DAYLIGHT - EPILOGO

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Pensavo alla mia  stanza tappezzata da albe che avevo fotografato nelle ultime tre settimane, i muri ci sprofondavano dentro, avevo visitato più posti possibili, li avevo annotati sul mappa-albe, e la cosa mi faceva sentire un pò meglio, o forse mi illudevo che fosse così. Ed ora mi ritrovavo sul letto di Trevor conficcata con la testa nell'incavo della sua spalla, e mi rendevo conto che la sua stanza era davvero vuota rispetto alla mia, nonostante i vari disegni che ci aveva appiccato sopra.

<< Ehi, tigre a cosa pensi?>>

<< E' tutto okay Trev>> aveva sempre paura che potessi cedere, si preoccupava troppo. Ma lo amavo per questo.

<< A mia madre piaci, anche ai nonni >> disse. Alzai leggermente la testa, e lo baciai dolcemente.

<< E' una cosa buona. Tua madre mi è sembrata un pò strana. Credevo di non piacerle >>

<< A mia madre è sembrato strano che potessi portare una ragazza  a casa >> fece un risatina.

<< Sono la prima >>

<< E sarai l'ultima Jackie >> poi mi baciò.

Prima di cena, tornai a casa da Charles, non lo lasciavo mai solo per i pasti, era la nostra regola.  Cenammo insieme, ci raccontammo la giornata, dimenticando per un attimo i problemi, guardammo un film insieme davanti ad una tazza di te, poi gli diedi la buonanotte e salii in camera mia. Chiusi le tende, e tentai di prendere sonno.

Alle 06:00 precise mi fiondai a terra, era sabato non c'era scuola, perciò non avrei dovuto fare le cose di corsa.  Infilai le scarpe, i jeans puliti (stranamente) e una felpa nera con il cappuccio, presi la mia polaroid che misi al collo, e senza fare troppo rumore, presi il giubbotto, uscii di casa in silenzio. Stavolta non avevo un posto preciso dove andare, mi sarebbe bastato anche un angolo, qualsiasi spiraglio da dove si potesse vedere il sole, raggiunsi la fine della strada, tra le case e gli alberi si intravedeva benissimo il primo raggio. L'aria era gelida, tirai su la sciarpa rossa fin sopra il naso, lo sentivo arrossire. C'era il silenzio totale, solo io, un'alba e il cielo striato, il vento era calmo, nessun rumore avrebbe interrotto quel momento.

Ero li che fissavo l'alba, e mi chiedevo se per tutto questo tempo non mi avesse preso in giro, facendomi credere che anche Francis stesse guardando la nostra alba, mentre invece probabilmente ero da sola a vederla.  Poi scattai la foto, e mi incamminai verso il vialetto di casa.

Probabilmente tutte queste albe mi avevano fregato. Avevano conservato una promessa che si era spezzata, mi avevano illuso. Loro mi avevano tradito. E non ci sarebbe stata nessun alba abbastanza speciale da quel momento in poi, tutte sarebbero state un attesa che non sarebbe mai finita. Avevo raggiunto la porta di casa, avevo infilato la chiave nella serratura, avrei preparato la colazione al nonno, poi avrei fatto una doccia, e avrei raggiunto Trevor. Avrei fatto tutte queste cose, ma il rombo di una macchina lucida nera con i finestrini oscurati mi bloccò, non avvenne niente di tutto quello che avevo previsto prima, accade altro. Mi voltai. Lo sportello del passeggero si aprì, anche quello del conducente, da cui scese un uomo in giacca e cravatta, molto serio. Ma non appena tornai a posare gli occhi sul passeggero che scese dalla macchina, lo vidi. Era li. Davanti ai miei occhi.

<< Te l'ho detto che sarebbe arrivata l'alba giusta >> disse.

<< Bentornato papà >>

Fine


N/A

Be siamo giunti alla fine di questa storia, molti saranno tristi, ma prima o poi dovevamo dargli  una fine, spero vi sia piaciuta abbastanza da farvi emozionare, vi ringrazio infinitamente per aver dedicato del tempo a questa storia.  Per qualsiasi aggiornamento lo comunicherò qua, perciò vi consiglio di tenere questa storia nella vostra biblioteca. Per ora mi prenderò un di tempo, ritornerò sicuramente con una nuova storia, non so quando, ma accadrà,ho già qualcosa in bozza, che però voglio scrivere con calma. Vi mando un bacio e continuate a sognare, e a fare tutto quello che vi piace.

~ Chiara


DAYLIGHTWhere stories live. Discover now