(42) Noi su un pezzo di carta.

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Ciao lettori, scusatemi per la mia assenza. Questo capitolo sarà narrato dal punto di vista di Dafne, buona lettura. 🫶🏻💜

<<Da quando fai parte della
mia vita, il sole lo vedo
anche a mezzanotte.>>


È da due settimane che io e Charlotte non abbiamo alcun contatto e mi chiedo se non averle dato il mio numero per tutto questo tempo sia stata la scelta giusta. L'ho fatto perché non so quanto autocontrollo avremmo avuto via messaggio, ed ho preferito evitare qualsiasi situazione scomoda per entrambe.

Mi manca, mi manca tantissimo, ma non vederci è una necessità al momento: io devo affrontare un divorzio a mente lucida e la sua presenza non mi permetterebbe ciò. Se prima non sapevo come comportarmi con lei, adesso ho preso la mia vita in mano ed ho scelto di mettere me ed il mio amore per lei prima di ogni cosa. Giulio e Thomas sembrano piuttosto sereni vivendo un po' con me ed un po' con il padre, anche se devo dire che l'idea di famiglia che ho sognato per anni che si sgretola non è il massimo.
Ma mentre rifletto su ciò che è andato in rovina, arriva la mia luce: Charlotte. Per lei vale la pena avere rimorsi e dubbi, perché mi basta guardarla negli occhi per dimenticare ogni problema.

A mezzogiorno devo andare al tribunale per finire ufficialmente questo benedetto divorzio, ma prima devo vedere Alberto, perché desidera parlarmi. Almeno questo glielo devo.

Sono seduta al bar da circa cinque minuti avvolta da una camicia leggera a maniche corte rosa chiaro e dei jeans corti e sorseggio un tè ghiacciato. Vedo la macchina di Alberto parcheggiare in modo strambo di fronte a me e lui si precipita immediatamente verso di me, come se non aspettasse altro.
Una volta aperta la porta di vetro, mi toglie il bicchiere freddo dalle mani e mi stringe forte forte le dita, quasi fino a farmi male.

<<Ei... ehm... Ciao, Dafne. Cazzo, quanto sei bella.>>

<<Ciao, sì, lo so.>>

Dico con tono piatto e distaccato.

<<Cosa volevi dirmi di così urgente?>>

Iterrompo il contatto fra di noi, che mi inizia ad infastidire.

<<Io, noi... Non ti rendi conto della cazzata che stiamo facendo?>>

<<Di cosa stai parlando?>>

<<Della nostra famiglia, diamine!>>

<<Alberto, ascoltami bene: noi non siamo più una famiglia da un bel po' ed abbiamo prolungato la cosa già per troppo tempo.>>

<<È tutta colpa di quella ragazzina del cazzo che ti ha fatto il lavaggio del cervello, prima andava tutto bene fra di noi!>>

Quando cita la mia piccola Charlotte perdo la calma.

<<Non è una ragazzina del cazzo, Alberto. È molto di più di questo, è come l'acqua fresca in mezzo al deserto, come quella boccata d'ossigeno dopo essere stato sott'acqua per tanto tempo, è come quella canzone che puoi ascoltare migliaia di volte senza mai stancarti...>>

Professoressa, è vero ciò che sentiamo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora