20. Ore 2.47

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Ci pensai, tre giorni e tre notti, rimasi sveglio, attento, seduto composto e rigido su una sedia in vimini, di legno malamente dipinto di un verde pallido, esangue.

Rimasi per tutto quel tempo seduto a contemplare l'incrocio di ciottolato e pietra di fronte a me, solitario crocevia di passanti che non si facevano vedere

C'era qualcuno?

No

C'era qualcuno?

Un cane, dal pelo fulvo e arricciato, seduto con disciplina. Mi dava le spalle.

Non so bene quand'è che mi venne quell'idea

Non ti è venuta nessuna idea, l'idea era mia.
L'idea non era mia. Credo.

La voce di lei era lontana e riecheggiava flebile.
'Ti ringrazio di essere venuto'
Dove sono andato? Sono andato da qualche parte?
Mi guardo attorno, e vedo solo ordinate aiuole, scompigliate dal vento che maltratta le foglie d'autunno sui marciapiedi.

Dove sei?

Da nessuna parte

Dove sei?

A un funerale. C'è molta gente, mi sento molto triste.

È il mio funerale
È il tuo funerale?

No, è morto lui, quel maledetto bastardo che ha reso gli ultimi anni della mia vita un inferno. Un incidente in macchina.

Ma sei triste
Ma sono triste

Fuori dalla chiesa, lei, la donna che mi ha strappato il cuore e l'ha donato a lui, mi avvicina con lo sguardo a terra
'Ti ringrazio di essere venuto'
Dice

'È morto mentre tornava a casa da te. Se fossimo rimasti amici, se tu non fossi entrata nelle nostre vite, sarebbe ancora vivo. Quindi è colpa tua se è morto. La tua felicità la dovevi a me, e le tue disgrazie sono tutte sulle tue spalle. Spero che questo rimorso non ti abbandoni mai'

Non l'ho detto, non lo penso.
O forse si

O forse lo hai detto tu

Rinvengo come se fossi riemerso dal coma.
Sono a letto, nel mio letto.

C'è qualcosa di strano. Qualcosa non torna.
Quest'aria che respiro non sa di nulla.

ParanoiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora