25 - Trevor ▪ THE BRIDGE

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La sensazione che mi dava Jackie non aveva paragoni, non aveva un unico significato,non poteva essere descritta come una cosa sola, era come tanti coaguli di sangue che scoppiano simultaneamente lasciando fluire il sangue a raffica, raggiungendo la punta dei piedi, per risalire fino al cervello. Era come percepire ogni singola arteria che si contrae per spingere il sangue, avevo il corpo adrenalinico. Ero davanti il portone di Jackie, per la prima volta l'avrei accompagnata a vedere l'alba con il suo consenso.

<< Niente macchina>> aveva detto una volta uscita di casa, con i capelli spettinati infilati dentro il cappello di lana.

<< Si congela, c'è 1 C°>> scaldai le mani contro i guanti.

Alzò le sopracciglia incrociando le braccia. Ci fissammo.

<< D'accordo.>> sbuffai. Jackie aveva questo potere su di me. E la cosa non mi piaceva un granché.

<< Dove si va ?>> domandai.

<< Detroit-Superior Bridge>>

E così ci incamminammo con il gelo dell'autunno in pieno novembre, e mentre io mi conficcavo le mani con i guanti di lana sempre più infondo nelle tasche dei jeans, Jackie respirava a pieni polmoni l'aria fredda, camminando con una leggerezza tale da sembrare che stesse pattinando sul ghiaccio. Sembravo io la ragazza tra i due.

<< Tu come stai?>>

<< Io?>> domandai.

<< Ci sei solo tu mi pare >>

<< Bene. Credo.>>

<< La storia di tuo padre è un bel casino. E mi dispiace. Fin'ora non ti ho mai chiesto se le cose sono okay >> aveva infilato le dita sui passanti dei jeans.

Stavamo percorrendo un viale pieno di lampioni a luce gialla. Il cemento si vedeva poco e niente, c'erano per lo più foglie. E a parte tutti questi dettagli inutili che ci circondavano, lei mi stava chiedendo se stavo bene. Non voglio sembrare un filosofico del cazzo, ma un realista del cazzo, il 99,9 % delle persone che popolano questo pianeta, tendono a rispondere "tutto bene", il 99,9% di queste due parole rappresenta il falso. Il 99,9% delle persone che fanno la domanda, non gliene frega un cazzo di niente della tua risposta, perciò tendiamo a limitarci al " tutto bene". Tuttavia di fronte a me avevo quell'unico 1% rappresentato da Jackie, e che mi stava chiedendo sul serio come stavo. Perciò avrei risposto con il mio 1% di verità.

<< E' uno schifo.>> era un 1% di merda, ma almeno era la verità.

<< Capisco>>

<< Davvero?>>

<< No. Frase di circostanza. Vorrei capirti, ma non ho idea di cosa vuol dire avere un padre che non sa fare il padre. Ma deve fare veramente schifo >>

<< Mia madre sta meglio, questa è la cosa più importante. Anche se a volte credo finga di stare bene>>

<< Non dovrebbe essere la cosa più importante. Insomma anche tu sei importante Trevor >>

<< Volevo solo una famiglia normale. Una c.a.z.z.o di f.a.m.i.g.l.i.a n.o.r.m.a.l.e >>

<< Come sei noioso >>

<< Già >> sorrisi.

Poi improvvisamente si bloccò, indicò il bridge, si voltò verso di me << Corri >> furono le uniche parole che disse, prima di volare via in un attimo. Stargli dietro era quasi impossibile, ma non del tutto. Quando raggiungemmo il ponte e mi fermai, respirare faceva un male cane.

<< Vieni. Andiamo al centro. Voglio inquadrarla bene con la macchina fotografica>>

Il bridge completato nel 1918 collega Detroit Avenue sul lato ovest di Cleveland e Superior Avenue sul lato est di Cleveland. Il fiume sotto il quale si estende è il Cuyahoga, che in quel momento era piatto, e rigato dai riflessi celesti del tetto sopra le nostre teste. I primi raggi di sole stavano spiccando, e mentre Jackie era concentrata con la sua polaroid pronta a intrappolare l'alba che anche suo padre stava vedendo in quel preciso istante, chissà in quale parte del mondo, io fissavo la pelle del viso di Jackie, screpolata e leggermente rossa per il freddo. Osservavo il modo con cui inclinava la testa e abbassava il mento, mentre cercava di scattare la foto. E in quel momento, du come se Jackie fosse diventata un'entità singola, tutto il resto non esisteva, si era azzerato.

Poi lasciò la polaroid , che penzolò dal suo collo attaccata al laccio. Aveva la foto in mano confrontandola con l'immagine reale.

<< E' venuta bene >> dissi prendendole l'altra mano. Era fredda.

<< Troppo bene. Spero che lui la stia guardando. E che lo stia facendo con qualcuno. Spero non sia solo. >>

<< Dovremmo organizzare il viaggio >>

<< Già. Non so come nasconderlo a Charles >>

<< Tuo nonno mi fa paura >>

<< Nah. Mi vuole solo molto bene. Ha solo me >>

Forse, ma era uno strano modo di volere bene a qualcuno.

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