XVIII

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Quando aprii gli occhi, sapevo con certezza che fosse mattina, risvegliarmi nella mia stanza mi rendeva felice, ma al contempo una strana angoscia opprimente mi faceva salire un disagio incredibile.
Quella era la mia stanza, lì ci avevo vissuto fin dalla nascita, era passato solo un mese ed io mi sentivo a disagio nella mia casa. Qualcosa in me mi spingeva a pensare che quello non fosse più il mio posto.

Mi alzai dal letto e camminai fino alla tenda, aprendola con con un gesto della mano. La forte luce solare mi fece fare un passo indietro e coprire gli occhi, sentivo la pelle scoperta ustionarsi pian piano e dovetti correre al buio per non rischiare di farmi ancora del male.

Respirai affannosamente e osservai la pelle ustionata, che man mano si stava rimarginando. Era vero, allora. Per i vampiri era fatale la luce solare, io non avevo mai avuto problemi di questo genere grazie al sigillo, ma questo era stato rimosso da tempo, quindi sul mio corpo stavo notando tante differenze.

Sapevo che ai demoni non faceva alcun effetto il sole, ma io ancora non ero in grado di trasformarmi come faceva mio padre; lui poteva cambiare aspetto in un nano secondo e, le poche volte che l'avevo visto, ero rimasta affascinata. Tutto in lui cambiava, gli occhi, la pelle e acquisiva maggiori poteri.

Nel mio corpo, in quel momento, avvertivo fin troppo flusso. Mi sentivo come un cannone pronto a scagliare e distruggere tutto. In me circolava sangue di strega e con essa tanti vantaggi, sangue di vampiro e demone. Un mix che mi rendeva il più potente ibrido mai visto nella storia.

Mi fermai al centro della stanza, come avevo iniziato quel monologo?

Mi avvicinai all'armadio ed indossai un abito scelto a caso, solitamente attendevo il risveglio da Sophia, o da qualche altra domestica che mi aiutava ad indossare l'abito, ma quella volta ne indossai uno che non necessitava l'aiuto di qualcuno. Più che altro sembrava una veste da notte, solo di colore diverso.

La voglia di sembrare bella non mi aveva nemmeno sfiorata quella mattina. Sciacquai il viso ed uscii fuori dalla camera.

Scesi le scale in silenzio e, quando arrivai in salone, vidi Angel che leggeva un libro. «Jane, vi siete svegliata, penso che vostra madre avrebbe mandato qualcuno tra poco. Come vi sentite, avete riposato bene?»

Vedere lei era un duro colpo, assomigliava così tanto a lui e non riuscivo a fissarla negli occhi. «Si, Angel, ho dormito benissimo. I miei genitori?»

«Sono nello studio di vostro padre, stanno discutendo su qualcosa di importante. Sedetevi qui accanto a me, volete qualcosa da mangiare?»

«No, sto bene così. Da quanto tempo state qui? A casa mia intendo.»

«Da un paio di settimane, vostro padre era molto in pena per voi, era ossessionato dal trovarvi.»

«Lo immaginavo», borbottai, sistemando i capelli sulle spalle.

«Jane... Damon, vi ha parlato di me?», chiese con voce bassa e non capivo cosa intendesse.

«Non ha accennato nulla a voi, lui... Ecco lui non ha mai parlato di nessuno di voi», mi dispiaceva darle dispiaceri, ma era la verità.

Abbassò il viso e, nel momento stesso in cui stava per dire qualcosa, la porta si aprì. Entrò mia madre con occhi sbarrati, dall'espressione facciale sembrava molto provata.
«Jane! Figlia mia, siete qui, sono venuta nella vostra stanza, ma non vi ho trovato.»

«Sono appena scesa», non osavo immaginare le mie condizioni, infatti la Regina non faceva altro che squadrarmi dalla testa ai piedi. Altro che principessa, sembravo una donna di basso rango.

«Vi lascio da sole, permettete», si congendò Angel, uscendo velocemente dalla stanza.

Mia madre subito si sedette accanto a me e mi accarezzò i capelli dolcemente, lo faceva ogni volta che ero triste o turbata. Quel suo gesto, così tanto familiare, mi fece sorridere ed inclinare il viso verso di lei, per permettergli di continuare. «Madre mi sento tanto fuori posto qui», confessai.

Sentimenti Mai ProvatiWhere stories live. Discover now