un inizio un po' strano

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Quei miseri 3 mesi estivi ormai erano volati

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Quei miseri 3 mesi estivi ormai erano volati.
Veronica li trascorse a New York, con i suoi vecchi amici. Si divertì molto ed era contenta perché con loro non si sentiva emarginata, al contrario di ciò che accadeva a scuola.
La verità è che nessuno in classe la conosceva davvero, o aveva provato minimamente a conoscerla; si sono persi tanto, non possono neanche immaginare quanto, perché Ronnie è una ragazza forte, determinata e solare, avrebbe solo migliorato le loro vite.
Ma a loro, non importava.

Era iniziato dunque un nuovo anno alla Riverdale High, la situazione non cambiò di molto, continuavano ad emarginarla e a risponderle male ma al contrario della scorsa volta, Ronnie aveva imparato a rispondere a tono e non le importava più niente del giudizio di quegli esseri con cui doveva condividere aria per cinque giorni su sette.

Li odio così tanto, se non fosse per lei avrei già cambiato scuola. Pensava la ragazza, mentre dal banco guardava i capelli rossi di Cheryl, davanti a lei.
Non poteva far altro che pensare a lei, quella ragazza la confondeva troppo.
Ad un certo punto la rossa si girò e incrociarono il loro sguardo per un secondo.

Veronica potè sentire quella strana sensazione allo stomaco, lo sentì "colmarsi di farfalle".
"Hai una penna blu?" le chiese Cheryl.
"Oh, s-si, credo" disse balbettando
Certo che, primo giorno di scuola e non ha una penna pff. Pensò e poi frugò nell'astuccio "tieni" disse consegnandole la penna.
Le loro mani si toccarono e Ronnie sussultò dentro di se, in silenzio.
La ragazza le sorrise e si girò.
Veronica continuò a guardarla e a pensare tra se e se.
Che scema ho balbettato. Sicuro avrà capito tutto. Copertura saltata. Che figura di merda. Che poi voglio che capisca così che io capisca qualcosa in più, magari ci sta, ma allo stesso tempo non voglio che capisca perché...aaargh che figura di merda.
Pensò Ronnie mettendosi le mani tra i capelli.

Era quasi ora della ricreazione, come al solito toccò a Veronica ad andare a prendere i caffè e le merende in mensa, nessuno aveva voglia di farlo.
Ronnie dunque scese le scale e si diresse verso la mensa, prese i caffè e tornò in classe.
"Oh aspetta ti aiuto" disse Cheryl vedendola in difficoltà per il corridoio.
"Em, grazie" rispose V. cercando di tenere la testa bassa per non incrociare il suo sguardo.
Aveva paura di perdercisi. Stava portando dei caffè, avrebbe perfino potuto rovesciarli se l'avesse guardata.

Veronica beveva il suo cappuccino guardando gli studenti passare in gruppi fuori dalla finestra della classe. Anche lei avrebbe voluto avere degli amici lì dentro, ma nessuno voleva legare con lei, si sentiva così estranea.
Non appartengo a questo posto. Sono di NYC, qui mi guardano tutti in modo strano, come se fossi il male perché vengo da una grande città, altrimenti non saprei spiegarmi per quale motivo io non riesca a legare con loro. Forse sono loro ad essere strani, cioè insomma, dalle mie parti con i nuovi arrivati si cerca di fare amicizia, di farli inserire. Qui no, mi hanno proprio snobbata, forse se la credono troppo, forse vogliono sentirsi superiori, forse mi invidiano e quindi mi ignorano. Sì, probabile.
Pensava Ronnie continuando a guardare dalla finestra.

Ad un certo punto però accadde l'inimmaginabile, sentì, mentre era ancora girata a guardare fuori dalla finestra, una mano, una pacca sul suo didietro.
Sgranò gli occhi e urlò "Oh! ma che ca-" non fece in tempo a dire la frase che incrociò quegli occhi.
Era Cheryl che, con un po' di imbarazzo - lo si poteva notare anche dalle sue guance diventate rosse - disse "Oddio, scusami, non pensavo fossi tu.. cioè i-io, pensavo...pensavo fossi Val" disse senza aggiungere altro; in classe c'erano solo loro due e la secchiona della classe che si introdusse e disse in modo ironico "Si, certo, perché lei ha i capelli lunghi proprio come Val vero?".
Cheryl la guardò senza dire altro e se ne andò.
Veronica anche la guardò, ancora più confusa di quanto lo fosse prima.

"katy...cheryl mi ha tirato uno schiaffo al culo e poi ha detto che mi aveva scambiata per una nostra compagna di classe che posso assicurarti non mi assomiglia per niente" scrisse alla sua amica.
"COOOSA, vai e limonala ora, questa è una chiara dimostrazione che ti voglia scopare."
"ma che sei matta, e poi sta per iniziare la lezione. comunque la secchiona le ha fatto proprio brutto"
"che ha fatto?"
"praticamente eravamo solo noi tre in classe (brutta stronza se non fosse stato per lei avremo limonato ma ok) e niente le ha detto «si certo, perché lei è proprio uguale a Val vero? ha i capelli lunghi proprio come lei» in modo ironico e con un ghigno che ti giuro, questa ci shippa più di te."
"no vabbe visto che è tutto vero, ora ne hai la conferma"
"si, magari. guarda che potrebbe aver sbagliato davvero, magari era soprappensiero e non si è resa conto che fossi io"
"o magari sapeva benissimo che fossi tu ma ha agito d'istinto e si è resa conto troppo tardi di ciò che ha fatto"

Mh pensò Veronica ma non fece in tempo a rispondere perché iniziò la lezione.
Per tutto il tempo non aveva ascoltato una sola parola di ciò che stava spiegando l'insegnante, non riusciva a non pensare a ciò che fosse accaduto prima.
Troppe domande, troppe, senza risposte e non riusciva a non pensare ad altro. Aveva bisogno di quelle risposte ai suoi dubbi che la tormentavano. Era un'overthinker.



*overthinker: dall'inglese "over", al di sopra, e "thinker"pensatore, è una persona con incertezze che pensa troppo, ha bisogno di trovare un significato in tutto, si entusiasma quando risolve un problema, non può semplicemente lasciar andare le cose, cerca sempre nuove informazioni, analizza costantemente le persone [...].
Meglio non lasciare dubbi con una persona così, perché potrebbe pensarci per anni finché non troverà delle risposte concrete.

Spazio autrice: se sei un'overthinker, sappi che non sei sol*, lo sono anche io, tanto da scrivere un libro su crush e trasformarlo in una ff.
F a me.
Molto spesso la cura a tutto è scrivere.
"Scrivere è, per me, il tentativo di mettere ordine nel mondo che sento come labirinto, come manicomio."
(Friedrich Dürrenmatt)

Cuore in 40enaWhere stories live. Discover now