(36) Ti aspetto.

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<< Quando penso a te,
non posso fare a meno di
sorridere, perché sento che
mi hai completato.>>


Ho un déjà vu quando io e Dafne rimaniamo da sole per l'ennesima volta e pur sapendo che lei desideri mettere dei freni al nostro rapporto, mi getto fra le sue braccia, che mi accolgono già pronte.
Sento la sua mano sinistra accarezzarmi la schiena ed il suo corpo che inizia ad ondeggiare lentamente cullandomi fra i battiti del mio cuore e le mie forti emozioni. La guardo negli occhi e vedo solo tanta luce in questi ultimi, una luce talmente forte da accecarmi. Appoggio la testa sul suo petto e mi beo delle sensazioni che mi avvolgono, aspiro a pieni polmoni il suo profumo e sorrido come una bambina.
Le do un bacio sulla guancia e vedo i suoi occhi chiudersi, sorride e ricambia il gesto facendomi girare la testa e portandomi su un altro universo. Con uno slancio di coraggio, allungo il mio braccio per inseguire il mio istinto ed accarezzo lentamente i suoi capelli. Sento fra le dita le sue onde castane morbide e sotto il mio viso il tessuto setoso e profumato della sua camicia.
Rimaniamo accoccolate per un tempo che sembra infinito ed è lo squillo del suo telefono ad interrompere questo momento di pura magia. Si scosta da me, si gira di spalle ed afferra il telefono.

<<Ciao Alberto, è successo qualcosa?>>

Io alzo gli occhi al cielo e sono indecisa fra l'andarmene senza salutarla e l'aspettarla, perché alla fine è questo che faccio sin da quando ci conosciamo: l'aspetto. E sempre lo farò.
La mia preoccupazione sale alle stelle prevalendo sulla gelosia, che mi sta facendo prudere le mani, quando lei sgrana gli occhi dicendo:

<<Giulio che cosa? Arrivo immediatamente.>>

Io le tocco il braccio nonappena chiude la telefonata e le chiedo immediatamente cosa sia successo. Infila le sue cose dentro il suo zaino alla velocità della luce e mi guarda con il puro panico negli occhi.

<<Giulio ha avuto un incidente cazzo!>>

Mi dice lei urlando e passandomi di fianco dirigendosi verso l'uscita.
Io la seguo prontamente e quando arriva alla macchina mi guarda scusandosi per come si sta comportando adesso, ma io non la biasimo e le mando un bacio volante quando chiude la portiera della sua Fiat Panda.
Rimango sul marciapiede a vederla sfrecciare via e prego affinché a Giulio non sia successo nulla di troppo grave.

Sto tutto il giorno in pensiero per lei e per il suo bambino, ma una domanda nasce da un angolo del mio cervello: in che rapporti sono lei e suo marito?
Un giorno non porta la fede ed il giorno dopo mi dice di volersi allontanare da me; prima mi coccola e poi risponde immediatamente alla chiamata di suo marito...
Devo fare luce su questa situazione, altrimenti potrei autodistruggermi con le mie paranoie.

Il pomeriggio scorre relativamente velocemente grazie alla chiamata che faccio con Louise per fare i compiti insieme e grazie ad Ada che tramite chat riesce a distrarmi da tutto.


*Il giorno dopo.*

Quando suona la campana che pone fine alla prima ora non vedo l'ora che arrivi la Signorell: ho esageratamente bisogno di vederla.

Ma lei non entra.
Non c'è lei con la sua presenza a scaldarmi il cuore e a mettere fine alla preoccupazione enorme che provo per lei e per suo figlio.
Lei non c'è.
Piuttosto entra il collaboratore che ci comunica che quest'ora saremo soli visto che nessuno può sostituire la Signorelli e ci chiede di comportarci bene.
Io guardo immediatamente Louise che capisce immediatamente a cosa, o meglio a chi siano indirizzati i miei pensieri.
Una lacrima scende sulla mia guancia e non capisco nemmeno io il perché.
Le ragioni sono forse fin troppe.
Ho bisogno di vederla, abbracciarla, starle vicino, baciarla. Voglio sapere che sta bene, e se non è così, io voglio essere accanto a lei per impedirle di crollare, come lei ha inconsapevolmente fatto con me.

Professoressa, è vero ciò che sentiamo?Where stories live. Discover now