Genzano, 9 aprile 1918
Per evitare il contagio, la principessa Teresa Giardini era partita alla volta della tenuta di campagna insieme al piccolo Luigi; la servitù di casa l'aveva accolta come una superstite: erano tutti perfettamente consapevoli che le città erano veicoli della febbre spagnola quanto le trincee, e molti nobili della Capitale stavano fuggendo verso le tenute estive.
D'altra parte, con lo scoppio della guerra, le campagne intorno a Roma erano sempre state delle oasi dove ogni bruttura, se anche arrivava, era sempre più attutita.
Teresa ricordava con malinconia l'ultima volta che aveva aperto la casa, nell'aprile del 1916: suo padre era ancora vivo, suo fratello si era innamorato di Greta Solari, e lei non aveva ancora pesi sul cuore.
Perché in quel momento uno ce n'era, e aveva un nome ed un cognome: Daniele Mazzanti.
Da quando aveva approfondito la conoscenza del cognato di suo fratello, il pensiero di lui non l'aveva abbandonata nemmeno per un momento, addirittura arrivando a farla desistere dal progetto di prendere i voti: forse quella vita matrimoniale che tanto respingeva era l'unico vero destino che il Signore aveva designato per lei.
Ma in quel momento cercò di non pensarci: solo la salvezza di Luigi contava.***
Genzano, 12 aprile 1918
Tre giorni dopo il suo arrivo, tuttavia, il destino bussò alla porta della tenuta.
<< Principessa, c'è una delegazione di soldati che chiede di conferire con voi! >> la avvertì il maggiordomo Fabrizio Costa, tutto trafelato.
<< Una delegazione di soldati? >> domandò Teresa, scattando in piedi.
<< Il conte Mazzanti è alla testa di questa delegazione. E sostiene che ci sia anche vostro fratello, il principe Giardini! >> sostenne il maggiordomo.
La ragazza ebbe un tuffo al cuore: l'uomo che amava e l'adorato fratello erano tornati da lei; si mise a correre dietro Fabrizio, trattenendo a fatica l'emozione.
Non appena si ritrovò davanti Daniele in uniforme, anche se sporco e provato, il suo sguardo si illuminò; poi vide le condizioni dei soldati venuti con lui e ritornò in sé.
<< Vi prego, dovete aiutarci! >> la supplicò Mazzanti.
<< Questi soldati hanno contratto la spagnola? >> chiese subito la Giardini.
<< Sì, esatto. Anch'io l'ho avuta, ma mi è passata. Molti di loro però hanno bisogno di cure. Tra di loro c'è anche vostro fratello... >> spiegò lui, indicando Renato Giardini che veniva portato da altri due commilitoni su una barella di fortuna.
<< Mio Dio, Renato... >> fece lei, portandosi le mani alla bocca.
<< I destini di questi uomini sono nelle vostre mani, principessa >> le ricordò l'uno.
L'altra capì che non c'era altra soluzione che ospitarli tutto. Sicuramente lo spazio non sarebbe mancato.
<< Fabrizio, di' a Giovanna e Sofia di preparare la camera da letto del principe! Poi avverti Eliana e Giorgia di occuparsi delle stanze degli ospiti, per gli altri. Io mi occuperò di chiamare il dottor Cacciaguida... >> comandò, dirigendo egregiamente quell'emergenza.
<< Principessa Giardini... >> cominciò il primo, prendendole per un attimo la mano.
<< Sì? >> fece l'altra, avvampando.
<< Grazie per quello che fate >> rispose Daniele.
<< Dovere >> replicò sbrigativamente Teresa, mentre si dirigeva a telegrafare al medico di famiglia.***
Renato venne sistemato nella sua stanza con tutte le comodità, nonostante la situazione emergenziale; Teresa si sincerò che Luigi non vedesse suo padre in quelle condizioni, dando disposizione alle cameriere affinché si occupassero di lui; successivamente andò a trovare il fratello.
<< Teresa... >> disse il principe con un filo di voce, non appena la vide.
La ragazza fece un mesto sorriso: non le sembrava vero di vederlo in quello stato; quel fratello maggiore così solido e possente, sempre in prima linea al fronte e nella vita, giaceva in un letto di malattia.
<< Come stai? >> domandò, anche se sapeva la risposta.
<< Ho visto l'orrore, Teresa. Quello vero, che a confronto Caporetto è stata una passeggiata. Questa maledetta spagnola ha fatto morire gli uomini come le mosche, tra atroci sofferenze. Credimi, è meglio crepare sotto le bombe... >> confessò l'uomo, respirando a fatica. La sorella gli mise una mano sulla fronte: scottava terribilmente.
<< Come sta Greta? >> le chiese poi.
<< Greta Solari? Pensavo che non volessi più sapere niente di lei... >> commentò la giovane donna.
<< Ho parlato con Daniele, al fronte. Greta è innocente, non c'entra nulla con quello che ha fatto sua cognata... >> proseguì lui.
<< Non mi hai mai voluto parlare di questo. Ti va di farlo adesso? >> propose lei.
<< Daniele ha notato un atteggiamento strano, da parte di Francesca. Lei è sempre stata gelosa del fatto che mi avessero promessa in sposa Andreina. Ha sempre covato del rancore, un rancore che al loro fratello è sempre risultato strano, fino alla morte della mia povera moglie, a conferma di quello che mi disse Emilio alla fine del 1916... >> continuò l'uno.
<< Che intendi dire? >> volle sapere l'altra.
<< Emilio aveva ascoltato una conversazione di Francesca e suo marito Filippo. Lei ha ucciso Andreina e lui l'ha aiutata ad inscenare un incidente domestico. Ho sempre pensato che l'amore di Greta per me fosse troppo puntuale, ma quello che provava era genuino, e io l'ho giudicata come complice di due assassini... >> le confidò il primo, con la voce rotta.
<< Allora l'ami ancora? >> intervenne perciò la seconda.
<< Come il primo giorno. Ma ormai è troppo tardi... >> si rammaricò Renato.
<< Non è tardi. Ti giuro che vi farò ricongiungere... >> promise Teresa, congedandosi con il cuore che le martellava in petto.
Poteva ancora agire per la felicità di suo fratello.
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Tutta la vita che non abbiamo
Historical FictionRoma, 16 aprile 1912. All'alba dell'affondamento del Titanic, l'alta società si raduna nel salotto della famiglia Solari per commentare l'accaduto; Emilio Silvestri, un nipote della contessa Isabella, esprime la sua opinione sulla possibile fine del...