XXXIII

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Damon

Angel passeggiava per la stanza nel panico, passandosi ripetutamente la mano tra i capelli non in ordine come solitamente lo erano.
Nel frattempo non potevo far altro che passare lo sguardo da lei a Jane, la quale non aveva ancora aperto gli occhi.

«Damon non riesco a non far nulla, dobbiamo dirlo a qualcuno, un medico deve visitarla non è normale!», disse esaurita.

«Cosa diciamo al dottore? "Salve dottore, la principessa si è sentita male durante un incantesimo con magia nera perché non si era nutrita con del sangue di cadaveri?"», provai ad imitare la sua voce, gesticolando. Le avevo raccontato ciò che era accaduto, del suo risveglio e successivamente del suo svenimento. Era talmente debole che non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi ed erano passate due ore.

Mi aggrappavo alla speranza che era semplicemente stanca a causa dell'incantesimo e che non ci fosse nulla di anomalo in sé, eppure nella mia mente vi era una scena che si ripeteva consecutivamente: il momento in cui uno dei miei uomini -sotto illusione- le aveva fatto ingerire quella strana polvere nera. Che fosse stato quello la causa del suo malessere? Sperai che non fosse così, lei mi serviva ancora e non c'era tempo per scoprire cosa fosse quella cenere; avevamo già troppi misteri da svelare.

«La zia prima mi ha chiesto perché Jane non uscisse dalla sua stanza, sapete che non sono brava con le bugie... Cosa ho risposto? Che ha ha dormito per tutto il tempo! Si insospettirà, è meglio dircelo noi prima che lo scopra!»

«Adesso basta Angel!», alzai la voce, balzando in piedi. «Piantatela di farneticare, non ne posso più, sono settimane che ripetete sempre le solite frasi, non vi scoccia? Vi abbiamo già detto che non diremo niente a nessuno. Se volete andarvene, quella è la porta, ma abbiate la decenza di rispettare la parola data!» 

Davanti a tali parole rimase scioccata, batté le palpebre ripetutamente e fece un passo indietro. «Resterò, ma solo per aiutare Jane, non fate mai l'errore di pensare che lo faccio per voi. Volevo aiutarvi, è vero, ma dopo aver aperto gli occhi e aver visto il mostro che siete diventato, non esiterò un attimo a schierarmi contro di voi», detto ciò uscì dalla stanza e sbatté la porta.

Ebbi solo il tempo di sospirare, che udii una leggera voce sussurrare: «ha ragione, ma poco ti importa.»

Mi voltai verso il letto dove vidi Jane alzare il busto e stropicciarsi gli occhi. «Hai controllato la pozione? Si è solidificata?», fu la prima cosa che chiese. Rimasi sorpreso dalla sua domanda, subito capii che sotto vi era un tranello, il problema era sapere quale.

«Non ho controllato», confessai, «come ti senti?»

«Ha importanza?», alzò un sopracciglio, togliendosi le coperte dal corpo. «Sto bene.»

«Si, ha importanza, siccome mi appartieni.»

«Ti appartengo eh? Come sei arrivato a questa conclusione?»

«Nessun ragionamento, è un dato di fatto; sei il mio legame.»

Rimase a fissarmi, quel suo sguardo indagatore mi sembrò entrare nell'anima, tant'è che avvertii una carica di brividi sulla colonna vertebrale. Raddrizzai la schiena e deglutii, mai mi era successo una cosa del genere, mentre il cuore iniziò a battere. Cosa stava succedendo? Cos'era quel sentimento che mai avevo provato? Paura? Gelosia? Odio?

«Sai, mi sta diventando sempre più difficile inquadrarti. Sei passato dall'odiarmi, ad essere geloso e adesso sei possessivo. Non ti capisco.»

«Geloso? Possessivo?», ridacchiai, avanzando verso di lei.

«Vorresti dirmi che non sei geloso di Adrien?», incrociò le braccia al petto.

Solo il nome di quel bastardo mi fece serrare i denti. Certo che lo odiavo, ma non era una novità, l'odio era l'unico sentimento che avevo mai provato con ogni sfumatura di negatività. «Come siamo finiti a parlare di questo? Mi sembra che una conversazione del genere sia già avvenuta, qual è il tuo scopo, cosa vuoi che ti dica?»

«Io? Niente, non ho nessun scopo. Voglio solo farti capire che non esistono sentimenti negativi, ma anche quelli positivi.»

