Ciao a tutti! Oggi recensiremo un racconto che ho trovato su internet!
Fa davvero vomitare, quindi vi consiglio di prendere una ciotola per il vomito
Quindi prendiamo la nostra cara immagine-candeggina...
...e cominciamo!
Era legata al letto, le mani e le gambe immobili. Aveva una benda agli occhi che non le faceva vedere nulla. Arrivò la prima frustata, fortissima, sulla figa calda. Poteva sentire i suoi liquidi che bagnavano la frusta
Cosí, a caso
– Sei una cagna in calore. Ti piace, eh? – Matilde non rispose, pensò che fosse una domanda retorica. La sua figa parlava per lei. Altra frustata
Sad fact:Una mia amica si chiama Matilde
– Rispondi, puttana. –
Si, ma stai calmo
– Si, si, mi piace. – Di nuovo una frustata sulla figa
Ancora?
– Sei una puttana maleducata. Devi dire “si padrone”. – Un’altra frustata e Matilde dovette stringere i denti per non urlare
Ma questo tizio sa fare qualcos'altro oltre che frustare la gente?
– Si Padrone, grazie. – Sussurrò
Cinquanta sfumature di frusta
Prossimamente al cinema
– Non mi basta. Ringrazia ad ogni frustata e ripeti che sei una puttana maleducata. – Matilde sentì la frustata ancora più forte. Francesco stava colpendo con tutta la forza che aveva, sempre allo stesso punto
Ma la storia è tutta cosí?
– Grazie, Padrone. Sono una puttana maleducata. –
Abbiamo finito?
– Volevo dartene dieci, ma mi hai fatto cambiare idea. Te ne darò il doppio. –
Lo prendo come un no
Tutto era iniziato quando Matilde e Francesco si erano ritrovati a chiacchierare in un bar, con alcuni colleghi universitari. Si era arrivati a parlare di abitudini sessuali e Francesco si era lasciato sfuggire che a letto amava comandare e sottomettere. Poi il discorso era virato su altri argomenti, lo sport, un esame imminente, la nuova borraccia ecologica di Federico. Ma a Matilde le parole di Francesco erano rimaste in mente. Ci aveva fantasticato su per tutto il resto della serata, e anche per tutta la notte. Il giorno dopo gli inviò un messaggio su Instagram in cui diceva che quelle parole l’avevano colpita. Ci aveva riflettuto molto, sul se inviare o meno il messaggio, ma alla fine la sua eccitazione aveva avuto la meglio. Francesco fiutò subito la preda e gli disse di andare a casa sua, immediatamente. Matilde non ci pensò due volte. Entrambi saltarono i corsi e si ritrovarono a casa di Francesco, che abitava da solo
Sad fact:Ho un amico di nome Francesco (ed un altro di nome Federico)
Matilde era una studentessa del secondo anno di Giurisprudenza. Era leggermente in carne, con gli occhi azzurri e i capelli chiari. Un seno prosperoso che non nascondeva mai più di tanto sbucava spesso dalle sue scollature. Aveva passato il primo anno scopando nei bagni dell’università con chiunque ci provasse con lei. Era stata ben presto etichettata come la “puttana della facoltà”, e lei se ne vergognava. Ma appena aveva davanti un cazzo, oppure pensava allo sperma caldo in bocca, tutti i suoi freni inibitori venivano meno. Eppure, sapeva che non era quello che voleva per lei. Ripensandoci, si sentiva una puttanella da due soldi. Credeva che qualcuno dovesse controllarla. Quando sentì le parole di Francesco, capì che lui era quello giusto. E non si sbagliava
Ma cosa ci sarebbe di male se una donna fa sesso con molti uomini?
Apparte ció ho paura per come andrá a finire questa faccenda
Francesco la conobbe quella sera, per conoscenze in comune, e la prima cosa che pensò guardandola fu che quella tipa aveva proprio una faccia da sborra. Fu soddisfatto quando fu lei stessa a venire da lui
"Faccia da sborra"
Questa me la segno
Appena Matilde entrò in casa, mezz’ora dopo, trovò Francesco che la aspettava con le braccia conserte
Mi devo preoccupare?
– Ti dico come andrà. Adesso tu ti inginocchi e mi fai un pompino. Dovrai usare solo la bocca, le mani dovranno essere dietro la schiena. E dovrà essere il miglior pompino che tu abbia mai fatto. Se sarò soddisfatto, potrò valutare di tenerti, altrimenti ti caccio via e non voglio più vederti. Tutto chiaro? –
Matilde annuì. Subito si inginocchiò e iniziò a slacciare i pantaloni di Francesco. Francesco la bloccò con uno sguardo severo
Che succede?
– È proprio vero quello che si dice in giro di te. Sei una puttana di merda. Chiedimi il permesso di succhiare. – Matilde si inginocchiò e lo guardò negli occhi dal basso
Ma non lo avevi specificato!
– Posso succhiare, per favore? – Francesco la colpì con uno schiaffo in pieno volto
Non lo so, vuoi anche che lei ti chiami "padrone"?
– Padrone. –
Lo sapevo
– Posso succhiare per favore, padrone? – Francesco acconsentì con un movimento delicato della testa. – Ma prima spogliati. –
Vista la mia (e la vostra) sanitá mentale e la lunghezza del racconto, ho deciso di dividere questo capitolo in due parti
Vi avverto peró che sará MOLTO peggio di ció che avete letto
Apparte ció direi di concludere con la nostra cara immagine-natalizia:
Ed ora... A presto!
STAI LEGGENDO
Il libro della rabbia (parte sette)
Non-FictionEsattamente come i precedenti libri della rabbia (ormai defunti) qui scriverò le cose che odio di più sottoforma di sfoghi P.S. Conterrà parolacce di ogni tipo, a volte anche bestemmie