Capitolo 3

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Quando arrivo nel locale l'unica cosa che sento è il forte odore di alcol e la musica ad alto volume. A parte questo, i miei hanno fatto proprio un bel lavoro. All'entrata ci sono dei palloncini blu con il numero 18, probabilmente c'erano anche i miei rosa ma Matt gli avrà fatti levare. Appena si entra alla sinistra c'è un bancone, dove servono i drink mentre alla destra ci sono i divanetti per chi vuole stare seduto in gruppo. Avanti invece, c'è la pista da ballo dove si trovano la maggior parte degli adolescenti. Le luci forti e che cambiano colore mi fanno venire un leggero dolore agli occhi, ma lo dovrò sopportare per un po'. Adocchio subito Will, che mi abbraccia e mi urla nelle orecchie: «Tanti auguri a te!».
Anche Will sa la storia su me e Matthew, ma non nel dettaglio come Chris. Lui sa solo che mio fratello si vergogna di me, non che mi fa male fisicamente e verbalmente.
Lo ringrazio e sorrido mentre mi invita a ballare. Chris sa che stasera saremmo stati tutto il tempo insieme, e a lei non da fastidio. Io e Will ci consideriamo fratelli, quindi lei si fida ciecamente di noi.
Balliamo e facciamo gli stupidi per non so quanto tempo finché non mi inizio a stancare e mi avvicino ad i divanetti. Will si avvicina ad un gruppo di ragazzi che non conosco e ci inizia a parlare e scherzare. Ho perso di vista Matt, probabilmente starà a fare il cretino ed a ubriacarsi. Mentre per lui è la centesima festa in discoteca, o anche solo in presenza di alcol, per me no. Questa è la mia prima festa. E non mi piace neanche un po'.
Will mi fa cenno di raggiungerlo, e dopo aver fatto a gomitate con numerose persone per passare, ce la faccio.
«Sil, loro sono Uriah, Zeke, Tobias, Lynn, Shauna e Marlene. Ragazzi lei è Sil, la mia migliore amica.» Will mi presenta quel gruppo di ragazzi, e devo dire che sono tutti molto carini. Un ciao generale mi fa sorridere mentre ricambio il saluto.
Dopo cinque minuti di chiacchiere ci andiamo a sedere su quei benedetti divanetti. Appena mi siedo mi guardo in giro, a fianco a me ci sono Marlene e Tobias mentre difronte ho Will. Inizio a parlare con Tobias mentre lo osservo meglio. È alto, molto più di me, i capelli sono castani e lisci, abbastanza corti a dir la verità, il naso adunco e gli occhi neri. È proprio un bel ragazzo.
«Conosci Matthew da tanto?»
È questa la domanda che mi spiazza. Non ho pensato che questi potrebbero essere degli amici di mio fratello, non ci ho pensato proprio.
«Da un po', tu?»
«Da poco, l'ho conosciuto grazie a Zeke.»
Annuisco e sorrido. Ha una voce profonda, calda e roca.
Continuiamo a parlare per molto, dove conosco anche gli altri, finché non vedo arrivare mio fratello. Ha un braccio intorno alla vita di una ragazza che più che vestita sembra stia in costume. Matthew appena mi vede spalanca gli occhi e mi guarda male.
«Cosa stai facendo qui, Silvia?»
«Socializzando, forse?»
«Vattene» mi grida quasi contro. Le sue pupille si dilatano, facendo ritornare la sua espressione incazzata. Non. Lo. Sopporto. Perché quando qualcosa mi va bene, deve venire lui e rovinarla?
«Non voglio che una sfigata come te frequenti i miei amici.» continua.
«Oh, sono tuoi amici? Scusa Matthew, non lo sapevo.» ribatto in modo acido e andandomene. Faccio segno a Will di rimanere lì, non voglio che senta me lamentarmi invece che stare a divertirsi. Decido di andare un po' fuori, per prendere un po' d'aria.
La strada è completamente buia, a parte qualche faro della luce posto qua e là. Alcuni sono spenti, probabilmente perché le lampadine si saranno consumate. Oggi c'è la luna piena, e grazie al buio che c'è qui, si possono ammirare le stelle.
Ed è in questo preciso istante, che nasce dentro di me il desiderio di essere una stella, lontana da tutti.
Alcune volte vorrei solo scappare, andare via, lontano da tutto quello che mi causa dolore. In genere cerco di sopprimere il dolore con la famiglia, distraendomi con loro, ma come faccio se è la mia famiglia il mio dolore più grande? Come faccio se per mio fratello sono solo un peso, un qualcosa di cui vergognarsi?
Non lo so, non lo so, non lo so.
«Stai bene?» la voce di Tobias mi distrae dai miei pensieri, dai miei desideri di essere qualcos'altro. Annuisco, anche se non è vero. Non sto bene, non sto bene per niente.
«Non pensavo che tu Matthew foste in brutti rapporti.»
«Non mi sembrava importante da dire.» specifico ma so che non è quello che vuole sentirsi dire. Vorrebbe capire cosa è successo, e perché ci odiamo, o almeno, perché lui mi odia. Semplicemente lo so, perché avrei la sua stessa curiosità se non lo stessi vivendo in prima persona. Annuisce mentre si passa una mano nei capelli.
