1- Trevor ▪ POLAROID AL VOLO

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Chiusi la porta sbattendola forte, uscii fuori, respirando aria pulita e non avvelenata dalla puzza di alcool in casa. Sollevai il cappuccio della felpa, infilai le mani in tasca e cominciai a camminare senza una meta. Avevo solo bisogno di scrollarmi l'odore schifoso di quella bettola. Raggiunsi l'EUCLID BEACH PARK, mi sedetti su una panchina, scrollai le spalle per rilassarle, piegai la testa all'indietro chiudendo gli occhi, dimenticando per qualche istante che avevo una famiglia di merda. Era l'alba, e mi sentivo un emerito coglione, con la voglia di scappare dallo schifo che mi circondava. Inspirai l'odore bagnato delle foglie, era freddo mentre mi penetrava nelle ossa, restai li, dimenticandomi di tutto,fin quando un rumore ruppe l'atmosfera, aprii un occhio e la prima cosa che vidi furono delle scarpe da ginnastica che penzolavano dall'albero sotto il quale la mia panchina si trovava. Delle spalle avvolte da un giubbotto verde-blu, dei capelli castani crespi per l'umidità che scendevano giù lungo la schiena, il viso rivolto verso l'alto con una polaroid che puntava su un'alba che stava nascendo. Non mi domandai cosa stava facendo, dato che era ovvio che stesse fotografando qualcosa, la questione era un'altra, come diavolo ci era finita la, a circa 7 metri di altezza da terra?

<< Ehi tu>> la chiamai infastidito. Stava disturbando il mio momento di pace.

Lei non mi degno della sua attenzione minimamente, era troppo concentrata con la sua polaroid. Dopo qualche minuto abbassò lo sguardo, sussultò non appena si accorse che la stavo fissando. Le scivolò la polaroid dalle mani, che scese giù come un lampo, mi fiondai velocemente sotto di essa e prima ancora di pensarci due volte, avevo la sua polaroid tra le mani.

<< PRESA!>> urlai. Sbarrò gli occhi, ma tirò su un sospiro di sollievo quando non la vide frantumata in mille pezzi. Abbassò una gamba su un ramo, poi un'altra su quello sotto il primo, continuò così con altri due, poi rimase attaccata con entrambe le mani al tronco, si era seduta a cavallo del ramo a circa 2 metri di altezza, portò l'altra gamba davanti, e volò senza rifletterci minimamente, atterrò flettendo sulle ginocchia, poi sbattè le mani una contro l'altra. Non aveva accennato ad alcun tipo di dolore, non si era preoccupata di avere del fango sui jeans, non somigliava per niente ad una ragazza.

<< Grazie >> rispose con occhi neutrali, le restituii la polaroid. Aveva la maggior parte delle dita fasciate da cerotti, e una leggera cicatrice ormai sbiadita a livello di un sopracciglio. Poi si allontanò, non riuscii a cogliere altro di lei, oltre al colore dei suoi occhi.

N/A
Non avrò una lunghezza precisa per i capitoli 😘

DAYLIGHTWhere stories live. Discover now