XLII

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In questo capitolo avvengono le vicende del capitolo precedente, ma dal punto di vista di Damon; in questo modo capite cos'è successo passo dopo passo durante questa battaglia.
PS: la scorsa volta ho sbagliato a scrivere i capitoli, è questo il 42esimo, no quello precedente.
Buona lettura
-Angel ❤️

Damon

Vidi il cavallo del guerriero allontanarsi sempre di più con Jane. Il padre non fece altro che osservarla, così come io. Avevo una strana sensazione e tutta quella situazione iniziava a stufarmi, volevo la pace assoluta, ma per averla bisognava combattere.

Qualcuno mi scosse la spalla e, quando mi voltai, vidi William. Non mi aveva ancora rivolto parola, il che era comprensibile, ma dovevo avere la certezza della sua più totale fiducia nel nostro piano; non volevo che il suo odio nei miei confronti compromettesse qualcosa. Già era complicato sopportare Abel e le sue occhiatacce, averne addirittura due era troppo.

«Vi siete incantato? Dobbiamo andare.»

«Sì, vi chiedo solo di non compromettere in alcun modo il piano, avrete poi tempo di farmi la ramanzina e di ricordami quanto mi odiate.»

Mi fissò intensamente e sospirò, «non mi conoscete affatto, i vostri pensieri nei nostri riguardi non sono cambiati, potevate benissimo schierarvi dalla parte del nemico.»

«Inizialmente sono andato via per annientarli, perché mai dovrei schierarmi con loro?»

«Per annientarli? Davvero? E perché avreste preso questa decisione?»

«Per protezione.»

«Nostra?»

Che assurdità. Mi voltai completamente verso di lui, osava dire troppo. «Certo che no, di mia sorella e di-», mi zittii.

«E di Jane, certo certo», continuò lui.

«Non l'ho mai detto!»

«Ma non lo avete negato.»

«William, Damon, dobbiamo andare, è ormai ora», ci interruppe Abel.

Annuimmo e ci recammo verso tre cavalli pronti per la partenza. Meredith e mia sorella ci avrebbero raggiunti con un nostro segnale, non avevamo solo il compito di bloccare Ken nel sigillo che accuratamente mia sorella e Meredith avevano creato in mattinata.

Montai sul mio cavallo e, dopo aver lanciato un'occhiata ad Angel, gli diedi un colpo secco sul fianco e sfrecciammo verso il popolo.
Superammo gli uomini che ordinatamente camminavano verso il campo di battaglia e Abel si posizionò a capo fila, parlando con quello che pensai fosse il comandante, dopodiché lo superammo, ci posizionammo sull'estremità di una collina e scendemmo dai cavalli.

Li lasciammo correre liberi, per aver più possibilità di restare nascosti mentre più passavano i minuti, più sentivo il territorio colmarsi di vite umane, di cui probabilmente solo metà sarebbe sopravvissuta.
Udii un ringhio alle nostre spalle e, quando ci voltammo, vedemmo le creature attaccare i vampiri sotto comando di Abel.

Era assurda quella situazione, non sapevo dove guardare: davanti a noi vi erano gli umani -tra cui i miei uomini ancora sotto illusioni- e dietro di noi vi erano le creature sovrannaturali. Sicuramente la nostra prima trappola aveva dato i suoi frutti, Abel mi aveva chiesto di serrare tutti i passaggi tra il nostro e il loro mondo, eccetto uno, quello che li avrebbe condotti dove noi volevamo.

Non appena udii un urlo di incoraggiamento, i miei occhi saettarono sulle truppe che correvano le una contro le altre.

«Sono parecchi», bisbigliò Abel.

Sentimenti Mai ProvatiWhere stories live. Discover now