Roma, 17 aprile 1912
La luce entrava dalle grandi finestre della stanza: Emilio era abbastanza cosciente da rendersene conto, mentre cercava gli occhiali buttati da qualche parte la notte prima.
Li trovò per miracolo e li inforcò, riconoscendo le fattezze di Palazzo Ferrero, dov'era stato invitato da Lucia e Giuliano per una festa.
Si girò sull'altro lato del letto, riconobbe la sagoma appena lasciata dalla Negroni sulle lenzuola bianche: si rese conto di aver veramente passato la notte con la donna che aveva sognato da prima di partire per Parigi.
Aveva sempre creduto di essere senza speranza: la cugina di secondo grado era sempre molto corteggiata.
Sapere che in quella notte di follia - non ne ricordava la maggior parte - la ragazza aveva giaciuto con lui gli dava all'improvviso una nuova visione del mondo, meno inesorabile e più gaudente.
Pensò che sarebbe diventato un viveur pur di averla di nuovo sua, mentre si rivestiva per tornare a Palazzo Solari.***
Qualche metro più in là, nella dependance di Palazzo Solari, un mazzo di rose rosse con un biglietto aveva destato le attenzioni dell'intera famiglia Berardi.
<< Ma per chi saranno? >> domandò Nadia Berardi, la primogenita dell'amministratore delle terre dei Solari.
<< C'è un biglietto, guardiamo subito >> disse sua madre Delia. Quarant'anni, minuta, con capelli castano chiaro e occhi azzurri, aveva lavorato a servizio dai Solari prima di sposarsi con Alessandro, anche se il suo obiettivo era sempre stato il conte Aristide.
Lesse il contenuto del biglietto e sorrise maliziosamente alla figlia maggiore.
<< È per te. Da parte di Giuliano Solari >> dichiarò.
<< Giuliano? >> arrossì Nadia. Era sempre stata segretamente innamorata del giovane conte, ma era convinta che non avrebbe mai avuto alcuna possibilità con uno come lui.
<< Che cosa vuole il conte Giuliano da nostra figlia? >> intervenne il capofamiglia. Asciutto ed occhialuto, aveva la stessa età del conte Solari, ma non la stessa posizione e questo sua moglie glielo aveva sempre rimproverato.
<< È rimasto piacevolmente colpito da Nadia >> affermò Delia, soddisfatta.
Infatti delle sue due figlie, Elena aveva sempre avuto più possibilità di trovare marito: era la dama di compagnia di Teresa Giardini, e poi era sveglia e spigliata, esattamente come sua madre se non di più.
Nadia invece era sempre stata così timida e goffa, specialmente quando si trattava di interfacciarsi con l'altro sesso: questo non le giovava, non a vent'anni.
<< Siamo proprio sicuri che non abbia sbagliato persona? >> chiese la figlia minore, una ragazza con lunghi capelli biondi mossi e occhi azzurro chiaro. Aveva il tono disincantato di chi sapeva come andavano certe cose: i giovanotti come Giuliano, con le fanciulle come sua sorella, non volevano fare altro che divertirsi.
<< Non c'è nessun errore: il conte Giuliano Solari si è innamorato della nostra Nadia, e presto la inviterà a cena! >> decretò la signora Berardi, mentre la diretta interessata era talmente stupita che quasi non si capacitava che tutto ciò stesse capitando a lei.***
Nelle stanze patronali, la contessa Isabella aveva appena accolto Maria Ghisoni e suo figlio Armando: la povera cugina era venuta a lamentarsi della sua decadenza e ad intercedere perché i suoi figli si costruissero un avvenire.
<< Oh, Isabella. Sapessi che vergogna che provo, a venire qui, come una plebea qualunque, a chiedere favori... Ma vedi, sono così preoccupata per i miei figli: da quando mio marito è morto e siamo stati sommersi dai debiti, non dormo la notte al pensiero che abbiano dei sogni e io non abbia i mezzi per realizzarli. Ad esempio Armando vorrebbe entrare nell'esercito, e io... non ho neanche i soldi per pagargli l'uniforme! >> esordì l'ospite, scoppiando in un pianto disperato.
<< Non disperare, cara cugina... Mi prendo la responsabilità del futuro dei tuoi figli: Marcello diventerà un diplomatico, Armando il migliore dei militari. Pagherò io personalmente la sua uniforme >> promise la contessa, prendendole la mano per consolarla.
<< Grazie, cugina mia, grazie. Armando si farà una posizione, e lui e la tua Greta saranno felici! >> si calmò l'una.
<< Prima di tutto mi rivolgerò alla principessa Giardini: suo figlio prenderà ben volentieri il tuo sotto la sua ala protettrice... La inviterò più tardi per parlarne, non disperare >> giurò l'altra. << Gloria! >> fece poi, rivolgendosi ad una delle cameriere.
<< Sì, contessa? >> domandò subito la ragazza, inchinandosi.
<< Vai a dire alla principessa Oriana Giardini che la aspetto qui tra mezz'ora >> comandò la donna. Gloria ubbidì, uscendo subito.
<< Grazie, grazie! Ti sarò riconoscente a vita... >> esclamò Maria, sollevata.
Isabella sorrise: ne era profondamente convinta.
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Tutta la vita che non abbiamo
Historical FictionRoma, 16 aprile 1912. All'alba dell'affondamento del Titanic, l'alta società si raduna nel salotto della famiglia Solari per commentare l'accaduto; Emilio Silvestri, un nipote della contessa Isabella, esprime la sua opinione sulla possibile fine del...