5.3 Leòn

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Joy non aveva nemmeno la forza di reagire, continuava a rimanere accanto al corpo di Rick. Piangeva a singhiozzi, il trucco pesante che la faceva apparire più adulta delle sue coetanee era sparito lasciando spazio a una maschera occulta con enormi strisce trasversali nere pezzate. A trenta metri di distanza, intanto, Emily e Lewis avevano assistito a tutta la scena e se ne stavano immobili, in silenzio, con le labbra gelate e dischiuse per lo stupore e la paura. Mister Look, alias Nicholas, era dinanzi a loro, la testa voltata a sinistra, gli occhi rossi come rubini infuocati a gustarsi la scena di Joy e Rick. Lui l'aveva aggredito per così tanto tempo che quasi, mentre riceveva colpi da quel ragazzo prepotente, avrebbe voluto scoppiare in lacrime. Look non aveva nemmeno accusato fatica nello sbatterlo al muro e quel colpo era bastato per ucciderlo. Il suo animo assassino era appagato e soddisfatto, dal suo volto non si scollava quel sorriso crudele che incuteva timore a Emily.

«Nicholas» disse Lewis.

I due fratelli si guardarono.

«Cosa vuoi?».

«L'hai ucciso...».

«Bella scoperta!» esclamò e scoppiò a ridere.

Lewis, per la prima volta, non riconobbe suo fratello. Nicholas non era quel mostro inquietante che si trovava di fronte. Nicholas non era cattivo. Nicholas era un animo sensibile a cui piaceva disegnare, che amava la natura e che non avrebbe fatto del male nemmeno a una mosca. Non sapeva cosa ne era stato di suo fratello, ma quel ragazzo in difficoltà un po' timido e impacciato non esisteva più, bensì aveva lasciato spazio a un adulto marcio dentro, con risentimenti nei confronti di un mondo che non avrebbe mai potuto aggiustare da solo. Lewis si passò una mano sul volto e pensò alla vecchia filastrocca dei buoni che diventano cattivi. Nessuno può fermarli, così dice la diceria popolare, perché un buono che diventa cattivo è semplicemente un ex essere umano la cui brutalità è venuta a galla.

«Falla finita» sussurrò Lewis.

«Ora mi occupo della ragazza».

«No!» urlò Lewis e Nicholas lo fissò senza dire niente. Lewis sollevò il diario al cielo. «Rientra qui dentro. In questo diario c'è la tua anima, è qui il vero te stesso, non sei ciò che sei diventato».

«Dovevano pagare!» urlò Nicholas con voce demoniaca. «Dovevano pagare per tutto ciò che mi hanno fatto! Dovevano pagare i loro figli! Dovevano pagare i figli dei figli, i loro antenati! Tutti dovranno pagare per ciò che mi hanno costretto a fare!».

«Non ti ha costretto nessuno» Emily disse proprio ciò che non avrebbe avuto mai il coraggio di dire, se fosse stata cosciente. Nicholas la guardò, rabbioso e dubbioso.

«Tu non sai niente di me e della mia storia».

«So che avevi problemi» disse Emily scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte e deviandosela dietro l'orecchio. «So che non riuscivi a muoverti molto bene e che purtroppo non eri del tutto autonomo. So che eri gentile, un ragazzo simpatico. So anche che ti torturavano, che ti prendevano in giro, che ne hai sopportate tante» Emily cercò di assumere un tono di voce dolce e sensibile. «Ma Nicholas, hai visto cos'hai fatto? Tre persone. Hai ucciso tre persone che sono legate a ciò che ti è successo solo marginalmente».

«Tutto è collegato» disse Nicholas. «La prova? Quello che hanno fatto a Leon. Credi che il tuo amico fosse contento di essere umiliato ogni giorno? Credi sia stato contento di morire per colpa di Rick? Credi che sia felice?!».

«No, ma...».

«Lui farebbe ben di peggio! Se potesse evadere dal posto in cui si trova, credi che non si vendicherebbe? Che non avrebbe modo di uccidere barbaramente tutti quelli che l'hanno fatto soffrire? Lo sto aiutando e mi sto togliendo delle piccole soddisfazioni! Ecco quello che sto facendo e tu...».

Qualcuno Sta Per CadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora