Capitolo 21

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Passai la notte ad accarezzargli lievemente la schiena, la mia mano saliva delicatamente al collo fino a sentire i suoi capelli e sempre lievemente le mie dita ci giocarono.
Marco dormiva come un bambino,chissà se aveva sentito le mie carezze, le mie mani...
Mi lasciai andare al momento, stavo così bene, lui era con me, lui non mi stava chiedendo nulla di strano.
Lui si svegliò, mi guardò, mi spostò i capelli dal viso, con la mano , mi strinse forte a lui.
Passarono pochi minuti che Marco provò nuovamente un desiderio forte di me, di noi.
Facemmo l' amore, mi sussurrò:
" Non riesco a controllarmi, se ti ho vicina, io devo prenderti, non posso farci nulla"

Sì! Marco me lo ripeteva sempre , ripetutamente.

Dalle fessure della finestra, la luce del nuovo giorno faceva capolino, decidemmo di alzarci e di andare a fare colazione in riva al mare.
La sera prima avevamo visto la terrazza di un bar affacciarsi sul mare e volemmo andarci.
La brezza marina era fresca, il profumo di salsedine era tenue ma presente.

Io e Marco.

Sapevo che dopo la colazione lui sarebbe dovuto partire e speravo che quella tazza di caffè fosse sempre piena.
Lo guardavo, non mi stancavo di guardarlo.
Il suo viso era motivo di sogno per me.

"Quando rientri?" Mi chiese

"Domani sera dovrei ripartire, ma volevo fare un piccolo salto di un giorno da Rossella. Non so se ci riuscirò ma a fine settimana in un modo o nell' altro devo tornare. Lunedì alle 9 ho appuntamento con un altro allevatore " gli risposi.

"Mmm..ed io come faccio? Come faccio?"
La sua voce era quasi sintomo di disperazione nel dirmi questo.

Qualcosa mi aveva bloccata, i maledetti dubbi erano sempre presenti tanto da dirgli:
" Ma figurati! Basta aprire la tua rubrica, se oggi è il giorno di Elisa, domani sarà il giorno  di Cristina, di Ilaria, di Chiara...ce la farai senza il minimo problema "

Non mi sentii stronza a dire questo e lui mi rispose come volli io ma non riuscii  in ogni caso a non pensare male di lui.
Marco era un maledetto latin lover, era nato così, non poteva sicuramente diventare un prete.

"Ti sbagli! Non ho nessun nome in rubrica da chiamare per quello che pensi tu.
Io ho la mia compagna e te. Io non voglio più nulla, ho già così tanto "

Ecco lui mi disse tutto questo.
La sua compagna.
Lui dopo colazione sarebbe dovuto tornare dalla sua compagna e questo mi faceva male.
Io volevo Marco per me, solo per me, non volevo dividerlo con nessuno eppure quando seppi di lei avrei potuto evitare la relazione, avrei dovuto ,ma non ci riuscii.

" Ciao amore, devo andare...ci sentiamo."
Mi diede un bacio e mi guardò negli occhi, sembrava dirmi 'mi mancherai Elisa, mi mancherai ' , ma non mi disse nulla.

Partì ed io tornai in scuderia.
Mi diressi subito alle stalle, feci uscire Castaway ed iniziai ad allenarlo.
Sentivo ancora Marco su di me, nella mia testa, sulla mia pelle.
Dovevo pensare ad altro, dovevo lavorare duramente, lui era andato via.

La criniera di Castaway era di una luce splendente.
Sembrava giocare con la sua ombra, quel cavallo aveva uno spirito giocoso e ribelle come quello di un bambino.
Decisi di assecondarlo.
Saltellai qua e là, la mia ombra saltava con me,Castaway sembrava seguire i miei movimenti.

" Salta con me Castaway!"
Gli dissi ridendo.

Girò su se stesso, a tratti lo ebbi così vicino a me che sembravamo uniti in una danza.
In un battito di ciglia gli salii sulla schiena, lo cavalcai, continuò a danzare.
Pareva un bambino felice e lo era, lo eravamo.

"Incredibile! Me lo aveva detto il tuo papà che sei incredibile. Ha ragione, riesci ad entrare in sintonia con questi splendidi animali! Sei incredibile Elisa!"
L'allevatore mi disse con aria meravigliata.

Se solo potessimo essere di nuovo estranei. Where stories live. Discover now