XL, XLI

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Siccome non ho aggiornato per quasi una settimana, voglio farmi perdonare pubblicando due capitoli in uno (40-41).
Preparatevi piccoli ibridi perché il seguente sarà l'ultimo capitolo e non ci sarà un epilogo per questo libro.
Buona lettura
-Angel ❤️

«Jane», udii in lontananza. «Jane svegliati», cantilenò la voce.

Borbottai uno sbuffo e mi voltai di lato, dando le spalle a quel fastidio. Cercai di ritornare al mio bellissimo sogno con una vita perfetta, ma uno scossone alla spalla mi fece scattare in avanti. Gli occhi mi si erano incollati e non riuscivo ad aprirli, mi ci volle un po' per farlo.
«Damon», borbottai con la voce piena di sonno, «cosa... Cos'è successo?»

«Devi svegliarti, è ormai ora di andare», disse lui, asciugandosi le mani con una pezza.

In un veloce lampo, rividi tutto ciò che era accaduto la sera prima; dovevo raggiungere le donne del mio popolo e restare con loro, mentre gli uomini avrebbero fermato l'avvicinamento del nemico.
«Dammi solo il tempo di indossare qualcosa di meno ingombrante», indicai l'ampia gonna dei miei vestiti.

Annuì ed uscì dalla camera, lasciandomi privacy. Mi lavai velocemente il viso e le mani ed indassai uno degli abiti meno sfarzosi che possedevo. Il mio cuore batteva peggio di un tamburo e non riuscivo a farlo rallentare. Sul bordo degli occhi avvertivo del liquido, ma continuavo a ripetere che non dovevo piangere.

Lasciai i capelli sciolti e, quando scesi al piano inferiore, notai che anche mia madre e Angel avevano adottato il mio stesso metodo. Quest'ultima fu la prima a venirmi incontro e ad abbracciarmi, seguita poi da mia madre.

In lontananza vidi Adrien che parlava con mio padre e accanto a lui vi era lo zio William. La zia era rimasta a casa, lui temeva che le accadesse qualcosa, come biasimarlo.
«Siete pronta, Principessa?», chiese Adrien formale.

Annuii e mi voltai verso mio padre, «fate attenzione, per favore.»
Lui mi circondò con le sue possenti braccia e mi stampò un bacio tra i capelli. «Andrà tutto bene, ve lo prometto.»

Ma io sapevo che non sarebbe andata così, avevo una bruttissima sensazione e sapevo che non doveva essere sottovalutata. Mi accompagnò verso l'esterno, dove ad attenderci vi era il cavallo di Adrien.
Prima di andare, mi voltai verso l'interno del castello e vidi Damon osservarci inespressivo, affiancato dallo zio, il quale non gli aveva ancora rivolto parola.

Lo vidi mimare con le labbra "ci vediamo dopo" ed annuii. Adrien mi aiutò a salire sul cavallo e tentennai quando in lontananza udii delle voci e del baccano; evidentemente era il popolo che si stava preparando.
«La affido a voi, Adrien, non deludetemi», disse mio padre.

«Mai, mio Sire», detto ciò diede un calcetto sul fianco del cavallo, che subito si mise in corsa.

Attraversammo la foresta che ci divideva dal paese e, quando giungemmo in questo, ciò che trovammo era puro caos: le donne che piangevano ed abbracciavano i loro uomini, i bambini che urlavano perché venivano strappati dalle loro mamma e portati ancora più lontani -alla fine mio padre aveva agito bene a farli allontanare-, i più giovani che limavano le loro spade e borbottavano chissà che.
Deglutii a fatica e chiusi gli occhi pur di non vedere quel disastro.

Mai avevo visto il mio popolo in quelle condizioni e ciò non faceva altro che stringermi notevolmente il cuore.
Adrien mi portò fin sopra ad una collina, per poi fermare il cavallo e aiutarmi a scendere.

«Seguendo questa scalinata entreremo nel rifugio», disse, spostando un' enorme masso. Quattro guardie, che vegliavano l'entrata, subito si misero sull'attenti non appena mi videro.

Sentimenti Mai ProvatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora