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Paralizzata sul posto, mi voltai lentamente, trovando un sorridente Adrien. «Mi perdoni per la mia sfaccettatura, ma ero solo sorpreso di vedervi da queste parti, principessa Jane.

«Adrien», sussurrai al vento, «la sorpresa è reciproca. Come mai siete qui?»

«Mi stavo recando al castello per gli allenamenti quotidiani, abbiamo tardato quelli di questa mattina.»

Si avvicinò in sella al suo cavallo e scese, «voi?»

«Io...», mi voltai verso l'ammasso di legno, «niente, assolutamente niente», scossi il viso. Di certo non potevo dirgli la verità, mi avrebbe presa per pazza.

«Volete che vi accompagni a casa? Sono diretto lì.»

«Grazie mille, ma preferisco tornare a piedi», scossi il viso, «andate pure, o rischierete di arrivare in ritardo.»

Annuì e, senza aggiungere altro, salì sul suo cavallo e sfrecciò via. Sospirando, decisi di incamminarmi presso l'adiacente campo di margherite ed alzai il viso verso il cielo, perdendomi in quel azzurro tanto limpido e pieni di ricordi.

Raccolsi un paio di margherite e mi sedetti ai piedi di un albero, strappando dei petali ad una.
Ricordavo quando io e Damon ci nascondevano in questo campo, mia padre andava sempre su tutte le furie e non ci trovava mai. L'ultima volta che andammo lì, avevo undici anni, Damon nei giorni precedenti non aveva risposto alle mie lettere e quindi non potevo far altro che andare a casa degli zii.

Mi accompagnò mia madre, ricordavo quel giorno come se fosse ieri: lui era nella sua stanza, zia Leila non voleva che lo vedessi, mi disse che negli ultimi giorni non aveva fatto altro che litigare con lo zio e perfino con sua sorella.

Nonostante ciò, riuscii comunque a raggiungerlo. Mi disse che era in punizione e non poteva vedere nessuno, quindi scappammo come nostro solito lì: nella nostra casetta di legno. Quel giorno non entrammo, non passammo le ore a parlare o a fare stupidi giochi, quel giorno mi disse chiaramente di essersi stufato di me e distrusse la nostra casa sotto i miei stessi occhi.

Avevamo faticato tanto per quella casetta e lui l'aveva distrutta con solo la forza di tre pugni. Ci rimasi malissimo e piansi per i seguenti giorni, da lì, nessuno riuscì più a capirlo.

«Principessa Jane?», mi sentii chiamare.

Alzai il viso e notai una ragazza che reggeva un cestino di mele. «Buon pomeriggio», le sorrisi.

«Va tutto bene? Volete che chiami aiuto?»

«Sto benissimo tranquilla, se volete, potete sedervi qui accanto a me e farmi un po' compagnia.»

La ragazza si guardò attorno e sorrise, sedendosi. «Come mai passavate di qui?»

«Come ogni giorno sono andata a vendere le mele in paese.»

«Oh, non abitate lì?»

«Purtroppo no, abito oltre questo campo, la mia non si può definire casa, ma lì ci abitiamo io e i miei fratelli maggiori.»

Abbassai lo sguardo sul suo vestiario e notai quanto fosse sporco e in alcuni punti bucato. La ragazza, infatti, sedeva distante da me, forse perché provava vergogna.

«Siete bellissima con indosso questo abito», disse, allungando la mano nel cestino ed estraendo un mela. «Ho notato che poco fa eravate molto seria e triste, accettare questa mela, a me le mele rendono felice.»

Osservai per pochi secondi la mela e l'accettai, mi ricordava un po' la storia di Biancaneve e ciò mi fece ridacchiare. «Vi ringrazio per la mela, adesso devo ricambiare il favore», sorrisi.

«Cosa? No, certo che non dovete!»

«State tranquilla, vi piace questo abito, giusto?»

Lei, titubante, annuì.

«Benissimo, a casa ho un paio di vestiti che non indosso più, ve li donerò. Con quei vestiti potete farci tutto quello che volete.»

«No, mi dispiace non posso accettare. Vi ho regalato la mela perché la ritengo un qualcosa di futile, i vostri abiti sicuramente vanno oltre.»

«Essendo miei, penso che dovrei scegliere io il proprio destino, no?»

«S-Si, ma...»

«Bene! Allora non dite altro! Andate a casa, tra un po' vi invierò una bella sorpresa!»

Senza aggiungere altro, sorridente, mi alzai e corsi verso casa. Il mio unico obiettivo era quello di trovare Sofia e di chiederle di prendere i miei vecchi abiti, insieme a del buon vino e del pane, e mandare qualcuno presso quella vecchia casa, ma fui fermata.

Mia madre mi attendeva alla fine della scalinata con le braccia conserte e con espressione rabbiosa. «Dove sei stata ti ho cercata ovunque?!»

«Ero ai campi di girasole.»

«Il tuo insegnante ci ha informati della pessima lezione di oggi, dimmi, dunque, cosa ti è successo? Non è da te essere con la testa tra le nuvole.»

«Oggi lo ero», feci ancora una volta un passo in avanti, ma puntualmente lei mi bloccò.

«Come mai tanta fretta? C'è qualcuno che ti attende?»

«In realtà si, ho promosso ad una ragazza povera che le avrei dato alcuni degli abiti che non indosso più. Dovreste vederla madre, è così carina e tenera, mi ha fatto pena.»

«Dovrei crederti?»

«Perché lo chiedete? Certo che dovete credermi!»

«Non lo so, tesoro, era da molto che non tornavi lì. Se c'è qualcosa di cui vuoi parlare, sai dove trovarmi.»

Annuii. Lei sapeva scavare in me, lo aveva sempre fatto e quel giorno aveva capito che c'era qualcosa che non andava.

Spazio Autrice:
Come vi sembra la storia fino ad ora? Vi incuriosisce? Vi annoia?
Ho bisogno di saperlo please 😱
PS: onestamente mi intriga, il sogno, il posto stabilito e l'improvvisa comparsa di Adrien...bha, mi sa di strano.
-Angel ❤️

Sentimenti Mai ProvatiOnde as histórias ganham vida. Descobre agora