Capitolo III

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Roma, 24 aprile 1912

La principessa Teresa Giardini era davanti allo specchio, e leggeva una copia del Vangelo mentre Elena Berardi, sua dama di compagnia, le spazzolava i capelli; la giovane nobile riteneva che nessuno sapesse acconciarle i capelli meglio di lei: la figlia minore dell'amministrazione delle terre dei Solari aveva buon gusto, di cui lei, Teresa, temeva di essere irrimediabilmente priva.
L'unica cosa che la consolava era che questo poco buon gusto facesse riferimento alla vita terrena: per lei solo quella spirituale contava.
<< State benissimo, principessa >> constatò Elena, soddisfatta del suo lavoro.
<< Grazie, Elena. Adesso andiamo di sotto >> rispose Teresa, mettendo il segnalibro al Vangelo e riponendolo con cura sul comodino vicino al letto.
Quando scesero, si accorsero che all'ingresso c'era Emilio Silvestri.
<< Emilio! >> lo salutò Teresa.
<< Principessa Giardini... Vi trovo bene stamattina! >> esclamò il ragazzo.
<< La mano di Dio ha saputo guidare Elena alla perfezione, nell'acconciarmi i capelli >> replicò la giovane, guardando verso l'alto.
<< Perdonatemi se ve lo dico, ma non credo che Dio s'intenda di pettini e forcine >> ribatté Silvestri, guadagnandosi una risatina soffocata da parte di Elena.
La Giardini le lanciò un'occhiata sconvolta, facendola tornare seria. Poi si rivolse al suo interlocutore: << Non dite blasfemie! Dio tutto vede e tutto sa! >> .
<< Se lo dite voi... >> concesse lui.
<< Lo dicono i Testi Sacri! >> argomentò lei.
<< Emilio! Sei venuto per caso a chiedere la mano di mia sorella? >> intervenne Renato, ristabilendo l'ordine. Elena lo guardò con aria sognante.
<< Renato, che dici... >> lo redarguì la principessa, arrossendo imbarazzata.
<< Se non fossi un bastardo, sarebbe bello >> sospirò il giovane.
<< Comunque sei venuto in una giornata particolare: mia moglie è prossima al parto... Penso che ormai sia questione di ore >> lo avvertì Giardini.
<< Ma intanto venite, accomodatevi... >> lo invitò Teresa, cercando di ricomporsi. << Elena, di' alla cameriera Daniela di preparare un tè! >> comandò poi alla sua dama di compagnia, che corse in cucina.
Teresa immaginò che sarebbe stato l'ultimo momento di tranquillità della giornata.

                                      ***

Quella mattina Giuliano aveva portato Nadia ai Castelli Romani, in un gradevole prato verde dove avevano steso una tovaglia a quadri bianchi e rossi, dopodiché il conte Solari aveva aperto il cesto che si era portato dietro in calesse e le aveva mostrato ciò che c'era dentro: diverse varietà di cibo e due bottiglie di vino rosso.
La Berardi, sorridente nel suo abito celeste a pois bianchi, guardò incuriosita ciò che stava facendo Solari.
<< Ma cos'è questa cosa? >> domandò guardando tutto quel bendidio contenuto dentro ad un cesto.
<< Questo si chiama pic-nic. L'hanno inventato in Francia, è un pranzo al sacco che si consuma durante le gite fuori porta >> spiegò lui in tono galante.
<< Come adesso? >> chiese lei.
<< Come adesso >> replicò l'uno, mentre cominciava a predisporre le stoviglie per mangiare la lasagna al forno.
<< E durante questi pic-nic ci si può baciare? >> continuò l'altra, sorridendo maliziosamente e guardandolo negli occhi.
<< Anche tra una portata e l'altra! >> esclamò Giuliano, attirandola a sé ed esaurendo il suo desiderio: Nadia lo baciò come non aveva mai baciato nessuno prima di allora - in effetti era il suo primo uomo - e sperò che quel momento non finisse mai.

                                       ***

Ai giardini di Villa Borghese, Armando e Greta erano andati a fare una passeggiata; quel luogo illustre era una cornice perfetta: il sole primaverile rifletteva i suoi raggi sugli specchi d'acqua; una leggera brezza muoveva le foglie verdi degli alberi; le voci delle altre persone arrivavano alle loro orecchie ora lontano, ora vicino: erano gruppi di amici, famiglie, coppie di innamorati.
<< Parlare con il principe Giardini è stata un'esperienza straordinaria! >> esordì il ragazzo, entusiasta. Indossava l'uniforme regalatagli dalla contessa Negroni.
<< Per quanto possa essere straordinario, per voi uomini, parlare di guerra... >> commentò la giovane.
Avrebbe voluto parlare con il suo innamorato di argomenti ben più ameni.
<< Scherzi, mia adorata? Le medaglie, l'assalto al nemico, la polvere che si leva, l'amor di patria... Quando mi ha parlato di tutto questo, soffrivo nel trovarmi qui, e avrei voluto già trovarmi in Turchia! >> esclamò lui, con un sorriso a trentadue denti.
<< E quando partirai per il fronte? >> domandò allora lei, adombrandosi all'idea che potesse succedergli qualcosa.
<< Quando il figlio del principe Giardini sarà nato e battezzato. Mi ha detto che se voglio sopravvivere al fronte, devo fare tutto ciò che mi dice lui >> spiegò Ghisoni.
La Solari lo guardò con preoccupazione: aveva costantemente paura che potesse perdere la vita, durante la sanguinosa guerra italo-turca che andava avanti ormai da un anno: tuttavia cercò di sorridergli per infondergli coraggio. Sua zia, la contessa Isabella, sosteneva che fosse il compito di ogni donna incoraggiare il proprio uomo.

