5. Pretend

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‼️ TW: bullying ‼️

"È dentro che bisogna essere forti.
Fuori possiamo sempre fingere"

Sono ancora scossa dall'atteggiamento di Trevor.
Dopo essermi cambiata ed essere uscita dagli spogliatoi, sono corsa a riscaldarmi insieme alle altre ragazze.
L'atmosfera non era positiva, molte mi lanciavano occhiatacce e bisbigliavano tra loro, altre mi evitavano non appena mi avvicinavo per fare qualche esercizio.

Non ne capisco il motivo. Se è per Trevor che colpa ho io? Lui è venuto da me e mi ha letteralmente minacciato, ora quella giudicata sono io? Mi ha minacciato per aver fatto cosa poi? Chi mai vorrebbe frequentare quel gruppo di palloni gonfiati?
Probabilmente l'unico che si salva è Dylan, anche se ho dei dubbi anche su quello.

Neanche quarantotto ore in questa scuola e già è successo l'impensabile.

Sto finendo l'ultimo giro di corsa, non vedo l'ora di farmi una doccia e mettermi delle cose pulite addosso.

«Ragazze ricordatevi di fermarvi a ritirare i volanti per le selezioni delle cheerleader» dice il professore, battendo le mani.
«Le vostre compagne li hanno lasciati su quel banco lì all'ingresso» suppongo lo stia indicando ma non posso girarmi a guardare.

L'unico mio obbiettivo in questo momento e superare quell'ostacolo e finire questo strazio di corsa.

Il professore fischia la fine dell'esercizio.

Mi blocco e appoggio le mani sulle ginocchia provando a riprendere fiato. Il sudore mi bagna la schiena e ho alcuni capelli incollati al viso.

Entro nello spogliatoio e corro in doccia, seguita dalle altre mie compagne che fanno lo stesso.

Lascio che l'acqua mi bagni il corpo e ogni mio nervo si rilassa, sospiro e chiudo gli occhi.

Il calore dell'acqua si diffonde lungo tutto il mio corpo e dei brividi mi percorrono la spina dorsale al ricordo del respiro caldo di Trevor sul mio collo. Involontariamente la mia mano si sposta proprio su quel punto e un calore improvviso si espande sul mio basso ventre.

Stringo le gambe e spalanco gli occhi. Non ho mai sentito questa tensione dentro di me prima, e pensare che sia proprio quello stronzo  di Trevor a farmi sentire, così mi destabilizza.

Il chiacchiericcio e le risate delle altre ragazze mi fanno tornare alla realtà. Il rumore di alcuni phon e della musica, che qualcuno deve aver messo per cantare sotto la doccia, mi riempiono le orecchie.

Finita la doccia, avvolgo il corpo con un asciugamano e tampono un po' i capelli lasciandoli umidi.

Lo spogliatoio non è pienissimo, alcune ragazze sono ancora sotto la doccia, altre molto probabilmente hanno finito e si sono incamminate per arrivare alla prossima lezione.

Mi avvicino alla panca per cambiarmi ma non vedo il mio zaino.
«Ma cosa?» mi guardo intorno, controllando anche sotto le panche.

Nulla, non c'è.
Dove cavolo è la mia roba? Non ci sono neanche i vestiti che ho usato per l'allenamento.

«Scusate ragazze, avete per caso visto un piccolo zaino nero?» chiedo a delle ragazze sedute sulla panca accanto, intente a legarsi le scarpe.
«Era qui sulla panca» la indico.
«No, mi dispiace» scuotono la testa.

Sento una risata dietro di me.
«Oh scusa, era il tuo zaino quello?» dice una ragazza coprendosi la bocca con la mano cercando di non ridere.

È la stessa ragazza che abbiamo incrociato mentre andavamo alla festa, ed è anche la stessa che stamattina si è fermata a parlare con Trevor e gli altri in mensa.

Glimpse of HopeWhere stories live. Discover now