Roma, 30 dicembre 1916
Erano passati due giorni dalla serata all'Opera, e Greta constatò che Renato ancora non fosse passato a trovarla.
Infatti espresse il suo pensiero quella mattina a colazione, mentre il resto della famiglia discuteva sull'organizzazione del Veglione di Capodanno.
<< Dicono che i Guerrini non ci siano domani. Le condizioni del barone Guerrini si sono aggravate e ha bisogno dell'aria buona dei Castelli Romani >> dichiarò Francesca.
<< La ferita alla gamba lo porterà all'altro mondo da un momento all'altro, proprio come la tubercolosi del principe Giardini... >> affermò Filippo, guadagnandosi sguardi di disappunto da parte del resto dei commensali.
<< Filippo! Ti sembra il modo di esprimersi? >> lo rimproverò sua zia.
<< A proposito, che fine ha fatto Renato? Non si è più fatto vivo dall'altro ieri sera... >> intervenne Giuliano.
<< In effetti non riusciva a staccarsi da Greta, e oggi quasi non si manifesta >> commentò Aristide. Ma fece appena in tempo a finire di parlare che il maggiordomo Onofrio arrivò a tavola con una lettera.
<< È del principe Giardini >> spiegò.
Il conte la aprì e il contenitore che lesse lo fece sbiancare in volto.
<< Cos'è successo, Aristide? >> lo incalzò Isabella.
<< Il principe Renato Giardini intende rompere il fidanzamento con Greta per... La nomea non cristallina della nostra famiglia >> sospirò Aristide.
<< Cosa? >> saltò su Greta, non credendo alle proprie orecchie.
<< Ma come si permette di fare certe insinuazioni su di noi? >> intervenne Lucia.
<< Non è possibile... Non è possibile! >> scoppiò in pianto la contessina, correndo via dal soggiorno.
<< Greta, aspetta! >> le gridò dietro Giuliano, venendole dietro.***
La trovò a piangere sulla terrazza del primo piano, accasciata sui cuscini della sedia a dondolo.
<< Sono convinto che sia tutto un grosso equivoco >> sentenziò, sedendosi accanto a lei.
<< E se fosse tutto vero? Se si trattasse di qualche invidioso o peggio invidiosa, che ha messo in circolo questa voce per impedire a me e Renato di sposarci? >> domandò disperata la ragazza.
<< Forse vuole proteggerti da un destino incerto... >> ipotizzò il giovane.
<< Dici che teme di morire al fronte, e che abbia inventato tutto per non farmi soffrire? >> chiese lei.
<< Banale ma autentico. Come tutti i militari d'alto rango >> sorrise lui.
La sorella lo guardò curiosa.
<< E tu invece non temi la morte? >> volle sapere infatti.
<< Ogni minuto di ogni ora di ogni giorno passato in quell'inferno. Ma diciamo che adesso anch'io ho un motivo per tornare... >> confessò suo fratello, indicandole in basso Nadia Berardi che, nel giardino della dependance, stringeva al petto una lettera, sorridendo.
<< Questa volta l'ami davvero, oppure giocherai ancora coi suoi sentimenti? >> fece Greta.
<< Ho sbagliato, con lei. Ma ho capito bene quanto mi ama e adesso so di amarla altrettanto. Quando si ama qualcuno si trova sempre il modo di stargli vicino >> rispose Giuliano, sapendo bene il motivo della contentezza di Nadia: era arrivata per lei una risposta alternativa nientemeno che dalla principessa Maddalena Stanzi, alla guida di uno dei gruppi della Croce Rossa Italiana.***
Sua madre Delia, tuttavia, non era dello stesso avviso.
<< Tu sei pazza, sei completamente pazza! Ma come ti viene in mente di fare qualcosa di così pericoloso? >> domandò infuriata, non appena la figlia le ebbe comunicato il contenuto della lettera.
<< Ti avevo detto che avrei fatto di tutto per stare vicino a Giuliano! >> ribatté decisa la ragazza.
<< E Oreste? Ti sei dimenticata di essere la sua promessa sposa? >> le ricordò allora la donna.
<< Non credo che ad Oreste importi di me. Pare che si stia anche riconsolando... >> insinuò la ragazza, ricevendo un sonoro ceffone dalla madre.
<< Non dire sciocchezze! >> la redarguì.
<< È la verità! >> sostenne la giovane.
<< Che sta succedendo qui? >> intervenne Alessandro Berardi, sentendo le grida.
<< Tua figlia ha deciso di entrare nella Croce Rossa per stare vicino a Giuliano Solari, che già in passato l'ha sedotta e abbandonata! >> spiegò alterata sua moglie.
<< Io lo amo, papà! >> dichiarò Nadia, con le lacrime agli occhi e lo sguardo fermo.
<< Questa storia deve finire... >> decise Delia, andando a prendere il soprabito.
<< Ma dove vai? >> le gridò dietro l'amministratore delle terre dei Solari. Ma Delia fu più veloce e uscì prima che suo marito potesse ottenere risposta.
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Tutta la vita che non abbiamo
Historical FictionRoma, 16 aprile 1912. All'alba dell'affondamento del Titanic, l'alta società si raduna nel salotto della famiglia Solari per commentare l'accaduto; Emilio Silvestri, un nipote della contessa Isabella, esprime la sua opinione sulla possibile fine del...