                                     ***

Nella biblioteca al piano terra di Palazzo Solari, la contessa Francesca camminava nervosamente su e giù.
Suo marito Filippo la guardava pigramente, mentre leggeva il Simposio di Platone sul divano rosso.
<< Non capisco come fai a stare così tranquillo! >> esclamò indignata lei, rivolgendosi al consorte.
<< Perché dovrei essere agitato? >> domandò allora lui.
<< Mia sorella sta per partorire il figlio di Renato Giardini! >> gli ricordò l'una, esasperata.
<< E allora? Dovresti prendertela con la buonanima di tuo padre, che decise di promettere Andreina al tuo amato principe e te a me! >> rimbeccò l'altro, il quale aveva sentito anche troppo quella storia.
<< Non è questo il punto... Non solo almeno. Quella è una storia vecchia, che continua a fare male, ma vecchia. Adesso la questione è un'altra: mio padre e il principe Paolo Giardini si sono messi d'accordo per far sposare sua figlia Teresa con Giuliano! >> ribatté la contessa.
<< Povero mio fratello, allora. Dicono che sia una mezza suora. E povera Lucia, che gli muore dietro da sempre... >> osservò divertito il conte.
<< Giuliano sta perdendo tempo con la figlia di Alessandro Berardi, ma se davvero le famiglie Solari e Giardini si unissero, quel vecchio pazzo del loro capofamiglia potrebbe venire a fare il bello e il cattivo tempo come se fosse il padrone! >> argomentò l'una.
<< Io non vedo motivi per cui agitarsi, mia cara... La principessa Oriana ha la tisi e probabilmente non arriverà all'anno nuovo: questo distruggerà ogni traccia del caratteraccio del principe, fino ad annientarlo >> la tranquillizzò l'altro.
A un certo punto la porta si aprì di scatto: era Daniele Mazzanti, fratello maggiore delle contesse Francesca e Andreina, dall'aria decisamente trafelata.
<< Daniele, come mai qui? >> domandò subito la contessa Solari.
<< Nostra sorella ha le doglie! >> li avvertì questi.

                                    ***

Palazzo Giardini era un viavai di gente, tutti in preda all'agitazione: le donne facevano su e giù dalla camera di Andreina, seguendo le direttive dell'ostetrica Diana Fogliati, chiamata apposta dal principe per la sua grande esperienza; gli uomini fumavano e bevevano whisky in salotto, allarmati dalle grida che provenivano dal piano di sopra.
<< Speriamo che non sia un maschio... >> sussurrò Francesca all'orecchio del marito.
<< Non credo che la fortuna ci assisterà >> rispose Filippo con lo stesso tono di voce.
Poco più in là, il conte Solari e il principe Giardini pianificavano al dettaglio le possibili nozze tra Giuliano e Teresa.
<< Il matrimonio con vostra figlia sarebbe una manna dal cielo, per Giuliano. È difficile trovare una donna modesta e decorosa nel nostro ambiente, oggi... >> dichiarò l'uno.
<< Anche per Teresa lo sarebbe. Così almeno si toglie questa fantasia di prendere i voti... >> sentenziò l'altro.
Isabella Solari e Oriana Giardini, invece, sedevano sulle poltrone.
<< Siete emozionata di diventare nonna, principessa? >> chiese la prima.
<< Spero di riuscire a vivere abbastanza a lungo per godermi mio nipote... >> commentò la seconda, tirando fuori il fazzoletto per tossire. La tubercolosi la stava consumando.
Il futuro padre camminava su e giù, consumato dall'ansia: era il suo primogenito, e sperava vivamente che fosse un maschio.
A un certo punto un urlo straziante fece piombare il silenzio nella stanza, dove poco dopo irruppe Elena Berardi.
<< È nato, è nato! È un maschietto, ed è bellissimo! >> esclamò, provata e felice.
Tutti la seguirono, Renato in testa al gruppo: Andreina era nel letto, mentre l'ostetrica dava direttive alle cameriere su come lavare il piccolo.
Teresa corse dal fratello e lo abbracciò.
<< È un bimbo meraviglioso, un vero dono del Signore! >> si complimentò.
Il principe Giardini raggiunse sua moglie, dandole un bacio sui capelli; poco dopo Diana Fogliati portò loro il neonato: piangeva e aveva i pugnetti chiusi.
<< Come lo chiameremo? >> domandò lui.
<< Luigi, lo chiameremo Luigi. Come mio padre >> sorrise lei.
Finalmente gli aveva dato il suo primogenito, era al colmo della felicità.

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