🌜Lettera da parte di uno sconosciuto 🌛

6.3K 633 37
                                    

Ciao,

oggi voglio risponderti in modo diverso, perché le tue ultime parole mi hanno molto colpito, in un certo senso.
Voglio raccontarti una cosa.

A dieci anni pronunciai ad alta voce "Non voglio più vivere senza Sid", davanti a mia nonna.
Sid era il mio cagnolino. È morto per avvelenamento. Ai vicini non stava molto simpatico. Secondo loro "spaventava un po' troppo i bambini". Era considerato bruttino e nessuno si fermava mai ad accarezzarlo.

Io e Sid eravamo inseparabili. Lo teneva sempre mia nonna, perché mio padre non voleva animali in casa.

Ogni volta che andavo a trovarlo, mi saltava addosso e mi leccava la faccia, senza smettere nemmeno per un secondo di muovere la coda.

In quegli attimi io conobbi la vera felicità, l'amore puro. Ma quando rimasi senza di lui, mi sentii morire, nonostante fossi solamente un bambino.

Ricordo l'espressione scioccata di mia nonna quando udì le mie parole. Quella frase orribile uscita dalla bocca di un bambino...

Così, per non farmi cadere in un vortice di depressione e rabbia, mi fece sedere accanto a lei mentre stava lavorando all'uncinetto un nuovo maglione da regalarmi. Ormai ne avevo una pila di diversi colori. In realtà, li conservo ancora, anche se non mi vanno più.

Lo ammetto, avevo una certa preferenza per le storie horror e ho sempre odiato le favole, di qualsiasi tipo.

Così mia nonna iniziò a inventare diversi racconti ogni volta che andavo a trovarla.

L'ultimo racconto riguardava un uccello.

Mi disse che non avrei mai più dovuto pronunciare quella frase. Sai perché?

Ti cito le sue testuali parole, ormai impresse nella mia mente come un tatuaggio, completamente indelebili. Vorrei spiegarti il perché, ma sono cose personali.

"Le persone nel mondo non lo sanno, in effetti è un segreto che sto per confessare solo a te. Devi sapere che ad ogni essere umano viene assegnato questo determinato uccello alla nascita. È come un angelo che veglia su di te. Questo angelo vive grazie all'amore che provi per te stesso e per tutto ciò che ti circonda. Più il tuo sentimento sarà puro e immutabile, più lui ti proteggerà.
Le frasi simili a "Non voglio più vivere", lo indeboliscono. Tanto tanto, fino alla morte.
Più sarai arrabbiato, triste, infelice, più gli cadranno le piume.
Questo uccello si chiama Fenice. E bada bene, può rinascere di nuovo, ma non sarà mai più identico a com'era prima.
La tua Fenice, piccolo mio, non sarà più la stessa. Una volta morta, rinascerà scoprendo la forza del dolore, della rabbia e della violenza. La stessa violenza con cui i tuoi pensieri e le tue parole l'hanno buttata giù. Prenditi cura di lui e donagli amore sempre, perché a volte gli esseri umani cadono allo stesso modo e si fanno male, poi risorgono come la loro fenice, ma assumono inspiegabilmente un comportamento diverso. Diventano un po' più freddi, un po' più diffidenti e irascibili. Ogni volta che sarai triste, pensa alla tua Fenice, va bene? E non lasciarla morire. Adesso anche Sid veglia su di te insieme a lei".

Quel racconto lo trovai meraviglioso e mi diede una carica incredibile per superare la morte del mio cagnolino.

Per anni ho cercato di non far morire la mia fenice, perché avrei voluto vivesse a lungo, mantenendo la stessa purezza di sempre.

E quando davo peso alle parole taglienti degli altri, quando vedevo cose che non avrei voluto vedere, e quando persi anche mia nonna, mi odiai tantissimo. Sapevo che la mia fenice stava morendo e che io stavo diventando debole da morire.

Quando mi rialzai di nuovo, non fui più lo stesso di prima. E soltanto da adolescente compresi appieno le parole di mia nonna.

E oggi vorrei dirle che la mia fenice è rinata e non è più la stessa, perché io non sono più lo stesso, ma nonostante questo cerco ogni giorno di non farla morire una seconda volta.

Voglio chiederti soltanto di non far morire la tua Fenice. Non importa le ferite che ti porti dentro. Non importa quanto odi te stessa, il mondo. Cazzo, non importa niente di tutto questo, nemmeno quanto desideri volare via.

So che preferisci che il tuo dolore rimanga invisibile, ma, odio ammetterlo, davanti ai miei occhi il tuo dolore è cristallino.
Desiderare di aprire le braccia al nulla e sfondare le porte dell'infinito è un desiderio comune. Scegline un altro! Non accontentarti.

E non nascondere le tue ferite.
Senti qui, posso darti un altro motivo per apprezzarle un po' di più?

Hai visto quanto è bella quella palla argentata che tanto ammiri ogni sera?

Fingi che i crateri che ci sono sulla luna siano le cicatrici che l'universo non ha saputo curare.
Ogni cosa bella ha le sue ferite. Tu hai le tue.
E anche se non saprai curarle con delicatezza, ti rimarranno comunque addosso e, in qualche modo, ti faranno splendere lo stesso.

Non desiderare più di raggiungerla, magari verrà lei a trovarti.

P.s. non so perché io ti abbia raccontato tutto questo, ma forse è stata la mia fenice a spingermi a farlo.
In ogni caso, non aspettarti sempre questa delicatezza da parte mia. Alza il culo e fai qualcosa. Tutto ha una fine, perfino questo scambio di lettere finirà un giorno. Ma fino ad allora, prova ad infondere un po' fiducia alla tua Fenice, facendole capire che sei ancora qui e non intendi mollare. E non dire che sei debole, perché so che lo penserai.
Essere ancora qui è da persone coraggiose.

Ehilà ❤️ ecco la risposta alla lettera di Chandra. Spero vi sia piaciuta 🥺

Lo sconosciuto della lettera ha un messaggio per voi: non permettete ai vostri pensieri e alle altre persone di uccidere la vostra fenice. 🌻

Un bacio dall'altra parte della lunaWhere stories live. Discover now