3.1 Quello sguardo feroce

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Emily uscì di casa coperta da un cappotto troppo grande per il suo corpo. Avrebbe potuto indossarlo nel 2050 e sembrare comunque un pulcino bagnato in un asciugamano, ma non le importava, quel cappotto era stato il regalo di compleanno che sua madre le aveva fatto l'anno scorso, uno dei rari segnali di normalità da quella donna che, a conti fatti, pur essendo una santa donna, esternava in maniera particolare il suo affetto e aveva la mania della perfezione. Emily le voleva bene, ma a volte non riusciva a capirla. Aveva iniziato a considerare quanto il problema avrebbe potuto essere lei: in fondo l'unica anima affine in amicizia che le era mai venuta in mente era Leon e lui non c'era più.

Arrivò a scuola dopo un piccolissimo ritardo del pullman. L'autista, prima o poi l'avrebbero licenziato, era un tipo dall'aspetto sempre trasandato, con due denti sporgenti come quelli di un coniglio e capelli lunghi unti fino alle spalle. La sua t-shirt basica, una dei Metallica, era sporca di macchie imprecisate e Emily si sforzava di non guardarlo per evitare di vomitare. Voci dicevano fosse tossicodipendente, ma amico della persona che gestiva l'appalto comunale di autobus, quindi avrebbe potuto presentarsi in mutande e molestare una ragazza, non gli avrebbero comunque tolto il lavoro. Corse via dal pullman e percorse il vialetto di ingresso della Ubis. Una parte di se ricordò quando quello stesso tragitto lo faceva con Leon: lui la faceva sempre ridere in qualche modo e lei affrontava la giornata in maniera diversa. Con le ali sotto le scarpe, Emily si precipitò in classe, ma fu lì che fece una scoperta tremenda: all'apertura della porta trovò l'intera scolaresca seduta nei banchi con un'espressione stralunata sul viso, i genitori di Jim erano in piedi e parlavano con la professoressa Lifwell di matematica, una donnina con gli occhialetti e occhi da cane bastonato. Dietro di loro, in piedi, due agenti della polizia di Ubis prendevano appunti su un taccuino seduti alla cattedra della professoressa. Qualcosa di grosso doveva essere successo. Il primo poliziotto, arcigno e con la barba incolta, la fissava senza dire niente, quasi sorpreso della presenza di un ulteriore alunno. Il secondo poliziotto, anoressico per definizione, con le spalline della divisa che fluttuavano nell'aria per quanto non sostenute dallo scheletro, aveva continuato a scrivere chissà che sugli appunti. Emily si accomodò al banco di scuola, l'ultimo in fondo a destra, sotto lo sguardo dei suoi compagni di scuola.

Al suo fianco, a destra, in uno dei banchetti singoli, c'era Missy. Missy non era male, per niente male, ma Emily aveva l'impressione che qualcosa in lei mutasse ogni giorno. Non aveva personalità e lo dimostrava non schierandosi apertamente da nessuna parte.  A volte Emily aveva pensato che, se lo avesse voluto, avrebbe potuto intraprendere una carriera politica e mangiare a sbafo da ogni piatto facendo credere a tutti di essere amica. Ma Missy era anche l'esemplare di essere umano più vicino alla normalità che ci fosse in quella classe. Rick e Joy avevano lo sguardo basso, fissavano un punto imprecisato del banco. Ydes, il campione di calcio, era a gambe larghe e braccia incrociate, quasi in segno di provocazione verso gli agenti di polizia. Non ne avrebbero mai fatto una questione razziale per via del suo colore della pelle, ma la polizia di Ubis non sopportava gli arroganti, afroamericani o cinesi che fossero. Ydes sembrava in procinto di voler dire qualcosa. Ad ogni commento dei genitori di Jim, visibilmente preoccupati ed angosciati, la professoressa di matematica rispondeva con un'espressione costernata.

Missy era nervosa, nervosissima. I capelli biondo platino, perfettamente in ordine, avevano subìto uno scossone e animavano ciuffi ribelli qui e lì. Il completo in jeans e salopette che indossava era più disordinato del solito, inusuale per una ragazza ordinata come lei. Emily trovò il coraggio di sussurrarle qualcosa, erano abbastanza vicine per capirci qualcosa insieme.

«Psst...Missy».

Nessuna risposta.

«Missy».

Qualcuno Sta Per CadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora