5 - Trevor ▪ DANNATAMENTE ECCITANTE

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Un volo. Era letteralmente volata fuori dalla macchina con un'agilità spaventosa. Le sue gambe erano più veloci dei miei occhi, non ero riuscito a capire come avesse fatto. La macchina spenta, le mie ginocchia ancora rigide, alzai lo sguardo sullo specchietto retrovisore. Mi fissai. Non potevo credere a quello che era appena successo. No. Non poteva scappare da me. Era una sfida? Ma cazzo se era divertente. Volevo trovarla. La seguii.

Correvo tra gli alberi, l'erba era scivolosa, mi permetteva quasi di saltare, il verde delle foglie era ovunque, ti inghiottiva, e non riuscivo a pensare ad altro che alla pazzia di quella ragazza, porca puttana era una selvaggia a tutti gli effetti. E non potevo rinunciare alla sua caccia, era troppo coinvolgente, troppo da sangue caldo nelle vene.

Mi bloccai nel bel mezzo del bosco, l'aria pizzicava gelida, e la giacca di pelle non riscaldava assolutamente un bel cazzo di niente, avevo i fianchi congelati, sentivo addirittura l'aria fredda entrarmi nelle mutande. Girai su me stesso. Dove cazzo era andata? Con la mia felpa per giunta!

« E' me che stai cercando?» la sua voce ormai familiare non veniva da basso, ma dal cielo. Alzai il capo,i capelli scivolarono indietro scoprendomi la fronte. Era li. Seduta a cavalcioni su un ramo, le guance rosse per il freddo, e lo sguardo puntato dentro di me. Era aggresivo, infastidito. Cazzo, era eccitante. Tutta la situazione era così eccitante. Non ricordavo nemmeno l'ultima volta che mi ero sentito così, in balia di un'altra persona, incapace di capire cosa farà.

« Figurati. Ero nei pareggi. Facevo una corsetta.» alzai le spalle.

« Tornatene a casa e lasciami in pace » incrociò le braccia.

Non potevo. Era troppo eccitante avere a che fare con lei. Ero un coglione? Si, fino al midollo cazzo.

« Anche se può sembrare strano. Almeno per me lo è. Volevo solo aiutarti »

« Non ho bisogno del tuo aiuto. Anzi, riprenditi...» afferrò la felpa dai bordi.

« Ferma! Ferma! Si congela. Me la darai domani. »

Cazzo era impossibile questa ragazza.

«Sei assurda porca puttana! Aspetterò. Prima o poi scenderai.» mi fissò per un lungo istante, ma non rispose. Ero stato scaricato da una ragazzina. Una dannata ragazzina. E avevo detto una cazzata colossale.

« Resterai anche tutta la notte?»

« Se necessario » e continuavo imperterrito a dire stronzate.

« Tutta colpa di Marlen. »

« E chi sarebbe?»

« La mia compagna di banco. Di solito è lei l'addetta alla mia liberazione dallo stanzino delle pulizie. Quindi se non fosse stato per...»

« Se non fosse stato per me saresti ancora dentro. È questo che vuoi dire. Prego non c'è di che.»

« No. Se fosse stata Marlen a liberarmi sarei già a casa e non intrappolata su un albero perché un moccioso non ha nulla da fare»

« E' così che mi ringrazi? Dovresti essere felice che questo moccioso ti stia dando attenzione. Molte ragazze pagherebbero al tuo posto.»

« Wow il tuo ego supera addirittura l'altezza di questo albero. Io non sono molte ragazze. Io sono io!»

« Oh. Questo lo vedo. Tu sei tu. » e cazzo era astenuante e sorprendente contemporaneamente. Mi irritava e incuriosiva nello stesso istante.

« Perché lasci che ti facciano questo? »

« Perché non mi importa. Non ci soffro »

« Non si tratta di questo. Insomma sei appena saltata fuori da un auto in corsa, sei in grado di ribellarti»

« Aumenterei solo la loro autostima. Se resto indifferente si sentono inutili»

« Continueranno a bullizzarti »

« Che facciano quel che vogliono. Non ho paura di loro.»

Questa era stata la sua risposta. Ci guardammo, ma anche se i suoi occhi erano apatici, mi resi conto che lei ed io non eravamo poi così diversi.

« Accidenti!» sbuffò.

« Che succede?»

« Piove» disse, le gocce arrivarono prima da lei, poi raggiunsero me. Erano leggere, ma gradualmente si stavano facendo sempre più pesanti.

« È il caso che tu scenda adesso. »

« Scendo appena te ne vai.»

« No. Tu scendi ora!» le ordinai.

Ci guardammo insistenti per diversi secondi. L'acqua aumentò notevolmente, un tonfo pesante sollevò le gocce d'acqua che avevano ricoperto le foglie sul terriccio. Finalmente me la ritrovai ad altezza occhi, più o meno. La superavo di almeno 20 centimetri. Sembrava uno scoiattolo. Apparentemente innocente, ma con una cazzo di personalità da mandarti fuori il cervello, irritante, fastidiosa ma dannatamente eccitante.

« Non scappare » la avvertii afferrandole la mano. Corremmo tra gli alberi fino a raggiungere l'auto.

« Cazzo sono fradicio» eravamo nella porsche, zuppi come non mai. I suoi capelli erano ingarbugliati e appiccicati al viso. Portai i miei indietro con la mano.

«Ora me lo dici dove abiti? O Volerai diretammente dal finestrino stavolta. Cazzo. Mi hai fatto prendere un colpo prima. Non si vedono tutti i giorni ragazze che volano dalla mia auto, in genere preferiscono restarci e gli piace urlare tanto...di gioia» sollevai le sopracciglia scuotendo la testa come se fossi estremamente sconvolto dal suo atteggiamento anormale.

« Wow, devi essere straordinario e molto talentuoso » sorrise «e anche un'idiota» le sue labbra divennero piatte, e i suoi occhi seccati. Mi stava dando dell'idiota, avrei potuto abbassare velocemente il suo sedile, saltarle addosso, toglierle la felpa e le leccarle il collo intrappolandole i polsi sopra la testa. Solo per vendicarmi. Ma non lo feci.

« Ti accompagno a casa. Quindi?» sospirai esausto. Dopo alcuni secondi si decise indicandomi la strada.

Parcheggiai davanti il suo vialetto. Si stava intrecciando le dita nervosamente, poi strinse le mani in due pugni sopra le ginocchia« Vuoi una tazza di tè?» domandò velocemente.

« Sul serio?»

« Se non vuoi vattene!»

« Sono solo sorpreso. Non ti incazzare tigre »

« È solo per riscaldarti. Devo pur sdebitarmi. Non voglio che mi ricatti con le tue strane idee. Considerando che sei un pervertito»

« E che tipo di idee avevi in mente? Ora sono curioso»

« Forse avvelenerò il tè prima che tu lo beva» schioccò la lingua, quel maledetto suono irritante.

Giuro, che se l'avrebbe fatto ancora, gliela avrei strappata a morsi per il nervoso.

TO BE CONTINUED

DAYLIGHTWhere stories live. Discover now