«Comunque sta per spegnere le candeline, andiamo?» mi avvisa. Certo, spegnerà le candeline su cui dovevo soffiare anche io. Sospiro mentre annuisco di nuovo e mi avvio all'interno. Tobias mi affianca e appena entriamo le luci sono completamente spente; solo in un angolo, dove c'è il tavolo ed ora ci sono tutti, è accesa una piccola luce. La musica è spenta, fortunatamente, e le mie orecchie finalmente smettono di fare male.
I nostri compagni di scuola iniziano a cantare la solita canzoncina "tanti auguri a te". La canto anche io, tenendomi a distanza da quelle persone per paura che Matthew mi possa vedere tra loro.
Quest'ultimo soffia sulle candeline, facendo partire un boato di grida e applausi. Infondo mio fratello è uno dei ragazzi più popolari della scuola insieme al gruppo di Peter, il classico ragazzo prepotente presente in ogni scuola.
Matthew inizia a ringraziare tutti e cerca qualcuno tra la folla. Lo capisco dal fatto che inizia a scrutare tutti, facendo fare ai suoi occhi uno zigzag tra le persone. Appena mi vede fa un sorrisino e si dirige verso il centro della sala. Sul serio stava cercando me?
«Un po' di silenzio, per favore!» inizia ad urlare nella stanza. Il silenzio, come da lui richiesto, cala. «Volevo solo chiedere scusa a Sil per tutto quello che le ho fatto passare. Vorrei che facessi un paio di passetti in avanti, giusto per farti notare.»
Aggrotto le sopracciglia, confusa, ma poi faccio ciò che mi dice. Ed in quel momento sembra di nuovo mio fratello, il mio adorato fratello.
E non capisco più niente. Non capisco il sorriso malvagio che si forma sul viso di Matthew. Non capisco la vernice blu che mi cade addosso. Non capisco la gente che ride di me.
Apro gli occhi, che intanto avevo chiuso. Sono caduta nella sua trappola, come un'idiota. I ragazzi ridono e mi indicano, alcuni fanno video, altri semplicemente si godono la scena. Solo una persona non ride. Tobias.
Mentre io sono lì, immobile, a fissare Matthew con le lacrime agli occhi mentre divento lo zimbello della scuola. Decido di fare la cosa più sensata in quel momento, cioè scappare. Le mie gambe corrono da sole, e ringrazio Dio per non aver messo i tacchi. Come ha potuto farlo? Come si può essere così malvagi? In genere, mi prende in giro quando siamo da soli, perché si vergogna anche solo di far vedere che respira la mia aria. Ma oggi no, non ha avuto pietà. Continuo a correre e piangere, non capendo cosa gli ho fatto. Da piccoli, forse, ho detto qualcosa di sbagliato? Non ne ho idea, e mai avrò una risposta a questa domanda. A tutte le domane riguardanti Matthew Prior.
«Sil! Sil, aspetta!» sento chiamarmi. Non mi giro indietro: non voglio sapere chi è.
Anche Will, colui che ho sempre considerato il mio migliore amico, aveva un sorriso divertito sulle labbra.
Una mano mi afferra il braccio violentemente, facendomi voltare.
Tobias è davanti a me, mentre nei suoi occhi leggo il dispiacere. Mi sono sbagliata. I suoi occhi non sono neri, ma blu scuro. Potrebbero sembrare nero pece, se non fosse per l'iride sinistra, dove c'è una chiazza blu.
«Perché ti odia così tanto?» domanda, mentre le nostre facce sono solo a dieci centimetri di distanza, se non di meno. Scuoto la testa, mentre mi mordo l'interno della guancia. Sto mentendo, e Tobias se ne accorge perché alza gli occhi al cielo e con tono più duro mi riformula la domanda.
La rabbia si impossessa di me: lui non è nessuno per chiedermi certe cose e io non devo necessariamente rispondergli. Non so neanche perché gli interessi così tanto.
«Gradirei una tua risposta.» afferma dopo poco, spostandomi una ciocca dei miei capelli oramai coperti di vernice blu dal viso.
«Perché lo vuoi sapere?» domando dondolandomi sui talloni. Lo faccio sempre quando sono nervosa.
«Ti hanno appena rovesciato della vernice addosso! Prima ti ha insultato, e cacciato tra parentesi, e sono sicuro che le cose non siano finite qua, dato che si è scusato per "tutto" quello che ha fatto.» sospira «Vorrei solo una motivazione valida per spaccargli la faccia.» dichiara mentre si passa una mano tra i capelli. Sul mio volto nasce un piccolo sorriso, è bello sapere che mi vuole aiutare e difendere. Neanche Will e Christina mi hanno mai detto una cosa del genere.
«Non so perché mi odia, ma é mio fratello.» sussurro mentre alcune lacrime rigano il mio volto. Tobias non dice niente, l'espressione sorpresa sul suo viso mi conferma che non si aspettava nulla del genere. E come biasimarlo? Che razza di fratello bullizza la propria sorella?
Vorrei abbracciarlo, sentire il calore che possono emanare i nostri corpi vicini, ma poi mi ricordo che sono piena di vernice e che lo sporcherei, per cui mi limito a tirare su con il naso e fare un sorriso rassicurante. Ormai sono brava a fingere che vada tutto bene.
Tobias fa scivolare le sue mani intorno alla mia vita e mi stringe in un abbraccio. Porta la testa vicino i miei capelli mentre io respiro a fondo il suo profumo.
«Ti sporcherai di vernice» gli faccio notare dopo qualche secondo.
«Non m'importa.»

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