4.2 Urla mute

137 14 2
                                    


Joy non aveva mai fatto la doccia in palestra, perché i bagni dello Sport Fitness & Health erano qualcosa di indicibile anche sul versante femminile. I piatti doccia pullulavano di calcare in prossimità dell'impianto in acciaio, l'acqua usciva lentamente dalla doccia e quasi sempre fredda, ma cosa poteva aspettarsi dall'unica palestra di uno sgangherato centro come Ubis? La ragazza, terminata la sessione di allenamento, impugnò la giacca della tuta e la infilò sotto gli sguardi voraci di qualche ragazzo ancora impegnato con gli attrezzi. Joy sapeva bene che il suo corpo slanciato e tonico risultava attraente per i ragazzi della palestra, ma non aveva mai pensato all'eventualità di acconsentire quegli sguardi furtivi e si era limitata a svolgere il proprio lavoro lontano da occhi indiscreti. La discussione con Rick aveva però cambiato il suo modo di vedere le cose. Rick non aveva avuto pietà nel liquidarla dopo molto tempo passato insieme e Joy non spiegava a se stessa il motivo per cui avrebbe dovuto provare pentimento nel caso remoto in cui avesse accettato quegli sguardi pieni di malizia da parte degli uomini della palestra. Così, in quel giorno freddo e umido, si era divertita per la prima volta con il gioco più vecchio del mondo, quello della provocazione. Un'occhiata di lì, un'altra di qua, qualche squat per far risaltare i glutei sodi e rotondi. Le sue fantasie avevano subìto uno scossone emotivo e non era sicura di voler lasciare la palestra sul più bello, cioè quando la maggior parte dei ragazzi, di tutte le età, stava cominciando ad eccitarsi.

Doveva però andare. I suoi genitori erano molto permissivi, ma non transigevano sugli orari da rispettare. Orario di colazione, pranzo e cena dovevano essere sempre rispettati e se il suo orologio da polso segnava le venti e dieci e la cena era programmata per le venti e trenta...be', era già in grossi guai.

Quando fu in strada avvertì una sensazione strana. Di solito andava in palestra con Rick, che la proteggeva dal freddo ascoltandola e riscaldandola. Ma in quel momento, nel gelo serale che contraddistingueva Ubis, non c'era nessuno a darle un supporto. Ogni rumore diventava panico: il rompersi di rami a centinaia di metri di distanza, il vento sibilante fra i pali della luce e fra i cespugli, i passi indistinti di qualcuno.

Come era possibile?

Ubis era una di quelle città in cui non esisteva la socializzazione. Quasi per niente. Chi mai poteva essere in giro a quell'ora? Ogni volta che era ritornata con Rick non aveva mai incontrato nessuno, limitandosi ad osservare una città silenziosa e inquietante che sarebbe diventata rigogliosa e graziosa con l'arrivo del giorno. Erano passi diversi. Squamosi. E se ci fosse stato un animale? Uno di quei grossi e pesanti animali selvatici dai boschi? Joy detestava gli animali, di tutti i tipi. Non sopportava cani, gatti, figuriamoci belve enormi e feroci. Smise di camminare quando avvertì i passi avvicinarsi sempre di più. Era pietrificata e lo squash squash squash dei passi affondava sull'asfalto ogni secondo di più. Joy si guardò attorno e constatò quanto fosse sola. Nessuna finestra aperta dalle case lì attorno, solo la luce trasversale di un lampione che le illuminava solo mezzo volto. In lontananza vide l'ombra che tanto temeva.

Ma si tranquillizzò quasi subito. Non era certo un animale. Camminava sui piedi, allo stesso modo di un essere umano, forse leggermente più ingobbito, ma erano solo problemi di postura. Forse era semplicemente un abitante di Ubis che conosceva già e che non aveva riconosciuto per via del buio quasi totale. Avrebbero scambiato due parole di convenienza, forse abitavano addirittura vicini e sarebbero tornati a casa insieme. Joy riprese a respirare e a camminare, ma non ebbe la forza di avvicinarsi troppo. C'era ancora il mistero dello squash. Cosa diamine era quel rumore? Forse quell'uomo aveva le scarpe bagnate, ma il lago era troppo lontano e inserito nel bosco, perché quel tizio avrebbe camminato a piedi per tutta la città con le scarpe bagnate e con andatura ingobbita? C'era qualcosa che non la convinceva. Avrebbe voluto tornare indietro, ma era pietrificata di nuovo. Se avesse avuto uno specchio di fronte avrebbe capito quanto, per la prima volta nella sua vita, sembrava brutta e lontana dalla ragazza fascinosa ed elegante che era sempre stata. I capelli biondissimi erano scompigliati e in prossimità della fronte disposti a cespuglio, il trucco assente per via della palestra, le tempie sudate, la porzione di pelle illuminata dalla luce gialla del lampione davanti a lei luminosa e umidiccia.

Qualcuno Sta Per CadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora