2.2 Mister Look

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Alle sedici e ventuno era già fuori dal minimarket. Considerando che vi era entrata solo dieci minuti prima, la sua passeggiata si sarebbe conclusa con altri cinque minuti di camminata a passo veloce e l'arrivo a casa. Avrebbe tolto gli abiti che indossava, si sarebbe infilata sotto la doccia rovente e avrebbe pianto ancora una volta pensando a quanto fosse merdosa quella città e a quanto potessero essere meschine le persone. Emily aveva un solo piano nella vita e da quando Leon se n'era andato in quel modo quel piano aveva posseduto la sua anima ancor di più: non soffrire era la frase chiave da ricordate, la frase che aveva innescato il piano. Non era abituata a combattere, sapeva di essere debole, ma senza Leon a comprenderla, senza il suo migliore amico a carezzarle la guancia quando aveva i suoi momenti no era ancora più sola di quanto non fosse mai stata. Il tempo era in sintonia con il suo umore: nuvoloni grigi simili a zucchero filato si disseminavano all'orizzonte, dietro i tetti delle case, il freddo pungeva più del solito e nessuna giacca sarebbe stata abbastanza pesante per farla rimanere al caldo.

Imboccò il primo vicolo a destra per arrivare prima: quel quartiere era deserto, avrebbe fatto prima e non avrebbe incontrato nessuno. Camminò silenziosa per qualche metro, poi dovette fermarsi: un rumore, come di un ramo spezzato. Si voltò. Non c'era nessuno, solo il vuoto di un pomeriggio dipinto di nero. Continuò a camminare, con la busta della spesa fra le mani. Poi lo stesso rumore la richiamò all'attenzione. Lo vide, proveniva di fronte a lei. Una figura indefinita spezzava bacchette di legno con le mani, appoggiato vicino a un lampione. Il contrasto di luce non riusciva a identificarla, quindi Emily continuò nella sua passeggiata, fino a quando non fu abbastanza vicino per controllare meglio la situazione con la coda dell'occhio. Poteva avere ottant'anni, forse novanta. Era vecchio, vecchissimo, il volto era quasi marcio, pieno di rughe e di pieghe disposte in orizzontale e verticale. Le orecchie erano grosse, con lobi pendenti fino alla mandibola e gli occhi erano piccoli e infossati, mentre la bocca sottile e incavata. Quando camminò di fronte a quel vecchio sentì i suoi piccoli occhi scrutarla. Pensò a un pervertito, ce n'erano così tanti in quella città che aveva perso il conto. Il suo passo accelerato la fece notare dal vecchio, che la richiamò all'attenzione.

«Leon Horell» disse a voce abbastanza alta per essere sentito.

Emily smise di camminare. Dava le spalle al vecchio. Non vi riuscì più e dovette voltarsi. I due si guardarono senza dirsi niente.

«Lo conosci?» aggiunse il vecchio dopo qualche secondo di esitazione.

Emily non si avvicinò, semplicemente annuì.

«Lo sai che non c'è più?» il vecchio prese a camminare verso Emily, che per un secondo avvertì una sensazione di pericolo estremo. La paura e la curiosità la tenevano però ancorata al suolo. Il vecchio le fu abbastanza vicino per sentire il suo profumo.

«Guardo i tuoi occhi e sai cosa leggo?» le chiese.

Emily, pietrificata, scosse la testa.

«Rabbia...paura...risentimento...sai che sono sentimenti sbagliati per una ragazza di sedici anni?».

«Come fai a sapere la mia età?».

«Emily, non essere sciocca...».

«Come fai a sapere il mio nome?» il tono di voce le si alzò.

«Non si tratta di ciò che so io, ma di quello che sai tu. Tu sai di voler bene a Leon, vero?».

Emily annuì.

«Se ti dicessi che hai un'occasione per rendere meno vano tutto quello che è successo? Mi ascolteresti?».

Ancora un sì con la testa.

«Posso punire i tuoi amici» rivelò il vecchio. «E vendicare Leon. Niente di grave, solo qualche piccola marachella per farli impaurire. Lo sai che non c'è niente di male nello spaventare la gente cattiva, vero? E quella, Emily, è gente cattiva» la voce dell'anziano si assottigliò, divenne più macabra di quanto non fosse già. «Gente cattiva che punisce gente buona. Non è quasi ironico? Il mondo va al contrario. Ma se tu avessi la possibilità di sistemare le cose?».

«Guarda, devo...».

«Se per una volta soltanto Rick e Joy pagassero tutto il male che hanno fatto? E con loro anche gli amici che li appoggiano sempre? Cosa diresti se io fossi la tua possibilità per metterli in cattiva luce e farli soffrire un po' come hanno fatto loro con il povero Leon?».

Le parole le risuonarono in testa.

Una volta, due volte, tre.

Qualcosa in lei venne attivato, il bottone collegato all'essere selvaggio venne premuto.

E fece ancora sì con la testa.

«Mister Look ringrazia» sussurrò l'uomo.

La sua chiacchierata con Mister Look era durata una trentina di minuti e le era parso che volasse, come se gli ingranaggi dell'orologio immaginario che regolava il tempo sulla Terra si fosse bloccato e poi fosse stato accelerato all'improvviso. Emily aveva subìto quel certo fascino che Look emanava anche solo con uno sguardo e la cosa la faceva sentire piuttosto in imbarazzo. Poteva essere suo nonno, con quelle basette bianche molto accentuate che sporcavano le orecchie allungate e quegli occhi luminosi accerchiati dalle rughe solcate sul viso rigido e cadente, ma qualcosa – lo avvertiva nell'aria – stava per cambiare e quel qualcosa sarebbe stato merito di Mister Look. In lei aveva esercitato quel fascino tipico di chi sa cosa fare, un'influenza che riesce solamente a pochi. Emily ripensò alla conversazione quando, di notte, il freddo si fece sentire tramite un piccolo spiffero gelido filtrato da una piccola e impercettibile crepa sul telaio della finestra di camera sua.

***

«Non è il primo caso del genere, a Ubis» le aveva detto.

«Sul serio?».

Look aveva annuito. «Nel 1980 un ragazzo della stessa età di Leon fu spinto al suicidio da alcuni suoi compagni».

«E cosa gli facevano?».

«Oh, lo prendevano in giro, lo chiamavano "frocio" o lo spingevano contro il muro, i soliti atti per umiliare un amico che non si è integrato con il gruppo».

«Come si chiamava questo ragazzo?» aveva chiesto Emily con interesse.

Mister Look ci aveva pensato un po' su, come per sforzarsi di ricordare, poi si era inumidito le labbra e aveva detto: «Nicholas, si chiamava Nicholas».

«Lei lo conosceva?».

Look aveva fatto spallucce. «Era mio nipote».

Emily sgranò gli occhi. «Mi dispiace molto».

Look aveva abbassato lo sguardo. «Anche a me. Ma c'è un modo per vendicare Nicholas e il tuo amico. Posso farlo, ho sempre voluto farlo, ma stavolta non sono da solo» le aveva preso le piccole mani gelide fra le sue. «Ci sei tu con me, giusto?».

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Qualcuno Sta Per CadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora