Capitolo 5

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La prima cosa che colpì Atena di Mirko fu proprio il nome: quello di suo padre. Non era un caso che si chiamasse così.
Diciassette anni prima Margherita e Edoardo decisero di adottare un bambino e di chiamarlo Mirko, in onore del loro amico. Il bimbo aveva pochi mesi, viveva in un orfanotrofio di suore e nei primi giorni di vita aveva sperimentato la freddezza e l’indifferenza del mondo. Il fagottino entrò in casa dei Diamante e ne prese il cognome. Nico aveva due anni e lo fissava dalla culla. Per Mirko non fu facile crescere con un fratello come lui.

Nico era il più grande, il più forte, il più intelligente. Le bambine lo volevano come fidanzatino, i bambini spasimavano per farselo amico, gli insegnanti lo vantavano come un trofeo. Non si sforzava per essere perfetto. La sua gentilezza era una posa, le sue buone maniere ammaliavano chiunque, era uno stregone di anime.

Mirko no, era una dannazione. Un bimbetto pestifero col diavolo in corpo, i Diamante pensavano fosse colpa del latte in polvere bevuto al posto di quello della madre. Il nome gli era caduto addosso come una maledizione. A scuola prendeva solo brutti voti, fuggiva dalla classe e urlava contro gli insegnanti, tanto che quelli si chiedevano come la stessa famiglia avesse formato due ragazzi talmente diversi. Era rissoso per futili motivi, puzzava sempre di fumo e i genitori recalcitravano nel dargli soldi, per paura di come potesse spenderli.

Mentre Mirko passeggiava per la passerella, Nora e Davide si affiancarono a Nico e Atena. Mirko si fermò davanti a loro, alcuni del suo seguito si dispersero, altri gli rimasero dietro.

-Sono tornato- disse Mirko, aprendo le braccia.

-Non interessa a nessuno, gioia- Nora si avvolse una ciocca di capelli all’indice.

-Strano, pensavo che proprio a te interessasse- Mirko attraversò le gambe di Nora con lo sguardo, come una Ferrari su una pista automobilistica. Nora avvampò, Nico finse di non capire.

Davide allacciò un braccio alle spalle di Nora, sapeva cos’era successo tra la sua fidanzata e Mirko. Nora era malata di gelosia per Davide, ma non aveva mancato di tradirlo quando ce n’era stata l’occasione. Nico non si era mai messo in mezzo nei rapporti di sua cugina, ma quando seppe di quella tresca terrorizzò entrambi: il figlio bastardo non poteva permettersi di toccarla.

-Io vado a divertirmi- annunciò Mirko, ruotando verso Atena -è un piacere vedere qualcuno di nuovo- le tese la mano -Mirko, e mi presento perché, anche se sentirai dire il contrario, sono molto educato.-

Atena ricambiò il saluto. Per la prima volta in quella cittadina conobbe qualcuno di simpatico.

-Non vuoi lasciarmi andare?- chiese Mirko, dato che Atena continuava a rimanere con la mano nella sua -e allora divertiti con me e non curarti di queste facce tristi.-

Lei accettò. Lui se la portò via. Nico li osservò come un falco.

-Cosa ci fa qui una come te?- chiese Mirko, mentre aspettava il suo turno per ordinare al bancone.

-Sono venuta a visitare il posto dove sono cresciuti i miei genitori. Hai mai sentito parlare della famiglia Raggi?-

-Eccome, e tu lo sai benissimo. Ho preso il nome di Mirko Raggi. Fantastico chiamare un bambino come un suicida, vero?-

-Mio padre non si è suicidato- Atena era serissima.

-È morto, e noi siamo vivi. È quello che conta.-

Si sedettero su un lettino in riva al mare e bevvero.

-Non volevo essere rude, scusami- Mirko posò il bicchiere vuoto sul tavolino dell'ombrellone. Atena non si era scomposta -mio fratello ci sta guardando. Se non lo conoscessi, direi che gli interessi- continuò lui.

-Non gli interesso perché non sono il suo tipo?-

-Non gli interessi perché a lui non interessa nessuno.-

-Pazienza, ho la mente occupata su qualcun altro.-

-Chi?-

L’indice dall’unghia smaltata puntò Davide. Mirko scosse la testa -È il fidanzato di Nora- le disse.

-Dunque? Tu Nora te la sei portata a letto.-

Mirko batté con la punta della lingua sul bordo del suo bicchiere. Come faceva a sapere quel dettaglio? Nessuno glielo avrebbe raccontato, erano tutti gelosi dei propri panni sporchi.

Nico sedeva accanto a una ragazza, lei parlava e parlava, lui recepiva una singola sillaba. Se la sarebbe portata a letto, se una donna ti parla tanto è perché dopo si aspetta di essere scopata. Sono esseri semplici dalle pulsioni sessuali smodate. Infilò la mano nella tasca per prendere un fazzoletto, la parlatrice seriale davanti a lui si era sporcata la sua insignificante gonna di Zara con il cocktail. Nico tastò ripetutamente nella stoffa interna del pantalone, sentendo qualcosa di sottile e metallico. Sfilò l’oggetto: la collana di rubini che aveva regalato ad Atena al bar. La fece oscillare davanti al suo viso. Nessun sintomo di paura contagiò il suo cuore, pensò solo a lei, alla ninfetta dai capelli corti e gli arti sottili come corde di un violino, che si stava immergendo in acqua.

