Capitolo VI

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Altopiano del Carso, 15 ottobre 1915

Le aspettative dei soldati italiani sulla guerra furono disattese nel corso del tempo: le nuove macchine, che avrebbero dovuto rendere ogni procedura più veloce, aveva creato lentezza e traffico; e se, fino ai conflitti precedenti, i cavalli erano caratteristici di una guerra di movimento, adesso gli uomini erano costretti a rimanere all'erta in buche scavate nel terreno, le trincee, ad aspettare un nemico che poteva manifestarsi anche dopo giorni, settimane, addirittura dopo mesi.
Il generale Luigi Cardona, che guidava l'esercito italiano, sembrava non conoscere la fame, la sete, il sonno e la lontananza da casa, ed esortava anche tutti gli altri a farlo; ma molti erano gente semplice, c'erano parecchi giovani e all'amor di patria si stavano pian piano sostituendo la stanchezza e la rassegnazione per una logorante attesa.
Tuttavia, in quegli ambienti sporchi e malsani nascevano amicizie e venivano alla luce segreti che in tempo di pace non sarebbero mai emersi.
Ma quello che Renato disse ad Emilio in trincea, attenti a non farsi vedere dal maggiore Beretti - un uomo indulgente, ma che non ammetteva troppe distrazioni - fu qualcosa che in cuor suo immaginava.
<< Non faccio altro che pensare a Greta Silvestri. Prima che scoppiasse questa maledetta guerra ci siamo quasi baciati, a Genzano >> confessò, mentre imbracciavano i fucili scrutando l'orizzonte alla ricerca di soldati francesi o inglesi.
<< Avevo notato una certa intesa, tra di voi, prima di partire con Lucia >> commentò il giovane Marconi.
Sapere che Greta era nei pensieri del suo migliore amico lo rendeva strano, come se avesse appena subito un furto; eppure amava sua moglie Lucia.
<< Ma Andreina era ancora viva. E questo mi fa sentire un uomo abietto, un traditore >> ammise il principe.
<< Tu non l'hai tradita. Non è successo niente. E la fedeltà alla memoria di tua moglie ti fa onore >> lo rassicurò il conte.
In quel momento il suo sguardo ricadde su Giuliano Solari e Giovanni Castroni che ridevano e scherzavano qualche trincea più in là; poi su Armando Ghisoni, che in disparte scriveva delle lettere, forse proprio a Greta.
<< Beati loro. Sembra che la guerra gli scivoli addosso... >> sospirò.
<< Sono giovani, ancora non sanno niente della vita. E forse è meglio così... >> concordò Giardini.
Lui invece, a trentatré anni, si sentiva già vecchio, forse anche troppo per la giovane Solari.

                                      ***

Roma, 26 ottobre 1915

<< Luigi, vieni dalla zia! >> esclamò Teresa, chiamando il nipotino.
Aveva da poco compiuto i tre anni ed era il ritratto dei suoi genitori: i capelli erano scuri come quelli della buonanima di Andreina, mentre gli occhi erano azzurri, tipici della famiglia Giardini.
<< Zia, zia! >> fece il bambino, correndole gioiosamente incontro.
Teresa lo amava immensamente: da quando la cognata era morta, il fratello era in guerra e la sua fidata confidente Elena stava per lasciare il palazzo per sposare Marcello Ghisoni, la giovane si sentiva sempre più sola, con un padre che non capiva le sue scelte; pregava che quella guerra finisse presto, affinché Dio mettesse una mano sul capo degli uomini, dissuadendoli dai loro egoismi e desideri di onnipotenza.
<< Diventi ogni giorno più bello, sai? >> si complimentò la giovane.
<< Luigi, vieni dal nonno! >> intervenne il principe Giardini.
Teresa lo lasciò scendere e il piccolo non si fece ripetere l'invito due volte, tuffandosi tra le braccia del nonno.
<< Somigli ai tuoi genitori ogni giorno che passa... >> osservò prendendogli il viso tra le mani.
<< Vi lascio soli... >> si congedò la principessa, correndo in camera sua.
Immaginando che questa fosse turbata, Elena la raggiunse per ricevere le sue confidenze.
<< Avete bisogno di parlare, principessa? Qualcosa vi angustia? >> chiese subito la Berardi.
<< Oh no, Elena. È che voglio talmente bene al piccolo Luigi che a volte mi dimentico che è figlio di mio fratello, e non mio... >> confessò la Giardini.
La figlia dell'amministratore delle terre dei Solari sorrise e le prese le mani.
<< Sono sicura che un giorno troverete un uomo che vi amerà e che vi darà dei figli splendidi, come voi. Perché siete una bella persona, anzi sapete cosa penso? >> rispose.
<< Cosa? >> chiese Teresa.
<< Penso che forse siete un po' timida, ma anche molto coraggiosa, per rifiutare la corte di un uomo che non amavate. Non è usuale, proprio per niente. È stato un onore lavorare per voi! >> decretò Elena.
La principessa Giardini l'abbracciò di slancio: erano sempre state molto diverse, ma la considerava un'amica e le sarebbe mancata molto.

Tutta la vita che non abbiamoWhere stories live. Discover now