fatto accomodare nell'ampia stanza color panna, tappezzate da certificati di studio, mentre la parete opposta era coperta da una libreria di ciliegio, intarsiata a mano, piena di libri di vario genere. Sul soffitto vi erano due luci che illuminavano l'ambiente in modo quasi eccessivo, anche se una delle due lampadine stava per fulminarsi in quanto lampeggiava un po'.
«La farò cambiare prima o poi» rise lei, aggiustandosi una ciocca di capelli ricci che le era ricaduta davanti al viso.
«Io sono Emma comunque. Tu sei Ivar, vero? Eri il testimone di Vincent se non sbaglio» si aggiustò gli occhiali dalla montatura spessa che nascondevano i suoi grandi occhi marroni, che erano quasi color caramello.
«Si, sono stato il suo testimone. C'eravate anche voi al matrimonio? Non vi ho notata»
«Probabilmente eravate troppo impegnato a stare con la vostra ragazza»
«Ex»
«È per questo che è qui? Per riprendersi dalla separazione?»
«in realtà l'ho lasciata io. Sono qui solo perché Vincent crede che io abbia un problema»
«E lei crede di averlo?»
«Assolutamente no»
«E allora perché è venuto? Vincent non avrebbe mai potuto costringervi, è in viaggio di nozze ora. Avreste potuto anche mentirgli e dirgli di aver fatto la seduta. Se lei è qui è perché sa, anche se non vuole ammetterlo, di avere qualcosa che non va»
Ivar inspirò profondamente.
«Vincent crede che io abbia un problema perché lascio tutte le ragazze che frequento»
«Tutte? Nessuna ha mai lasciato lei?»
«No»
«E perché le lascia?»
«Perché mi piace vederle soffrire»

Ivar continuava a camminare ripensando alla sue seduta. Quando aveva detto quella frase il volto di Emma era cambiato,  la sua fronte si era corrugata e i suoi occhioni vispi si erano scuriti.
Gli occhi di Emma.
Ivar se ne era completamente innamorato, e già aveva voglia di distruggerla; voleva vedere quegli occhi piangere solo per lui. Avrebbe tanto voluto che Emma fosse un uomo, almeno non sarebbe stato attratto da lei. Come poteva guarire avendo davanti una donna così bella?
La loro sessione era durata quasi un'ora e mezza.

«Penso di aver capito quale è il problema» esordì interrompendo Ivar, che le stava parlando della sua relazione con Astrid.
«Tu non ami loro. Tu ami te stesso. Sei il secondo caso che mi capita.
Si chiama narcisismo patologico»
«E ne posso uscire?»
«Non ne ho idea»
«L'altro uomo che fine ha fatto?»
Emma prima guardò a terra e poi si morse fortemente il labbro.
«Si è suicidato, era arrivato ad amarsi così tanto che si odiava»
Ivar ansimò.
«Ma è il mio unico caso fallito» si alzò dalla sedia violentemente, stringendo i polsi di Ivar dopo essersi protratta in avanti, come per fermare una sua ipotetica fuga. I suoi occhi bruni incontrarono i suoi cerulei, e si sciolsero nelle pagliuzze turchesi della sue iride.
Le mani di Emma erano ancora sui polsi di Ivar e li stringevano a mala pena. Lui si liberò delicatamente dalla sua presa e si passò una mano tra i capelli castani, tirati all'indietro.
«Come faccio ad uscirne?» le domandò.
«Dipende da lei » la voce di Emma tremava un po', era insicura dinanzi a quegli occhi penetranti che la fissavano, e veniva decisamente distratta troppo dal modo in cui Ivar curvava le labbra, mostrando una dentatura bianca e perfetta. Lui la interruppe chiedendole di dargli del tu, e si sciolse leggermente, sentendosi un po' più al suo livello. Aveva un'aria strana Ivar. Immerso nella sua aura intoccabile di mistero, cinismo e eleganza.
«Uno dei problemi principali dei narcisisti è la mancanza di empatia. Prova ad ascoltare il suo cuore ogni tanto. Prova a mettere qualcun altro prima di te stesso»
«Mi stai dicendo di innamorarmi in pratica»
«Anche. L'amore è un grande passo avanti»
«Ma io sono già innamorato» ammise.
«La propria immagine non vale purtroppo Ivar» e lui si sentì messo a nudo, perché nessuno aveva mai capito che lui fosse innamorato di se stesso.
«Perché non provi a parlarmi di come ti senti quando ti vedi allo specchio?» continuò lei, sorridendo e aggiustandosi gli occhiali che le nascondevano gran parte del viso.
«Io non me la sento ancora» sospirò «posso provarci alla prossima seduta»
«Dovrai farlo alla prossima seduta» concluse Emma .

