14. wounds and wine

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"Sbagli su Sbagli.
Ma quanti sbagli servono
per fare la cosa giusta?"

Josh's pov

Mi affretto ad allontanarmi dalla porta un attimo prima che venga spalancata e vada a sbattere contro il muro.

Faccio finta di niente mentre mi siedo nuovamente davanti al bancone, cercando di non fissare troppo i ragazzi che stanno rientrando dal retro.

Ho sentito delle botte e alcune urla, mi sono avvicinato per capire cosa fossero ma non ho capito un granché.

L'unica cosa che noto è lo stato in cui sono ridotti Trevor, Kyle e Dylan.
Sapevo centrassero qualcosa con questo locale, l'ho capito dalle mille altre volte in cui li ho visti qui al di fuori delle serate che organizzano.

Con la coda dell'occhio li vedo trascinarsi fuori dal locale.

Cos'hanno combinato stavolta?

Per quanto io giochi nella loro stessa squadra non abbiamo mai instaurato nessun tipo di rapporto al di fuori della palestra e del campo.
Io, a differenza di Samantha, non riuscirei a stare accanto ad uno di loro neanche se mi pagassero, non dopo tutte le voci che girano su di loro all'interno e all'esterno dell'accademia.

I pettegolezzi su di loro sono all'ordine del giorno, soprattutto da quando Kyle è rimasto solo per mesi dopo che hanno portato gli altri due. Alcuni erano e sono proprio assurdi, ma l'unica cosa in cui credo è che tutti e tre siano dei coglioni.
Qualsiasi cosa abbiano combinato per finire in riformatorio gli si sta ritorcendo contro.

Hanno iniziato a creare casini anche durante le partite. Spesso non si presentano, fanno ritardo e saltano gli allenamenti, il coach li ha avvisati più volte che rischiano di non ricevere i crediti per finire l'anno e in più, con il progetto dello sponsor di mezzo, hanno molto da perdere.

Al contrario di loro, io ho bisogno di quello sponsor. Fin da piccolo sapevo che il basket sarebbe diventata la mia passione e adesso voglio che si trasformi in qualcosa di duraturo.

Ricordo quando da piccolo, andavo fuori in giardino con mio padre, lui prendeva dal garage il canestro e mi insegnava a tirare.

«Metti il piede più avanti tigre» mi spiega papà, abbassandosi alla mia altezza.
«Devi mettere i piedi in questa posizione» mi sposta, facendomi barcollare un po' mentre tengo in mano la palla.

Pesa tantissimo, ma devo abituarmi.

Stringo la presa riacquisendo l'equilibrio.
«E ora metti le mani così e punta il canestro» la sua mano copre la mia facendola scomparire.
Mi guarda.
«Ce la fai?»
Annuisco, rinforzando la presa e facendolo sorridere.

«Ora, finta di dover saltare, datti una spinta con le ginocchia e tira» mi molla, allontanandosi un poco.

Sposto lo sguardo da lui al canestro altissimo che ho davanti.

Le braccia e le gambe mi fanno male per le troppe volte in cui ho provato a tirare.
«So che ce la fai» mi incita.

Stringo i denti e punto l'obbiettivo.

Ce la faccio.

Lancio la palla e mi blocco, non staccando gli occhi da dove voglio che arrivi.

L'enorme palla arancione passa attraverso il centro.

Sento papà battere le mani e un enorme sorriso mi fa far male le guance.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 10 ⏰

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