(43) Marcia dentro.

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<<Non ci può essere
profonda delusione dove
non c'e un amore
profondo.>>

Quando mi avvicino al cancello di casa mia per trovare un posto dove mettere la mia macchinetta, noto una figura familiare: Dafne. Sgrano gli occhi, il mio cuore inizia a battere forte d'impulso e metto la macchina su una scivola desiderando di andarle incontro all'istante.
Il suono dello sportello che si chiude la fa girare verso di me e noto solo ora che sta mettendo qualcosa nella buca delle lettere. Spalanca gli occhi, si gira di scatto verso il cancello e mi volta le spalle. Io, sempre più confusa, smetto di sorridere e corro verso di lei. Nei suoi occhi di miele non leggo la solita gioia capace di abbagliarmi; anzi, noto tanta tristezza. Mi preoccupo ulteriormente quando mi rendo conto che il suo mascara è colato lasciando delle lacrime nere sulla sua pelle candida.

<<D-Dafne... Tutto bene? Che è successo? Come stai? Mi sei manca...>>

Lei non mi lascia il tempo di finire, si avvicina a me e mi stringe fra le sue braccia. Sento tutto il suo amore arrivare fino al mio cuore ed io la stringo forte a mia volta, mettendo a tacere ogni mio pensiero. Mi dà un bacio leggero sulla fronte ed apre finalmente bocca.

<<Scusami, spero che tu possa perdonarmi un giorno.>>

Dicendo ciò si stacca da me, mi volta le spalle e a passo rapido si allontana sempre di più da me. Io provo a fermarla, ma è più veloce di me e sparisce in pochi secondi.
Mille domande iniziano a vagare per la mia mente, e quando mi ricordo della sua mano all'interno della mia buca della posta, vi guardo con il fiato corto. Al tatto sento qialcosa di carta, la quale estraggo immediatamente.
Leggo sopra una busta il mio nome con la meravigliosa calligrafia di Dafne e noto che è leggermente stropicciata; la apro e sento immediatamente il bisogno di sedermi da qualche parte.
Risalgo rapidamente in macchina sperando che nessuno mi disturbi, faccio un respiro profondo ed inizio a leggere.

"Cara Charlotte,
in questa lettera sarò breve e concisa, spero che non ti farò troppo male."

Dopo queste due righe il mio cuore inizia ad avere ancora più paura di quanta già ne avessi.

"Tu sei stata un sogno per me, un'illusione, un momento di libertà e giovinezza, ma come tutte queste cose, anche noi dobbiamo avere una fine."

Una fine? Delle lacrime iniziano a minacciare di uscire, ma la mia incredibilità le blocca.

"Non ti chiedo di dimenticare ciò che siamo state, perché nemmeno io lo farò, ma cerca di usare tutta la maturità che hai in corpo per comprendere che sono una donna troppo grande per te, che sono sposata e che ho due bambini."

E me lo dice adesso che siamo andate oltre ogni limite?! Ma che cazzo sto leggendo...

"Adesso ti sembrerà tutto surreale: sembrava andare tutto bene, lo so, ma dobbiamo lasciarci andare. Questa relazione fa soltanto del male a tutte e due, ed entrambe sappiamo che è durata già troppo. È da tanto che volevo dirtelo e credo che questa pausa mi sia servita per capire che quello che ho provato per te non è amore, è semplice affetto parafrasato male."

Non è amore?!
Non. È. Amore?!
Solamente affetto?

"Non cercarmi, te lo chiedo per favore.
Spero tanto che capirai, un abbraccio.

Dafne."

No, no che non capisco.

Rabbia e tristezza prendono il sopravvento oscurando ogni pensiero sensato, metto in moto la macchina e mi dirigo immediatamente verso casa sua con il cuore pesante.
Non mi conosce affatto se crede che non la cercherò davvero.

Professoressa, è vero ciò che sentiamo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora