10 - Trevor ▪ UN TRAMONTO PER UN'ALBA

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L'aria era calda dentro la scuola, solcava le mie guancie riscaldandole, ma non era il caldo a occupare i miei pensieri, era quella ragazzina li, che stava aprendo il suo armadietto dando le spalle al resto del mondo, con i capelli castani che scorrevano come un fiume sullo zaino, ed erano tutt'altro che ordine e perfezione. Lei e la femminilità erano due esistenze separate. Il fatto era proprio questo, non mi dispiaceva affatto, anzi mi incuriosiva sempre di più.

<< Ehi amico, ripigliati >> la gomitata di Lenny arrivò troppo velocemente.

<< E' la tua nuova preda >> la voce di Ellen fu la seconda che ascoltai.

<< Quale preda?>> risposi.

<< Quella che stai divorando con gli occhi >> fece notare Lenny, poi diede un bacio sulla guancia ad Ellen.

Non la stavo divorando con gli occhi. La stavo solo guardando. Jackie chiuse l'armadietto, salutò una ragazza con un cenno del capo, poi si voltò con il suo giubbotto old-school verso di me. Fu solo un caso, non si era girata di certo per guardare me. I nostri occhi si incrociarono per una frazione di secondi, poi mi ignorò e proseguì per la sua strada tenendosi stretta i libri al petto.

***

La prima lezione era sempre la peggiore, il motivo era semplice: volevi dormire ma non potevi, anzi dovevi sorbirti la voce stridula della prof. Presi il cellulare, fissai per circa 20 secondi il cellulare, o meglio il nome di Jackie in rubrica. Non mi aveva salutato. Che stronza!

" Perchè non mi hai salutato?"

Passarono esattamente dieci minuti, duranti i quali volevo andare direttamente da lei, e chiederle quanto cazzo ci voleva a rispondere ad un messaggio!

" Perchè tu l'hai fatto?" rispose.

Okay. Non lo avevo fatto. Ma..perchè cazzo stava rigirando il discorso contro di me?

" Pensavo non volessi. Sei tutta strana. Non ti capisco"

" Infatti non volevo."

" Posso sapere qual è il tuo problema? "

"Nessuno"

" Quando avevi bisogno di me, però ti stavo bene!"

" Ti ho ringraziato. Cosa vuoi ancora?"

" Voglio vederti"

"Non si può"

"Perchè?" domandai.

Cazzo era così testarda. Mi faceva uscire fuori di testa, questo suo comportamento mi irritava da morire. Riuscivo persino a immaginare le sue labbra che si muovevano scocciate mentre parlava, e avevo una voglia assurda di ficcargli la lingua in bocca e zittirla, ma non solo per quello, avevo una voglia tremenda di sentirne il sapore. Probabilmente era aspro, come il suo atteggiamento.

" Perchè tu ed io non ci sopportiamo"

" Giusto"

" Finalmente hai capito"

"Si, ho capito"

Avevo anche capito che non me ne fregava un bel cazzo di niente di quello che pensava lei, perciò oggi sarebbe venuta con me. Non so neanche io dove. Ma volevo vederla.

Le lezioni erano finite, quel giorno avevamo avuto rientro, era metà pomeriggio, corsi fuori non aspettando ne Ellen ne Lenny, che in ogni caso non si sarebbero accorti di me, troppo impegnati nel scambiarsi baci. Lei era li, vicino al cancello, che parlava con una tipa dai capelli neri lisci a caschetto. Mi avvicinai a passo lento, sorprendendola alle spalle. Sfiorai l'indice sulle mie labbra per indicare alla tipa che parlava con lei di fare silenzio, e di non fissarmi in quel modo scioccata. Sapevo benissimo di essere un figo da paura, ma guarda caso con Jackie non funzionava la mia figaggine. Che cazzo di sfiga.

<< Ma ciao. Avete da fare?>> le infilai un braccio intorno alle spalle di Jackie.

<< No..n-no>> rispose veloce la tipa balbettando.

Jackie si voltò di scatto sgranando gli occhi << che ci fai tu qui!>>

<< Che cattiva! E' così che mi tratti? Noi andiamo allora >> dissi con un sorriso splendente rivolgendomi a caschetto nero. Trascinai di forza Jackie, che stranamente si limitò a seguirmi senza fiatare.

Raggiungemmo la macchina, e non appena la vide si trasformò, mi strattonò lontano.

<< Che diavolo stai facendo?>>

<< Ti porto con me>>

<< Non ci vengo con te. Pensavo di essere stata chiara prima per messaggi. Cosa non hai recepito?>> sbuffò allargando le mani dentro il suo gigante giubbotto oldschool, aveva un cappellino di lana nero da cui sfilavano i capelli disordinatamente.

<< Semplicemente non mi importa. Dai sali in macchina>> dissi aprendo la portiera.

<< Che significa che non ti importa? Pensi di fare quel che ti pare con le persone? NO. Non ci salgo sulla tua stupida macchina>> rispose e incrociò le braccia alzando gli occhi al cielo.

Potevo tollerare tutto, ma il suo sguardo unito al "stupida macchina" NO. NON LO SOPPORTAVO. Mi avvicinai calmo, le afferrai un polso piano. << Hai dato della stupida alla mia macchina? >>

<< L'ho fatto e quindi?>>

Mi fronteggiava con quegli occhi verdi da far diventare un pazzo anche uno che lo era già. Cazzo quanto avevo voglia di infilargli la lingua in bocca.

Sospirai pesantemente, cercando di non soppesare le sue parole che stavano diventando come lame taglienti.

<< Senti, ti porto a vedere una cosa, se poi non ti piace ti riporto a casa>>

<< Cosa?>>

<< Guardi sempre l'alba e non ho capito il motivo preciso, ma se ti portassi a vedere il tramonto? >>

<< I tramonti li odio>>

<< Perchè?>>

Mi guardò negli occhi, poi li spostò giù << segnano la fine >>

<< Da ogni fine c'è un nuovo inizio, non è così che si dice?>>

Stranamente e ripeto stranamente sorrise, dico sul serio, aveva leggermente sorriso, era quasi invisibile.

<< Ehi. Non fare quella faccia. Non sto sorridendo>> si riprese subito. La cosa grave era che sembrasse leggermi nella mente , questo poteva diventare un problema a lungo andare.

<< Okay>> alzai le mani in segno di difesa << allora ci vieni a vedere un tramonto? Solo per questa volta. Insomma dovresti dare una possibilità anche a loro, è un peccato. Potrebbero offendersi>>

<< Sei un coglione>>

<< Cazzo ci vai pensante tigre. Credevo non conoscessi le parolaccie>>

Fece una smorfia, poi si fissò le punte delle scarpe da ginnastica rigate da residui di fango.

<< Poi mi lascerai in pace?>> domandò.

<< Si.>>

Ma neanche per il cazzo che l'avrei fatto...

DAYLIGHTWhere stories live. Discover now