9. Ore 15.20

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Credo di avere la febbre.

Un dolce senso di dimenticanza mi avvolge il volto, si fa pesante sugli occhi, accorcia il mio respiro.

Credo di essere malato.

Spulcio senza fretta le possibilità che mi si parano di fronte, mentre le tre ore di sonno di ieri notte cominciano a pesare sui miei pensieri

Erano più di tre.

Forse ho dormito più di quanto mi renda conto. Forse erano più di tre ore. Non lo so.

Sento ticchettare quel fottuto orologio, in continuazione. Devo togliergli le batterie e dire a tutti che è rotto. Nessuno controllerà, siamo una generazione di amebe che pensano che il mondo sia stato costruito da amebe meno evolute. E nel mentre ci involviamo noi.

Negli anni 90, ad esempio, andava tutto a pile. Orologi, walkman, il Game Boy. Anche il mio primo trenino elettrico andava a pile.
Nessuno, però, pensava mai a regalarti le pile, assieme al regalo.

Perchè?

Forse questa digressione vintage mi ha fatto guadagnare qualche minuto.
Controllo il fottuto aggeggio ticchettante.

Le 15.20. Cazzo.

ParanoiaWhere stories live. Discover now