XXIX

2.7K 146 17
                                    

«William ci sta rimandando le nostre guardie, quelle presenti hanno già lanciato un allarme e stanno scortando la gente nei rifugi. Fortunatamente non ci sono state vittime, ma in molti sono stati feriti», ci aggiornò mio padre, tracciando una linea sulla mappa, proprio dove avevamo i nostri rifugi.

«Perfetto, William ha scoperto qualcosa per quanto riguarda i passaggi aperti che permettono a quelle creature di entrare nel nostro mondo?», chiese mia madre mentre io riponevo i libri nella libreria di mio padre.

«Ha mandato le sue truppe nei vecchi passaggi, ma sono tutti chiusi, quindi ripartiamo da zero. Onestamente mi sento più sicuro, sapendo che il nostro popolo non è più in pericolo, quindi abbiamo fatto un passo avanti.»

«Certamente, la priorità è questa.»

«Madre vado da Adrien, per sapere come sta», annunciai e silenziosa uscii dall'ufficio. Erano passati due giorni dall'attacco, avevo trovato Adrien la sera stessa nelle stalle; stava dando la paglia al suo cavallo quando ci fu l'attacco. Per fortuna non aveva riportato gravi ferite, ma aveva comunque un braccio fuori uso. Il medico che corse subito in suo aiuto ci rassicurò che sarebbe guarito velocemente e lo sperai davvero.

Mio padre gli aveva offerto una delle nostre camere ed era proprio lì che mi stavo dirigendo. Prima di entrare, bussai alla sua porta e dopo un consenso mi feci avanti.
«Come va, Adrien?»

«Jane», si sollevò a fatica e poggiò il busto alla tastiera del letto a baldacchino. Aveva ancora la testa fasciata, poiché aveva subito un grave colpo. «Molto meglio, la testa non mi duola molto, come procedono le cose in paese? Ci sono feriti?»

«Si, ma per fortuna nessun deceduto», mi sedetti sul letto accanto a lui, «ci siamo già occupati di smistarli nei nostri rifugi.»

Annuì e forzò un sorriso, «l'importante è che anche voi stiate bene, so che sono entrati nel castello e mi dispiace non essere riuscito a proteggervi.»

«Non potevate Adrien, erano molto potenti ed è già un miracolo che siate riuscito a difendervi da solo. Molti vostri compagni sono stati uccisi a sangue freddo dopo nemmeno un secondo dall'inizio dell'attacco.»

Abbassò il viso e sospirò, «si, lo so. Avrei dovuto esserci anche per loro.»

«Pensate solo a guarire ora, non pensate negativamente; dovete rimettervi e aiutare le guardie in arrivo dalle campagne del Nord.»

«Avete ragione, grazie mille per essere venuta qui, mi solleva sapere che siete preoccupata per me», ridacchiò e subito dopo serrò gli occhi, poggiando una mano sul capo con un espressione di dolore.

«Adesso riposate, verrò questa sera per la cena, ma non sollevatevi troppo: non lo faccio di certo per voi», sorrisi scherzosa.

«Certo certo», alzò gli occhi al cielo e si rimise comodo.
Lo lasciai riposare e chiusi la porta con delicatezza, avvisandomi verso la mia stanza. Per fortuna i miei genitori mi avevano permesso di ritornare nella mia vera camera e non in quelle brutte celle che loro si ostinavano a chiamare stanze per ospiti.

Al suo interno trovai Angel sdraiata sul letto intenta a leggere un libro e Damon seduto sul pavimento. Non vi erano miglioramenti nelle nostre ricerche, seppur durante la notte li aiutavo, non avevamo ancora trovato nulla.

«Novità», chiesi speranzosa, ma lo scuotere della testa di Damon mi fece crollare le speranze nelle segrete. Sospirai e mi sdraiai a pancia in su sul letto.

«Vado dagli zii, sono assente da questa mattina, non vorrei che si insospettissero», disse Angel, balzando in piedi e sistemandosi la gonna.
«Come sta Adrien?»

«Non bene, ha continue fitte alla testa ed è molto debole. Prima troviamo un modo per slegare le guardie da questo tizio e prima sarà definitivamente al sicuro.» 

«Anziché preoccuparvi del popolo e di noi, vi preoccupate per lui?», chiesi con una risatina che mi fece intuire che la sua domanda fosse un'altra.

«Il popolo è al sicuro nei rifugi e noi siamo più o meno in grado di difenderci, ma lui no.»

«Fatemi sapere quando ci saranno le nozze, voglio essere la madrina del primogenito», scherzò e rise.

Afferrai un cuscino e glielo lanciai contro, «non siete divertente!», dissi mentre lei usciva ridendo.

Scesi dal letto e mi sedetti accanto a Damon sul pavimento, prendendo un libro dalla pila. Iniziai a leggere le prime pagine, ma ripensai alle cosa che aveva detto Angel e mi ritrovai a ridacchiare e scuotere la testa. «Dunque è così, provate davvero affetto per quell'ammasso di ossa animato?», chiese Damon, non alzando lo sguardo dal libro.

«Ha un nome Damon e, sì, provo un grande affetto nei suoi confronti. A differenza di qualcuno, lui ha grandi  sentimenti ed è in grado di farmi sorridere.»

Solo allora alzò il viso verso di me, «perché ho la sensazione che tante parole abbiano un doppio senso verso il sottoscritto?»

Feci spallucce, «nessun doppio senso, è ciò che penso.»

«Vorresti dirmi che solo lui è in grado di darti gioia?»

«Certamente, mi è sempre stato accanto, soprattutto dopo il tuo rapimento. Lo conosco da pochi mesi, ma si è dimostrato già migliore di te.»

Si aprì in un piccolo sorriso, «quindi la risposta è sì: quelle parole erano indirizzate proprio a me. Sbaglio o non provavi tanto odio verso di me?»

«Cosa te lo fa pensare? Mi hai rapita, fatto patire la fame, hai addirittura osato picchiarmi più di una volta; non ho nemmeno la certezza che tu non possa rifarlo ancora.»

«Eppure mi hai baciato, significa che provo una certa attrazione verso di me.»

Senza pensarci due volte lo afferrai per un braccio, voltandolo verso di me e posizionando la mano sulla sua nuca.
Allungai il collo e, in un nano secondo, potetti assecondare le mie voglie.
Percepivo la morbidezza delle sue labbra sulle mie, a differenza delle mie, che sembravano sul punto di spezzarsi come vetro.

Deglutii, ripensando a quel momento tanto folle quanto magico. In pochi secondi ricordai la bellissima sensazione delle sue labbra sulle mie e delle mie mani sul suo viso. Mi inoltrai completamente in quel bellissimo ricordo, non dando ascolto alla vocina che mi diceva che mi stava fissando.

Scossi il viso e, riempiendomi di orgoglio, dissi: «era una tattica, per liberarmi!»

«Certo, come no. Ammetti di essere attratta da me, è semplice, no? Io lo ammetto che sono attratto da te», fece spallucce.

Sobbalzai a quella frase, era attratto da me? «S-Sei attratto da me?»

«Si, è il legame che mi attrae a te, quindi non mentire a te stessa e a me.»

Se solo avesse saputo cosa realmente provavo per lui, sentimenti che andavano oltre l'attraversamento dovuta al legame. Era un potente ibrido, ma avrei tanto voluto che possedesse il potere del leggere nel pensiero.
Decisi di rimanere in silenzio e mi concentrai sulla lettura dei testi.

Sentimenti Mai ProvatiWhere stories live. Discover now