sguardi tra banchi

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data: 15 settembre 2017

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data: 15 settembre 2017

Ma cosa vuole? Perché mi fissa? Non capisco, mi mette ansia.
Ma perché non distoglie lo sguardo? Mi mette a disagio...forse è meglio seguire la lezione. 

E mentre la professoressa spiegava, Veronica non riusciva a togliersi dalla testa ciò che era accaduto un attimo prima, e che forse stava ancora accadendo ma non poteva verificarlo con i suoi occhi, non un'altra volta avrebbe potuto incontrare quegli occhi di ghiaccio; se solo avesse avuto un amico, una spalla destra che la supportasse all'interno di quella classe. Ma lei non aveva amici a scuola, non per sua scelta purtroppo, perché era tutto tranne che un lupo solitario.
Era un periodo particolare, non sapeva più chi fosse, non si riconosceva più, vi erano troppi cambiamenti e non poteva chiedere neanche aiuto, perché non aveva nessuno: dovette lasciare i suoi amici nella sua vecchia città, New York, a causa del lavoro di sua madre, e perché non riuscivano più a reggere l'umiliazione del padre che finì in galera. Ora viveva a Riverdale, un piccolo paesino abbastanza diverso dalla vecchia metropoli  e frequentava il terzo anno di liceo, il primo e unico locale trovato su google maps; sua madre non ci mise molto a iscriverla in una nuova scuola sconosciuta, in una nuova città sconosciuta, e per la prima volta si ritrovava a casa solo con sua madre, e probabilmente i loro genitori avrebbero divorziato da un momento all'altro.

Cosa potrebbe mai andare peggio

pensava la piccola Ronny, ma il futuro aveva in serbo per lei e per l'intera umanità, ben altre sfide.

Suonò la campanella.

Oh finalmente è ricreazione, non ne potevo più. Ora devo solo aspettare il caffè.

«Lea, ma dov'è lo zucchero?» chiese Veronica. «eh un attimo!» urlò Lea innervosita.
Dopo due settimane, già le rispondevano male, ma niente in confronto a ciò che passò nella sua vecchia scuola. Immaginava che sarebbero stati degli anni duri ma questa volta preferiva mantenere un profilo basso per lasciar scorrere ed uscire velocemente da questo girone dell'inferno.
«Lea datti una calmata! Invece del caffè dovresti prenderti una bella camomilla.»

Ma cosa fa, prima mi fissa e poi mi difende? E io che non ricordo neanche il suo nome.

La ragazza si girò e la guardò. Le fece un mezzo sorriso come per ringraziarla, senza dire una parola. Più che altro, non sapeva cosa dire, non le uscivano parole di bocca. Mai nessuno era stato dalla sua parte, se l'è sempre cavata da sola, perciò non aveva bisogno neanche del suo aiuto ma, come già accennato, questi anni avrebbe voluto "volare basso".

Quel venerdì proseguì normalmente come una noiosa giornata scolastica. Aspettava il suono della campanella sull'uscio della porta, per poi scappare via come era suo solito fare; nella sua vecchia scuola, era la prima ad uscire dalla classe per evitare di incontrare i "Death Angels", una gang di cui facevano parte dei suoi compagni di classe, tra cui la sua amica Kira. Ma ben presto la situazione si capovolse e si ritrovò nelle braccia degli angeli della morte, diventando la prima della loro lista nera.
Perciò anche per questo fu costretta a cambiare scuola, e teneva da parte gli indiscreti raccontando loro tutt'altro.
Nessuno sapeva la verità. Voleva farsi vedere forte, non debole, perché se avessero saputo che fosse debole o che lo fosse stata in passato, ed anche la verità su suo padre, l'avrebbero attaccata come degli avvoltoi in cerca della loro preda.

Veronica tornò a casa, mangiò e si mise a vedere la tv, dato che non aveva altro da fare. Le persone "normali" non vedono l'ora che arrivi il fine settimana per uscire con gli amici, ma lei no, lei era diversa, non aveva amici qui e non sapeva come farseli, eccetto per la sua migliore amica, Katy, che viveva a kilometri da lei, a New York.
Si sentiva a disagio con il mondo ed autogiustificava la sua "anormalità" dando la colpa ai troppi traumi del suo passato.
Ma la verità è che a lei, da una parte, andava bene così, le piaceva stare da sola perché aveva più tempo per dedicarsi ai suoi hobby infiniti.

Si rinchiuse nella sua stanza ad ascoltare della musica che le fece ricordare tutto ciò che accadde e scoppio a piangere. Non aveva nessuno, non era così forte come voleva dimostrare.

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