«Non sono tuo padre, che da quando ha conosciuto tua madre vede tutto rose e fiori.»

Abbassò il viso e sorrise, «invidio tanto la loro storia. Mamma mi ha sempre detto che inizialmente papà era molto titubante, ma subito è scattata quella scintilla tra loro.»

A quelle parole capii e ridacchiai ancora, «e tu vorresti che quella scintilla scattasse anche tra noi, dico bene? Anche se siamo legami non significa che tra di noi ci dev'essere per forza amore, un legame si evolve a seconda della relazione che vi è tra i due sfortunati e fidati se ti dico che la nostra relazione va dalla parte opposta dell'amore.»

«Di certo non voglio te accanto a me per l'eternità, te lo avevo già detto prima che mi lasciassi libera.»

«Ritorniamo sempre al punto di partenza, ci sarà un motivo», mi sdraiai sulla parte libera del letto. Lei si voltò, dato che ero alle sue spalle, ma non disse nulla. «Baciami», dissi senza pensarci due volte.

La vidi sussultare, «cosa?»

«Baciami», ripetei, «sbaglio o ci hai già provato tanto tempo fa?»

«Ti ho già detto che l'ho fatto per-»

«Sisi, per fuggire da me bla bla bla», scimmiottai. «Quindi adesso non vorresti farlo? Non ardi dalla voglia di sentire il mio sapore.»

La vidi combattuta tra sé stessa, possibile che avrebbe davvero accettato di baciarmi? Voleva davvero farlo? Il mio intento sicuramente non era baciarla, ci mancherebbe, avevo sempre un fine che mi giovasse.
Si voltò, dandomi le spalle. «Non voglio mai più baciarti.»

Ferito nell'orgoglio aggrottai la fronte e, in un veloce scatto, approfittando della sua momentanea debolezza, le afferrai un braccio e la voltai verso di me. Fu a frazione di secondi, tant'è che lei non ebbe nemmeno il tempo di capir qualcosa, che posai le mie labbra sulle sue. Per un attimo repressi ciò che era il mio scopo e inconsapevolmente mi ritrovai a godermi quel momento. La mano destra volò dietro alla sua nuca e la spinsi più verso me. Lei non rifiutò il bacio, anzi lo assecondò e avvolse le braccia attorno al mio collo.

Un brivido mi percorse le braccia e le mordicchiai il labbro inferiore per godermi il suo sapore, strappandole un sospiro. Dio... Che effetto che ebbe quel sospiro sul mio corpo; un fuoco divampò in me e persi totalmente il controllo di esso, spingendola a sdraiarsi e avvicinandomi al suo.
In quel momento non esisteva il mondo esterno, esistevamo solo noi.

Pian piano mi posizionai sul suo corpo, mettendo una gamba tra le sue e facendo aderire la sua vestaglia da notte ad essa. Stavo totalmente perdendo il senno, ma proprio non riuscivo a sottrarmi né al suo tocco né alle sue morbide labbra.

Per un secondo riacquistai la lucidità e fu l'attimo giusto per incastrare i suoi occhi nei miei e sussurrare: «ferma.»

Le braccia, che dapprima erano avvolte attorno al mio collo, caddero lungo i fianchi e si depositarono sulle coperte.
«D-Damon non riesco a muovermi cosa-»

«Shh», la interruppi, posando l'indice sulle sue labbra arrossate. Scesi con il viso fino al suo collo, dove sentivo le vene pulsare all'impazzata. Non mi avrebbe mai permesso di morderla, ecco perché ero stato costretto a sedurla per immobilizzarla; ecco un lato positivo di un legame.

Feci uscire i canini e, prima di affondarli nella sua carne, passai la lingua sulla parte. Emise un gemito di dolore, mentre io ebbi solo il tempo di prendere un sorso del suo sangue che mi staccai velocemente da lei ed iniziai a tossire.

Il suo sangue non era delizioso come solitamente si immaginava, ma aveva un sapore di marcio, un sapore anomalo e mai assaggiato. Mi misi al centro del letto e continuai a tossire, pulendo le labbra con il dorso della mano.

Cosa diavolo era appena successo?

Spazio autrice:
Capitolo super importanteee.
Vi aspetto sulla pagina di instagram per tante nuove e belle novità e aggiornamenti!
-Angel ❤️

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