E la prossima seduta era giunta, ed Ivar ormai era arrivato a contare fino a 997.
Si fermò una volta avvistato il portone grigio del gran palazzo rosa che spiccava tra le spente strade di Copenhagen.
Salì le scale lentamente ed aprì la porta quasi tremante, rifugiandosi per un secondo nelle lunghe maniche del suo maglioncino blu, della stessa tonalità dei suoi occhi.

«Ciao Ivar» lo salutò sorridendo, non appena entrò nello studio.
«Ciao Emma» le sorrise un po' «Devo proprio farlo vero?»
«In realtà» iniziò lei alzandosi dalla sedia «ho riflettuto a lungo e la risposta è no»
Ivar rimase felicemente sorpreso, e lei continuava a camminare per la stanza. Le sue converse strisciavano leggermente sul parquet chiaro, e si appoggiò con la schiena contro la libreria.
«La cosa che amate di più non è parlare di voi stessi, ma elogiare voi stessi tramite qualcun altro. Voi volete essere l'oggetto primo della discussione soltanto se questa non è totalmente incentrata su di voi. Il limite tra egocentrismo e narcisismo è labile.
Voglio che mi parli delle relazioni con le altre donne. Se amavi te stesso, perché stavi con loro?»
«Perché le amavo»
Emma alzò il sopracciglio.

«Quando ti dico che le amo intendo dire che amavo il modo in cui mi sento quando ero con loro.
Amavo me attraverso loro.
Amavo vedere me stesso attraverso i loro occhi.
Amavo vedere me stesso coi miei occhi mentre immaginavo come apparivo attraverso i loro occhi.
Parlavo di ogni argomento che mi rendesse più intelligente e amavo sentire me stesso dire queste cose per vedere il modo in cui pendevano dalle mie labbra.

Quando dico che le amavo voglio dire che amavo essere il loro mistero, ciò che le teneva sveglie la notte,  la loro ossessione.
Amavo essere il loro altare, il loro oggetto sacro, la loro icona, il loro miracolo.
Amavo essere la causa del loro dolore.
Quando dico che le amavo voglio dire che amavo essere il loro sole, monopolizzare la loro orbita, essere il centro della loro gravità, riportarle sempre da me nonostante cercassero disperatamente di uscirne, schiacciandole.
Tenendole in mio possesso.
Anzi, mi correggo. Non il sole, no. Ma un buco nero, così come mi disse Astrid tempo fa. Un buco nero, perché in me non c'è nulla di buono quando sono con loro, ma solo puro sadismo nel vederle sgretolarsi per me, davanti a me.
Quando dico che le amavo voglio dire che amo la storia che posso raccontare alla mia prossima vittima circa la mia ex, di quanto stavamo bene, quanto il nostro amore fosse intenso, da favola, che coppia fossimo e in che modo loro, gradualmente, dolorosamente e senza alcuna spiegazione, pezzo dopo pezzo fossero cambiate, diventando sempre più chiuse nella loro tristezza, non lasciandomi altro da fare se non lasciarle per qualcuno di migliore»

Emma tremò quando Ivar finì di parlare. Deglutì rumorosamente.
«Non ti ho spaventata, vero?» Ivar le si avvicinò protraendosi verso di lei accarezzandole la guancia.
«Affatto» lei rispose. Sapeva a che gioco stava giocando. Sapeva che avrebbe voluto affondare anche lei ad ogni costo, e avrebbe dovuto fare tutto il possibile per impedirglielo.

AYEEE.
Che ve ne pare? Che fine farà Emma? Ce ne importa veramente qualcosa? Vogliamo che Ivar muoia male? Leggete come dei venditori ambulanti?
La smetto. Grazie per il supporto/ voti / commenti, vi amo.
In foto possiamo ammirare un esemplare di Ivar nel suo cappotto nero accanto a Vincent che indossa la famosa sciarpa rossa che diede ad Ivar prima di partire.
In tutto questo io domani avrei delle prove di fisica, matematica e filosofia ma non so niente, qualcuno preghi per me. Buonanotte 💙

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