Capitolo VII

57 4 33
                                    

Roma, 24 dicembre 1915

Il congedo di Natale degli uomini al fronte fu accolto come un sollievo da tutti coloro che erano rimasti in città: era per questo che i Solari avevano invitato numerose famiglie alla cena della Vigilia che si sarebbe svolta nel loro palazzo; la contessa Isabella si era resa conto che, con la guerra, le risorse scarseggiavano e il ricevimento sarebbe stato meno sfarzoso degli altri anni: tuttavia lei e il conte Solari intendevano dimostrare a sé stessi e agli altri che, nonostante vi fosse un conflitto in corso, la vita non era finita e le abitudini come le feste comandate dovessero svolgersi ugualmente.
Certamente, per i giovani che lavoravano da qualche anno a palazzo Solari, il paragone con le Vigilie di Natale precedenti strideva non poco.
<< Che nostalgia... Fino all'anno scorso la sala scintillava nel suo splendore, e adesso è quasi misera... >> si lamentò Romina.
<< Siamo in ristrettezze, con questa guerra >> sospirò Marianna.
<< Non dovreste fare tutti questi paragoni. I conti Solari fanno bene a mostrarsi più modesti: esibire lo sfarzo in un periodo come questo sarebbe di cattivo gusto >> le redarguì Ilenia.
<< Ragazze, non siamo qui per spettegolare, ma per preparare una sala natalizia! >> le richiamò all'ordine Tiziana.
Presto quella sala si sarebbe riempita della crema della società romana, come non accadeva ormai da mesi: tutto doveva procedere senza intoppi.

                                     ***

Gli invitati cominciarono ad arrivare verso le sei del pomeriggio: Lucia ed Emilio Marconi, i Giardini, i Ghisoni, Oreste Belfiore insieme a Nadia Berardi e ai genitori di lei, i Mazzanti, Giovanni Castroni insieme alla madre Gabriella, la cui malattia degenerativa andava peggiorando di giorno in giorno; i medici la riempivano di medicine, ma non avevano ancora capito quale morbo l'affliggesse.
Greta Solari stava parlando con la zia Maria Ghisoni, poco prima di cena, quando Rosa e Armando passarono loro davanti, in tutto il loro fulgore di neo-sposi.
<< Sono una bella coppia >> affermò la ragazza.
<< So bene che c'era una promessa, tra di voi. Ma era un sentimento giovanile, mentre con la contessina Belfiore era qualcosa di più maturo... >> argomentò la Ghisoni.
La giovane non rispose: immaginava che Armando avesse scelto di convolare a nozze con Rosa Belfiore più per aiutare le finanze di famiglia che per amore, ma quella ferita, per quanto tale, non era stata poi così dolorosa.
<< Mamma, Greta! Di cosa conversavate così amabilmente? >> intervenne Armando, con la moglie sottobraccio.
<< Di quanto ti dona l'uniforme. So che può sembrare un discorso frivolo, ma siamo donne, non possiamo certo parlare di trincee... >> inventò Maria.
<< Non torniamo sull'argomento, almeno fino alla fine del congedo. Mio Dio, che orrore... >> ricordò il giovane Ghisoni.
<< Non ci pensare, amore mio. La festa è meravigliosa, cara Greta... >> cambiò discorso Rosa.
<< Forse meno sfarzosa, ma alla zia pareva irrispettoso nei confronti di chi non è riuscito ad avere il congedo di Natale >> spiegò subito la contessa Solari.
E fino a che la cena non fu servita, le tre donne parlarono dell'arredamento, delle feste passate e dei matrimoni futuri: Armando le guardò con piacere, dimenticandosi per un po' degli orrori della guerra.

                                      ***

La cena fu, come ad ogni Vigilia che si rispettasse, a base di pesce: la carne sarebbe stata servita l'indomani, e sebbene fosse diventata un bene di lusso, sicuramente sulla tavola della famiglia Solari non mancava.
<< E quindi la guerra sembra volgere a favore della Triplice Alleanza? >> domandò Isabella al principe Giardini.
<< Il generale Cadorna è convinto di sì, ma nei reggimenti serpeggia malcontento, in particolar modo tra i soldati semplici >> rispose Renato.
<< Il maggiore Beretti sostiene che Cadorna vive in un mondo ideale, lontano da quello reale >> sostenne Emilio.
Tutti lo guardarono, specialmente sua moglie: doveva aver detto una delle sue solite verità scomode.
<< Caro, non credo che agli altri interessi il pensiero del maggiore Beretti... >> cercò di distrarlo Lucia.
<< Dovreste dare retta a vostra moglie, conte Marconi... È una donna saggia e assennata >> intervenne Giovanni, quasi come se volesse lanciargli una provocazione.
<< E quindi mi trovate avventato, conte Castroni? >> ribatté Marconi, come sfidato.
<< Vi consiglio di esserlo in un abito più giusto, come un tavolo da poker. Vi va una partita? >> propose il giovane Castroni.
Emilio accettò: Lucia trattenne il fiato, sperando che a Giovanni non scappasse qualche parola di troppo.

Tutta la vita che non abbiamoWhere stories live. Discover now