Davide era rimasto solo, stava baciando Nora su uno dei divanetti del lido, quando lei era scappata in bagno. Mirko risalì la passerella dopo aver lasciato Atena in acqua, vide Davide e gli sorrise.

-Da quanto?- Mirko era felice di vederlo, gli mancavano il suo viso di porcellana e i suoi capelli di grano.

-Da abbastanza per dire che senza di te si sta benissimo- Davide lo scansò -perché il figlio bastardo e fallito non capisce che è giunta ora di andarsene?-

Mirko si imbronciò. Era abituato ad essere offeso dagli altri, ma non da lui. Davide era il ragazzo gentile dalla voce morbida. Ora invece il suo tono trasudava fiele -Me ne andrò a settembre. Ho trovato lavoro in un’altra città.-

Davide celò il turbamento di quella notizia -Bene.-

-Mi dispiace per Nora.-

-A me dispiace averti conosciuto.-

-Non è vero.-

-Sai come potrebbe dispiacermi di meno?-

-Dimmi.-

Davide posò un dito sulla narice e simulò il gesto di aspirare. Voleva drogarsi. In passato Mirko gli offriva ciò che desiderava e ora le cose non furono diverse.

-Vieni con me in bagno allora.-

Mirko e Davide si chiusero in bagno e accesero la luce. Era uno spazio piccolo quanto un cubo, l’unico ripiano disponibile era quello del lavandino. Davide lo asciugò con della carta igienica. Mirko prese la roba dalla tasca. Davide non si drogava per divertimento, ma per necessità. Aveva cominciato l’anno prima, per gioco, ed ora aveva sviluppato una dipendenza morbosa verso gli stupefacenti.

Si sentiva triste e sperava che una dose di troppo di eroina fosse il suo lasciapassare per la morte.

Mirko separò le strisce di coca sul ripiano di marmo, ma prima di sniffare si avvicinò a Davide: -Dillo che ti sono mancato, qui non ci sente nessuno.-

Il labbro inferiore di Davide tremò. Una volta gli piaceva abbracciare Mirko e confessargli quanto fosse triste. Poi Mirko aveva deciso di tradirlo. Nessuno era stato mai gentile con lui per poi trafiggerlo, di solito cominciavano tutti col disprezzarlo. Mirko era imperdonabile, perché prima lo aveva fatto stare bene.

Davide ricordava quando Mirko era stato gentile con lui. Una notte era rannicchiato sul marciapiede, una goccia di sangue colava dal suo naso e si mischiava alle lacrime. Aveva litigato con Nora, non sapeva neanche il motivo, e lei gli aveva graffiato la faccia e il collo. Poi aveva chiamato Nico più e più volte, lui era arrivato col nervoso nelle mani e lo aveva picchiato così forte da rompergli qualcosa nel cervello. Nico aveva minacciato anche Nora di non chiamarlo più per risolvere i loro problemi. Non era arrabbiato per la loro litigata, ma perché lei lo aveva disturbato l’ennesima volta. Si comportò come si fa coi cani: un grande spavento per educarli. Ruppe la faccia di Davide e terrorizzò sia lui che la cugina: risultato ottenuto. Lei non lo infastidì più.

Davide sentì un fazzoletto sul naso, il flusso stagnarsi. Alzò gli occhi: Mirko.

-Piangi sempre, possibile che non ti fai mai valere?- gli chiese.

-Lasciami qui, voglio morire da solo- Davide appallottolò il fazzoletto e lo lanciò via.

Mirko prese un altro fazzoletto e tamponò gentilmente il suo naso, accarezzandogli i capelli -Non ti sembra di essere troppo carino per morire adesso?-

È che lui aveva quella qualità innata di saper portare il buon umore. Mirko era un sole in un cielo di nuvole grigie. Sapeva sorridere e far sorridere. La sua mano grande e tatuata sfiorò il collo di Davide, che sentì una scossa sulla schiena.

-È stato mio fratello?- lo alzò da lì.

-Sì.-

-Allora stai tranquillo, imparerà a non toccarti mai più. Ora vieni da me.-

-Ce l’ho una casa.-

-E quindi? Vieni da me lo stesso, perché io so come farti stare bene.-

Mirko era l’astro più luminoso della galassia. Lo abbracciò e Davide si sentì come il bianco giacinto annaffiato dalle lacrime del sole.

Effettivamente, Mirko vendicò Davide. Fece capolino nella palestra dove si allenava Nico, gli disse di aspettarlo nel retro. Si picchiarono con foga feroce. Mirko estrasse un coltello dalla sua tasca e tagliò le labbra del fratello, in verticale.

Il giorno dopo, la polizia bussò a casa Diamante e arrestò Mirko. Nico lo aveva denunciato quella stessa notte. Si era comportato di nuovo come il padrone col cane: un grande spavento per farsi obbedire.

Eppure Mirko non sembrò spaventato quando gli misero le manette ai polsi.

La cicatrice di Nico ci mise mesi per guarire.

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