12. Sei sempre stato così lunatico?

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“Portami il girasole impazzito di luce”

-Eugenio Montale

Mentre attraversiamo a passo lento il vialetto in ghiaia abbellito da diverse piantine dai colori variopinti, Riley esordisce con risentimento: «La pallonata di oggi è stata parecchio strana. Cruella l'ha fatto apposta, io lo so», stringe i denti e si gira per guardarmi.

«È così, lo ha ammesso. È per quello che è successo stamattina», le dico.

Lei muove il pugno in aria con forza, fermandosi davanti agli scalini del portico. «Lo sapevo! Quella stronza!»

Mi appoggio al pilastro di legno e aspetto che apra la porta. Osserva il mucchio di chiavi che ha tra le mani, e poi la sento esultare: «Eccola!»
La casa di Riley si trova in un quartiere residenziale. So, per sentito dire, che è il lavoro di una vita di suo padre. Ha investito la maggior parte dei suoi guadagni in questa casa, adesso ceduta volontariamente alla ex moglie e a Riley, in seguito alla loro separazione.
Altri invece dicono che sua madre sia una succhia soldi e che abbia fatto di tutto per lasciarlo senza un centesimo.

Nonostante ciò, Riley non appare molto coinvolta nel loro rapporto e, da quel che mi ha raccontato, continua a vedere il padre regolarmente.
Forse sta iniziando a vedere sua madre sotto una luce diversa da quando ha iniziato a contarle le calorie che mangia.

«Tra poco ci raggiungerà anche Bonnie. Mia madre è sempre fuori, dunque non si farà vedere prima dell'ora di cena, se tutto va bene», apre la porta, invitandomi ad entrare, poi mi segue e lancia lo zaino per terra, accanto a quella che, deduco, sia la scarpiera.

«Sono felice che tu abbia scelto me. Significa che ti fidi», mi rivolge un sorriso luminoso e io ciondolo su me stessa, non sapendo cosa dire. È l'unica amica che ho al momento, non sarei potuta andare altrove. Lei può aiutarmi, anche se, detto così, sembra che io sia egoista.

Finite le lezioni, mi ha accompagnata a casa, aspettandomi all'angolo della strada, in modo da non farsi vedere da mia sorella. Mi sono intrufolata furtivamente nella stanza di mia madre, approfittando del fatto che Ruth fosse in chiamata con qualche sua amica, e ho infilato i vestiti puliti di papà dentro lo zaino per non destare sospetti.

«Quando vedrai tuo padre?», le chiedo, cambiando argomento.
Sento una morsa alla bocca dello stomaco. Ogni volta che sento la parola padre, mi sento come se il vuoto dentro al petto diventasse sempre più grande. La prossima volta sceglierò l'argomento con più cura.

«Probabilmente nel fine settimana. So già che mi farà domande su mia madre, come sempre. È preoccupato per me. Ogni volta non fa altro che ripetermi "Spero non mi giudichi per la mia scelta, ma la nostra relazione stava diventando tossica". Come se non lo sapessi già! Diamine, me lo ripete da anni», alza gli occhi al cielo e attraversiamo il corridoio.

«E non lo giudichi, vero?», mi fa entrare in cucina e appoggio lo zaino sullo schienale della sedia.

«Certo che no! Sono giovane e ho letto un sacco di romanzi d'amore pieni di relazioni tossiche, so come vanno a finire di solito queste cose. Ma nonostante tutto, non riesco a vedere mia madre come se fosse l'unica malvagia della storia, non so perché», si stringe nelle spalle, gli occhi velati dalla tristezza. Afferra due bicchieri di vetro e del succo di frutta e ne versa un po' ad entrambe.

«Sono felice che tu sia riuscita a prendere le distanze dai loro problemi.»

Lei sorride da dietro l'orlo del bicchiere. «Perché non mi dici, invece, cosa sta succedendo tra te e Sasha?»

Un calore improvviso scoppia sulle mie guance. «Non succede niente. Non siamo nemmeno amici. È odioso, antipatico e ha sempre quella faccia da schiaffi. Mi capisci, no?»

Un bacio dall'altra parte della lunaWhere stories live. Discover now