18 - TREVOR ▪ PIÙ PASSA IL TEMPO, PIÙ TI VOGLIO

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Quando andai in cucina per bere un bicchiere d'acqua, mia madre stava piangendo di nuovo. A volte vederla così mi infastidiva, provavo rabbia nei suoi confronti,era lei a volerlo, poteva benissimo scegliere di andarsene,ma ogni volta preferiva lui a noi. Ma anche se ero arrabbiato, non riuscivo ad abbandonarla, perciò mi avvicinavo, l'abbracciavo e le sussurravo "ti voglio bene".

<< Dov'è lui?>>

<< E' uscito >>

<< Ti ha picchiata?>>

<< No. >> mormorò asciugandosi gli occhi.

<< Allora perchè piangi mamma?>>

Lei prese un foglio poggiato sul tavolo della cucina << E' un avviso di sfratto.Tuo padre non paga l'affitto, si gioca l'intero stipendio. Non riesco più a mettere da parte i soldi>>

<< Quanto tempo ci hanno dato?>>

<< 20 giorni. Non so cosa fare >> si coprì il volto con le mani.

<< Mamma, andiamocene. Staremo dai nonni finchè non troverò un lavoro.>>

<< Andarcene? Non voglio che lavori Trevor. Voglio che studi, che vai al college.Lavorerò io. Sono io che devo prendermi cura di te.>>

<< Mamma, non caricarti di cose, non sei sola>> le spostai il ciuffo biondo da sopra gli occhi.

<< Come facciamo a scappare?>> domandò rapita da un lampo di coraggio.

<< Metti tutte le tue cose in valigia. >> le strinsi le mani rassicurandola.

Andammo velocemente nelle nostre camere, prendemmo lo stretto necessario, salimmo nella mia macchina e raggiungemmo la casa dei nonni. Dopo tanto tempo, mia madre ebbe il coraggio di farla finita.

I miei nonni ci accolsero con gli occhi colmi di gioia, e questo diede sollievo a mia madre, che si sentì nuovamente a casa. Stavo sistemando le mie cose, quando mi arrivò un messaggio che mi sorprese. Era da parte di Jackie mi chiedeva di vederci. Risposi che sarei stato da lei in meno di un minuto. Era inutile, non sarei mai riuscito a starle lontano. Era più forte di me. Che idea del cazzo quella di allontanarmi da lei.

<< Ti sei per caso teletrasportato?>> domandò sorpresa quando mi vide sotto la sua finestra.

<< No. Mi sono trasferito, abito due case più avanti della tua >>

<< Stai scherzando?>>

<< Assolutamente no. Non sei contenta?>>

<< Resta li, sto scendendo>>

<< Ah, che palle. Pensavo mi facessi entrare dalla tua finestra. Credevo volessi fare qualcosa di interessante>>

<< Sei proprio un' idiota>> schioccò la lingua. Quel suo modo di fare ogni volta mi riscaldava il sangue nelle vene, avrei voluto sculacciarla e punirla sul serio.

Alcuni secondi dopo era al mio fianco, nei suoi capelli spettinati e lunghi, e avvolta dal suo giobotto verde-blu oldschool.

<< Quindi ti sei trasferito?>> disse mentre iniziò a incamminarsi.

<< Dai miei nonni. Mia madre finalmente si è decisa>>

<< Così...non lo rivedrai più tuo padre>> lo disse quasi tristemente.

<< Meglio così. Be...per quale motivo sono qui con te? Oltre al fatto che ti piaccio>>

<<Non mi piaci. Perchè be... anche se è strano dirlo, al momento sei l'unica persona che potrebbe aiutarmi>>

DAYLIGHTWhere stories live. Discover now